Come sappiamo, l’epatite B è una patologia che colpisce il fegato e può avere effetti molto seri. In alcuni soggetti, questa malattia può diventare cronica, portando ad insufficienza epatica, cirrosi e tumore del fegato. Vediamo insieme di cosa si tratta e, soprattutto, cosa fare nel caso in cui il test dell’epatite B fosse positivo.
Sei positivo al test dell’epatite B? Ecco cosa fare
E se il test dell’epatite B dovesse essere positivo? Come già detto, la prognosi è generalmente buona. La terapia è richiesta in caso di epatite cronica, mentre la forma acuta solitamente si risolve in modo spontaneo.
Per l’epatite acuta, il medico indica dei farmaci utili a ridurre la sintomatologia, ma per il resto il trattamento si riduce solo al riposo e al rispetto di una dieta idonea. Il riposo va osservato finché persiste lo stato di stanchezza e malessere generale, riprendendo poi l’attività fisica in modo graduale. La dieta consigliata è abbastanza ristretta nei primi giorni ed occorre anche sospendere tutti i farmaci non strettamente indispensabili.
Nei casi di epatite B cronica, il medico deve caratterizzare il paziente, o meglio il suo profilo virologico, così da determinare la fase dell’infezione e fare una stima del rischio di complicazioni. Vengono così richiesti ulteriori esami, tra cui i dosaggi di antigeni e anticorpi specifici e lo studio del DNA virale dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Le informazioni raccolte consentono al medico di indicare il miglior trattamento tra quelli disponibili.
Nel trattamento dell’epatite B cronica si usano gli antivirali analoghi dei nucleosidi, e quelli attualmente disponibili sono molto efficaci nel controllo della patologia, bloccando la progressione verso la cirrosi e l’insufficienza d’organo.
I farmaci indicati sono entecavir e tenofovir, entrambi ben tollerati dall’organismo (non causano effetti collaterali significativi). Rispetto all’epatocarcinoma, alcuni studi scientifici hanno dimostrato che gli antivirali analoghi dei nucleosidi riducono il tasso di incidenza del tumore, ma non possono prevenirlo e questo è particolarmente vero per coloro che hanno già sviluppato la cirrosi.
In Italia, circa il 20% dei carcinomi epatici è causato dal virus HBV e il consiglio migliore, oltre a vaccinarsi così da prevenire l’infezione, è di sottoporsi a controlli regolari se si è affetti da epatite B cronica. L’ecografia è un buono strumento per controllare lo stato del fegato e individuare l’eventuale presenza di alterazioni meritevoli di approfondimento.
Ultimo (ma non per importanza!) ricordiamo che chi è affetto da epatite B cronica deve mantenere sempre un comportamento adeguato e adottare le misure preventive utili ad evitare la trasmissione del virus. Vediamo insieme come avviene, i sintomi e le conseguenze dell’infezione.
Ancora non sai se il test sarà positivo o negativo? Ecco i sintomi dell’epatite B
Nei casi di infezione, la prognosi è solitamente buona perché il virus si può combattere da soli o grazie alle terapie antivirali. I sintomi dell’epatite B si manifestano circa dopo tre mesi dal contagio e includono:
- Affaticamento
- Nausea
- Vomito
- Inappetenza
- Dolori addominali
- Ittero
Tuttavia, è anche possibile che la malattia rimanga prevalentemente asintomatica. In caso di sospetto, per la diagnosi si effettua un test che consiste nella ricerca di marcatori virali specifici nel sangue, il più utilizzato è l’antigene di superficie dell’epatite B (HBsAg).
La trasmissione dell’epatite B
L’epatite B è una malattia causata dal virus HBV, che viene trasmesso esclusivamente attraverso sangue, sperma e fluidi vaginali. Le principali modalità di trasmissione del virus sono dunque rappresentate dalle trasfusioni o dallo scambio di siringhe con sangue infetto, dai rapporti sessuali e dal parto (trasmissione verticale, cioè da madre a figlio).
Nel caso in cui si conviva con un soggetto affetto, occorre porre attenzione ai contatti quando si hanno lesioni della cute e a non scambiarsi oggetti potenzialmente contaminati da sangue, come lamette, forbici o spazzolini, per evitare la trasmissione del virus dell’epatite B.
Le conseguenze dell’infezione
L’infezione dell’HBV causa l’infiammazione del fegato, solitamente acuta. Tuttavia, è possibile che l’epatite cronicizzi e, nei casi più gravi, causi profonde alterazioni dell’organo fino allo sviluppo di insufficienza epatica, cirrosi e epatocarcinoma.
Nella forma acuta, l’epatite B dura meno di sei mesi. Negli adulti immunocompetenti, cioè con un sistema immunitario efficiente, le particelle virali vengono adeguatamente attaccate risolvendo così l’infezione. Il virus HBV, come tutti i virus, penetra nelle cellule dove può replicarsi. In questo caso si tratta degli epatociti, cioè le cellule del fegato.
Quando il sistema immunitario non è in grado di eliminare il virus, questo può rimanere latente anche per molto tempo e danneggiare progressivamente le cellule epatiche. Poiché il sistema immunitario gioca un ruolo fondamentale, i neonati e i bambini hanno un rischio maggiore di sviluppare l’epatite B cronica, perché il loro sistema immunitario è ancora immaturo.
Il vaccino contro l’epatite B
Il modo migliore per evitare problemi è, senza dubbio, prendere in considerazione il vaccino per l’epatite B. In Italia, il vaccino è obbligatorio per i neonati fino al primo anno di vita e, per i non vaccinati, entro il dodicesimo anno d’età.
Inoltre, il vaccino per l’epatite B è consigliato a coloro che svolgono attività quotidiane o occasionali a rischio di contagio. Per esempio, chi viaggia verso Paesi in cui l’epatite è endemica dovrebbe vaccinarsi prima di partire.
La vaccinazione però non dà il via libera ai comportamenti pericolosi, quindi attenzione ai posti in cui ci si fanno piercing e tatuaggi, in cui è bene assicurarsi che siano rispettate le buone norme igieniche e che gli strumenti siano sterili, e utilizzare il preservativo nei rapporti occasionali e a rischio!