Nell’ambito della farmacologia e della scoperta medica, l’Italia non solo non arretra, ma fa passi da gigante, rendendo evidente che la ricerca è sempre in continua evoluzione e sviluppo. Un gruppo di scienziati diretti dalla dottoressa Tiziana Borsello dell’Istituto Mario Negri, in collaborazione con il team di ricerca di Alessandro Vercelli, direttore del Neuroscience Institute Cavalieri Ottenghi dell’Università di Torino, ha ottenuto la sperimentazione clinica della prima terapia farmacologica per ictus, da essi scoperta.
Quali sono le cause dell’ictus?
Tutti gli organi del corpo, e quindi anche il cervello, per svolgere le proprie funzioni, necessitano di ossigeno e nutrimento, che vengono trasportati in tutto il corpo attraverso i vasi sanguigni. Quando il sangue destinato al cervello subisce un blocco, causa l’infarto cerebrale, noto anche come ischemia cerebrale o più comunemente ictus, che provoca quindi la morte dei neuroni.
Cosa hanno scoperto i ricercatori?
È comunemente noto che la proteina MKK7 gioca un ruolo fondamentale nel determinare la morte dei neuroni dopo un’ischemia. Ecco perché gli scienziati, partendo da questa informazione, hanno sintetizzato un inibitore specifico di tale proteina, chiamato GADD45Beta.
Come si è svolta la ricerca in laboratorio?
La ricerca, pubblicata su “Cell Death and Disease“, ed effettuata sugli animali, ha rivelato che l’effetto protettivo dell’inibitore GADD45Beta nei confronti delle cellule neuronali dura fino a 6 ore dopo l’ictus, riducendo i danni cerebrali del 50%.
Perché è importante questa scoperta?
Tiziana Borsello ha affermato che, quella effettuata dal team, è una ricerca molto innovativa, in quanto al momento non esistono trattamenti farmacologici per curare l’infarto cerebrale e i danni da esso causato, oltre al rT-PA (Attivatore tissutale plasminogeno) che ha comunque caratteristiche molto limitate.
Secondo Alessandro Vercelli, questo farmaco potrebbe essere in grado di ridurre significativamente i danni dovuti agli infarti cerebrali e anche i deficit. Difatti, ha concluso il dottor Vercelli, questo farmaco, dopo la sperimentazione clinica, offrirebbe maggiori speranze di possibilità di recupero a tutti i pazienti a rischio ictus.