L'encefalite trasmessa da zecche, nota anche come TBE (Tick-Borne Encephalitis), è una patologia virale suscita preoccupazione per la sua natura insidiosa. Viene trasmessa dal morso di zecche infette o, più raramente, dal consumo di latte e derivati non pastorizzati, e può avere conseguenze gravi sul sistema nervoso centrale con danni neurologici nel 10-20% dei casi sintomatici.
La prevenzione con vaccino e misure anti-zecche è fondamentale nelle aree più a rischio. Vediamo quali sono le sue caratteristiche, la diffusione e le misure preventive per contrastarne il contagio.
Il virus della TBE: contagio e diffusione
Dietro questa malattia si cela un microrganismo subdolo: il virus della TBE. L'agente eziologico della TBE è un virus appartenente al genere Flavivirus, di cui si distinguono tre sottotipi: europeo, siberiano e dell'Estremo Oriente, che infestano diverse regioni del globo.
Il ceppo europeo circola principalmente nelle zone rurali e boschive dell'Europa centrale, orientale e settentrionale. Il serbatoio e vettore principale del virus sono le zecche del genere Ixodes, in tutte le fasi del loro ciclo vitale. Questi artropodi prediligono habitat boschivi e prativi con un certo grado di umidità, condizioni che ne favoriscono la sopravvivenza e la proliferazione.
In particolare, le specie di zecche più comunemente associate alla trasmissione del virus dell'encefalite da zecche (TBEV–"Tick-Borne Encephalitis Virus) in Europa sono:
- ixodes ricinus: è il principale vettore del sottotipo europeo di TBEV (TBEV-Eu) in Europa centrale, occidentale e settentrionale;
- ixodes persulcatus: è il vettore primario dei sottotipi siberiano (TBEV-Sib) e dell'estremo oriente (TBEV-FE) di TBEV, diffusi principalmente in Russia, Siberia, Estremo Oriente e alcune parti dell'Europa orientale
Ma come avviene il contagio? Le zecche, piccoli parassiti a otto zampe, sono i principali vettori del virus. Annidandosi nella vegetazione di boschi e prati, aspettano pazientemente il passaggio di un ospite a cui aggrapparsi.
Se infette, trasmettono il patogeno con il morso. Non solo: anche il consumo di latte e latticini non pastorizzati provenienti da animali infetti può veicolare il virus.
Si è portati a pensare che le probabilità di incontrare una zecca infetta siano minime, ma in realtà negli ultimi decenni si è assistito a un incremento dei casi di TBE nelle aree endemiche europee. L'aumento delle temperature medie sta ampliando l'area di diffusione delle zecche verso nord e ad altitudini maggiori. Questo fenomeno potrebbe favorire l'espansione delle zone endemiche per la TBE in un prossimo futuro.
In Italia il fenomeno è ancora limitato, ma non trascurabile. A livello europeo, la TBE costituisce un rilevante problema di sanità pubblica in diversi Paesi dell'Europa centro-orientale e settentrionale. Secondo stime dell'OMS, si verificano annualmente circa 10-12mila casi nel mondo, con un'ampia percentuale concentrata proprio nel continente europeo.
I sintomi da tenere d'occhio
Il decorso della TBE è insidioso. Due persone infette su tre non sviluppano sintomi evidenti. L'infezione da virus TBE decorre in modo asintomatico in circa due terzi dei casi.
Quando presenti, i sintomi insorgono dopo un periodo di incubazione variabile, in media 7-8 giorni dopo la puntura di zecca o 4 giorni dopo il consumo di latte infetto.
La prima fase è caratterizzata da una sintomatologia aspecifica simil-influenzale con febbre alta, cefalea, mialgie, artralgie, astenia, ovvero con dolori muscolari e spossatezza.
Nella maggior parte dei pazienti il quadro si risolve a questo stadio, ma nel 10-20% dei casi, dopo un intervallo libero, la malattia evolve coinvolgendo il sistema nervoso centrale.
Possono così insorgere complicanze quali meningite, encefalite, paralisi, mielite, alcune delle più gravi che possono svilupparsi in questa seconda fase. E gli esiti possono essere fatali, specialmente per gli anziani. Il tasso di mortalità si attesta tra l'1% e il 5%, con un rischio maggiore per le fasce d'età più avanzate.
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Trattamento della TBE da zecca
Non esiste una cura specifica per la TBE da zecca, ma si possono osservare alcuni accorgimenti:
- riposo e assunzione di liquidi;
- antidolorifici da banco per il controllo del mal di testa e degli altri dolori;
- antipiretici per abbassare la febbre;
- antiemetici in caso di nausea e vomito.
Nei casi più gravi con il coinvolgimento neurologico come meningite o encefalite, può essere necessario il ricovero ospedaliero per sottoporsi a:
- monitoraggio dei parametri vitali;
- terapia del dolore per le forti cefalee;
- somministrazione di fluidi e elettroliti per via endovenosa;
- assistenza respiratoria in caso di paralisi.
La meningoencefalite virale
Le zecche che trasmettono il virus dell'encefalite da zecche possono causare una forma di meningoencefalite. La meningoencefalite è una combinazione di meningite ed encefalite, un processo infiammatorio che colpisce contemporaneamente le meningi (le membrane protettive che avvolgono il cervello e il midollo spinale) e il parenchima cerebrale (il tessuto nervoso dell'encefalo).
Prevenire l'encefalite da zecca
Non esistendo una terapia specifica per la TBE, la prevenzione riveste un ruolo fondamentale soprattutto se si vive o se si ci reca nelle aree endemiche. In questi casi, la vaccinazione rappresenta lo strumento più efficace per ridurre il rischio di infezione.
Il ciclo vaccinale completo prevede la somministrazione di 3 dosi a intervalli prestabiliti (la seconda a 1-3 mesi dalla prima, la terza a 5-12 mesi dalla seconda) e dà una protezione di circa tre anni riducendo il rischio di ammalarsi. Per mantenere l'immunità sono necessari richiami ogni 3-5 anni.
È disponibile anche una formulazione pediatrica per l'immunizzazione dei bambini a partire dai 12 mesi di età. Altrettanto importanti sono le misure comportamentali per ridurre l'esposizione alle punture di zecca durante le attività all'aperto:
Oltre al vaccino, è essenziale adottare comportamenti prudenti soprattutto durante le attività all'aperto:
- usare repellenti efficaci contro le zecche;
- indossare abiti lunghi e chiari che coprano la maggior parte del corpo;
- controllare attentamente cute e vestiti dopo ogni esposizione;
- rimuovere prontamente e correttamente le zecche eventualmente presenti;
- evitare il consumo di latte e latticini non pastorizzati.
Sebbene l'encefalite da zecche non rappresenti un'emergenza sanitaria in Italia, la sua presenza sul territorio e il trend che registra diverse migliaia di casi in Europa rendono necessario mantenere alta l'attenzione su questa patologia.
Sorveglianza epidemiologica, programmi vaccinali mirati, sensibilizzazione della popolazione e formazione degli operatori sanitari sono elementi chiave per controllarne la diffusione e ridurne l'impatto.
Solo attraverso un approccio integrato e multidisciplinare sarà possibile arginare il fenomeno della encefalite da zecca in modo efficace. Intanto, la ricerca scientifica potrà eventualmente fornire ulteriori dati per comprendere meglio i fattori alla base dell'espansione della TBE, così che si potranno mettere a punto strategie di prevenzione sempre più mirate ed efficaci.
Nel frattempo, l'adozione costante delle misure preventive raccomandate dalle autorità sanitarie rimane l'arma più importante a disposizione per proteggersi dal rischio di infezione da zecca.