La torsione di punta è una rara anomalia del ritmo cardiaco che può avere conseguenze potenzialmente fatali se non gestita tempestivamente.
Questo disturbo, che rientra tra le aritmie ventricolari, può causare arresto cardiaco e richiede un'accurata diagnosi mediante elettrocardiogramma.
Cerchiamo di scoprire cause, rischi e possibili trattamenti per questa condizione che ha colpito il calciatore Edoardo Bove.
Cos’è la torsione di punta e come si manifesta
La torsione di punta è un’anomalia del ritmo cardiaco e costituisce una forma rara di tachicardia ventricolare polimorfica – rientra nelle aritmie cardiache e può causare, appunto, un arresto cardiaco.
Questo quadro clinico, dunque, può essere potenzialmente fatale se non diagnosticato per tempo e gestito correttamente.
La torsione di punta, a livello di ECG (elettrocardiogramma) presenta:
- variazioni da 150 battiti al minuto (bpm) a 250 bpm;
- graduale cambiamento nell'ampiezza e nella morfologia dei complessi QRS attorno alla linea isoelettrica (può variare da battito a battito);
- intervallo QT prolungato (il tempo che intercorre tra l'inizio dell'onda Q e la fine dell'onda T che descrive l'attività elettrica dei ventricoli).
Quasi la metà dei casi di torsione di punta è asintomatica ma, quando presenta dei sintomi, è possibile riscontrare:
- sensazione di battito cardiaco accelerato;
- sincope;
- debolezza;
- sensazione di stordimento;
- vertigini;
- svenimenti;
- senso di oppressione toracica;
- palpitazioni.
Cause e rischi della torsione di punta
La torsione di punta può essere causata da varie condizioni – congenite, sviluppate come complicanza di altre patologie o per via dell’assunzione di farmaci (rara, si tratta del 3% dei casi).
L’evento scatenante di questa condizione, tuttavia, risiede in un disturbo nell’attività elettrica del cuore (in grado di prolungare l’intervallo QT).
La torsione di punta, dunque, se degenera in fibrillazioni ventricolari e non viene trattata tempestivamente con rianimazione e defibrillazione, può portare a decesso per arresto cardiaco.
I fattori di rischio possono essere:
- disturbi endocrini (come ipotiroidismo, iperparatiroidismo, feocromocitoma, iperaldosteronismo, ipoglicemia);
- disturbi intracranici (tra cui emorragia subaracnoidea, ematoma talamico, accidente cerebrovascolare, encefalite, trauma cranico);
- disturbi elettrolitici (come ipokaliemia, ipomagnesimia e ipocalcemia);
- disturbi nutrizionali (inclusi anoressia nervosa, digiuno, diete proteiche liquide, gastroplastica e bypass ileo-digiunale, celiachia).
E ancora:
- frequenza cardiaca molto lenta (bradicardia);
- esercizio fisico eccessivo;
- insufficienza renale o epatica;
- anomalie elettrocardiografiche basali;
- presenza di una cardiopatia;
- diarrea e vomito eccessivi.
Il ruolo del potassio nel ritmo cardiaco
Il potassio è presente in maniera naturale nell’organismo umano e la maggior parte di esso si trova all’interno delle cellule – la restante quantità è nei liquidi extracellulari.
Questo elemento regola l’eccitabilità neuromuscolare, gli equilibri acido-base dei tessuti e influenza la contrazione dei muscoli scheletrici e di quello cardiaco.
Solitamente, una lieve riduzione dei livelli di potassio non causa sintomi, ma un calo considerevole può portare a alterazioni del ritmo cardiaco (questa condizione può verificarsi anche in caso di lieve riduzione se il paziente ha una patologia cardiaca).
Torsione di punta: diagnosi e cura
Per risalire a questa condizione occorre principalmente ricorrere ad un elettrocardiogramma.
Ulteriori esami possono essere:
- ecocardiogramma;
- esami del sangue per verificare la quantità di elettroliti;
- cardiofrequenzimetro.
Vi sono anche alcuni esami da laboratorio:
- test di imaging (radiografie del torace ed ecocardiografia);
- enzimi cardiaci (al fine di escludere ischemia miocardica).
La terapia per una torsione di punta richiede un trattamento di emergenza per prevenire l’arresto cardiaco: l’intervento più efficace è la cardioversione elettrica, ovvero una scarica che viene applicata per fermare temporaneamente le cellule del cuore e risincronizzarle.
Per controllare le aritmie, potrebbe inoltre essere necessario ricorrere all'impianto di un pacemaker artificiale o di un defibrillatore-cardioversore (oltre all’assunzione di farmaci).