Per migliaia di anni, le storie sono state raccontate attraverso le pagine di un libro. Con l’avvento delle nuove tecnologie, però, i modi con cui gli esseri umani comunicano ricordi, scoperte, ricette e lezioni di vita sono stati sempre più catturati e raccontati attraverso una varietà di mezzi, tra cui il più rivoluzionario è di certo la televisione. Dal 1927 (anno in cui la prima TV comparve sotto gli occhi dei telespettatori) ad oggi, cosa abbiamo imparato sui suoi effetti sul cervello umano? I ricercatori hanno a lungo studiato come la TV influenzi il nostro cervello in maniera differente rispetto alla lettura.
Gli effetti della televisione
In ogni casa italiana mediamente sono presenti due o tre TV, e molti bambini ne posseggono una nella propria camera da letto, cosa che fa aumentare il tempo da essi trascorso di fronte allo schermo televisivo.
Alcune recenti ricerche si sono concentrate sugli effetti della TV nei bambini in età prescolare, coinvolgendo anche i genitori nei test. Gli studi hanno evidenziato che se la televisione era accesa in prossimità del bambino, comprometteva la sua teoria della mente (ToM), che è definita come la capacità di riconoscere credenze, intenti, desideri e conoscenza propria e di una persona altra (nel caso del test, dei genitori).
La professoressa dell’Università dell’Ohio, Amy Nathanson, ricercatrice dello studio, afferma: «i bambini con una teoria della mente più sviluppata sono maggiormente in grado di partecipare alle relazioni sociali. Questi bambini possono impegnarsi in interazioni più attive e cooperative con gli altri bambini, e hanno minori probabilità di ricorrere alle aggressioni come mezzo per raggiungere i propri obiettivi».
Un altro recente studio teso a investigare una più ampia fascia d’età (5-18 anni), ha evidenziato come guardare troppa TV può effettivamente modificare la composizione del cervello umano. Si è scoperto che maggiore è il tempo trascorso davanti alla TV, più spessa è la regione del lobo frontale nel cervello sviluppato. Tale zona è quella nota per ridurre l’elaborazione del linguaggio e della comunicazione, zona a cui i ricercatori attribuiscono il basso QI (quoziente intellettivo) verbale trovato nei soggetti esaminati nel test.
Tale studio mostrato come anche l’ipotalamo, il setto, la corteccia motoria e la corteccia visiva fossero tutte allargate – queste sono le zone in cui vengono elaborate le risposte emotive, l’eccitazione, l’aggressività e la visione. Questi possono essere i motivi per cui una maggiore esposizione alla TV nei bambini di età inferiore a 3 sia legata a una tardiva acquisizione del linguaggio, che li predispone a continui ritardi nell’apprendimento scolastico.
Per quel che riguarda i bambini in età scolare, invece, quelli che si siedono davanti alla TV per più di due ore al giorno hanno più probabilità di avere difficoltà psicologiche, tra cui iperattività, problemi emotivo-comportamentali e conflitti coi compagni di classe.
Gli effetti dei libri
Per qualcuno, tuffarsi tra le pagine di un libro significa entrare in un altro mondo. Secondo un sondaggio, molti lettori lo fanno per fuggire dalla realtà e per viaggiare con l’immaginazione, mentre altri gradiscono l’aspetto dell’apprendimento e l’acquisizione di nuove informazioni.
Ma oltre al piacere e all’acculturamento, la lettura rafforza i percorsi neuronali. Anche in giovanissima età, i bambini a cui viene letto un libro, sviluppano cinque capacità di lettura: un ricco vocabolario, il riconoscimento delle parole pronunciate, la capacità di associare le lettere scritte e quelle pronunciate, la comprensione della lettura e la fluidità di leggere poi il testo con precisione e rapidità.
Nonostante i vantaggi, si stima che il 42% dei laureati non prenderà più un libro in mano dopo la laurea. Ma solo perché il cervello a quest’età si è ormai compiutamente sviluppato, non significa che non si abbia più bisogno di leggere. Alcune ricerche hanno evidenziato come i libri possano stimolare cambiamenti nel cervello, creando ad esempio nel lettore sentimenti persistenti dalla lettura della storia, o senso d’eccitamento che deriva dal leggere un libro tutto d’un fiato.
In un esperimento, a un gruppo è stato chiesto di leggere “Pompei”, un libro dalla trama forte e coinvolgente, in cui il protagonista vede un vulcano eruttare mentre è fuori città, e cerca di tornare a casa per salvare la donna che ama, ma poi affronta la devastazione lasciata dalla scia della lava. La risonanza magnetica funzionale (fMRI) a cui sono stati sottoposti i lettori durante i giorni della lettura e di nuovo alcuni giorni dopo, hanno evidenziato medesimi livelli di connettività nelle due fasi, stanti a significare che le sensazioni provate con la lettura permanevano nel cervello.
Gli studiosi definiscono il fenomeno come “attività ombra”, una sorta di ‘memoria muscolare’. Ciò dimostra come le storie lette rimangano con noi, e tale scoperta potrebbe avere notevolissime implicazioni, specie per i bambini ed il ruolo che la lettura ricopre nella costruzione del cervello.