Più di tre uova a settimana aumentano il rischio di malattie cardiache e morte prematura. È quanto riporta uno studio pubblicato sulla rivista medica JAMA. Cerchiamo di capirne di più.
Uova: fanno bene o male?
Si tratta di un dibattito che dura da anni ormai: mangiare uova fa davvero bene alla salute?
Dai dati messi a disposizione dalla nuova ricerca, le persone che mangiano tre o quattro uova alla settimana, o che assumono 300 o più milligrammi di colesterolo al giorno, presentano un rischio più elevato di malattie cardiache e morte premature rispetto alle persone che ne consumano un minor numero. Questo alimento, infatti, – in particolare il tuorlo – è un’importante fonte di colesterolo (un singolo uovo grande ne contiene circa 186 milligrammi).
Ad affermare tutto ciò è il dr. Victor Zhong, autore principale dello studio pubblicato su JAMA e borsista post-dottorato nel Dipartimento di medicina preventiva della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago.
La ricerca si è concentrata su sei gruppi di pazienti statunitensi. Il dr. Zhong e i suoi colleghi hanno esaminato per quasi 18 anni oltre 29.000 persone. Durante il periodo di follow-up, si sono verificati:
- 1.302 casi di ictus
- 1.897 episodi di insufficienza cardiaca
- 113 decessi per altre tipologie di malattie cardiache
Altri 6.132 partecipanti sono deceduti per cause non collegate a problemi cardiovascolari. Dai dati relativi al consumo di uova di questi pazienti, si è giunti alla conclusione che un consumo superiore a 300 milligrammi di colesterolo al giorno è associabile a un rischio più elevato del 3,2% di sviluppare malattie cardiache e superiore del 4,4% di morte precoce.
Perché questo studio è così importante
È davvero una novità? Che mangiare troppe uova non sia il massimo per la nostra salute lo abbiamo sempre saputo, questo studio ne è solo una conferma.
Le ricerche svolte in passato non hanno mai tenuto conto, in realtà, che il consumo di uova potesse essere correlato ad altri comportamenti non salutari, come la bassa attività fisica, il fumo e una dieta malsana. L’attuale studio ha invece combinato nelle sue analisi tutti questi fattori, in modo da ottenere una valutazione più completa. I ricercatori non hanno, quindi, solo confermato una verità che ormai tutti noi conosciamo, ma hanno cercato di approfondire e comprendere ogni aspetto di questa credenza.
Come sostiene anche il dr. Robert H. Eckel della School of Medicine dell’Università del Colorado, rispetto alle analisi pubblicate in precedenza, il nuovo rapporto è più completo, con dati sufficientemente accurati da poter affermare con forza che il livello di colesterolo assunto in una dieta può influenzare il rischio di problemi cardiovascolare e di morte prematura. La ricerca, quindi, affronta un argomento importantissimo per medici, pazienti e pubblico in generale.
Non tutti sono d’accordo
Senza contare che gli studi riguardo al consumo di uova sono stati tralasciati negli ultimi anni e che l’associazione tra l’assunzione di alimenti ad alto contenuto di colesterolo e sviluppo di malattie cardiovascolari, sebbene sia stata fonte di dibattito per decenni, recentemente è stata ritenuta meno importante rispetto a ricerche in altri settori.
Non tutti, però, sono altrettanto entusiasti. La dr.ssa Victoria Taylor, dietista presso la British Heart Foundarion, ha dichiarato al Science Media Center che “questo tipo di studio può solo mostrare un’associazione più che causa ed effetto, sono quindi necessarie ulteriori ricerche per comprendere le ragioni alla base di questo collegamento”.
“Le uova sono un alimento nutriente” – aggiunge – “e, mentre questo studio si concentra sulla quantità che mangiamo, è altrettanto importante prestare attenzione a come le uova vengono cotte e con cosa vengono mangiate”.
Il dr. Eckel e il dr. Zhong restano comunque della propria opinione. “Considerando le conseguenze negative del consumo di uova e del colesterolo nel contesto di modelli dietetici salutari, l’importanza di limitare l’assunzione di alimenti ricchi di colesterolo non dovrebbe essere ignorata” – conclude Eckel.
Allo stesso modo, Zhong e i suoi coautori affermano che “questi risultati dovrebbero essere considerati nello sviluppo di linee guida e aggiornamenti dietetici“.