Tachipirina® e alcol: ecco cosa succede se si assumono insieme

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 01 Ottobre, 2024

Donna che prende delle compresse in dubbio

Tachipirina® è il nome commerciale più comune del paracetamolo, conosciuto anche come acetaminofene (soprattutto negli Stati Uniti).

Si tratta di un farmaco che non presenta attività antinfiammatoria ma solo analgesica e antipiretica, e che viene utilizzato per trattare sintomi influenzali, febbre e dolori muscolari a seconda del dosaggio. 

Vediamo in questo approfondimento le possibili conseguenze delle interazioni tra paracetamolo e alcol. 

Interazioni tra paracetamolo e alcol: quali conseguenze

Le possibili interazioni tra Tachipirina® e alcol suscitano sempre maggiore attenzione e preoccupazione, soprattutto considerando che entrambe le sostanze sono facilmente accessibili.

Infatti il paracetamolo fino a un dosaggio di 500 mg può essere acquistato in farmacia e parafarmacia, anche senza prescrizione medica.

Questo perché viene considerato abbastanza sicuro, al punto di essere consigliato, ovviamente sempre sotto supervisione medica, anche durante la gravidanza e ai bambini molto piccoli.

Ma è bene sapere che quando assunti insieme si corre il rischio di epatotossicità (danni al fegato) perché il paracetamolo, una volta metabolizzato, produce un metabolita tossico che il fegato normalmente neutralizza.


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Tuttavia, l'alcol può inibire questo processo, aumentando la quantità di questo metabolita tossico e, di conseguenza, il rischio di danni epatici.

Ecco perché non è mai consigliabile assumere bevande alcoliche mentre si segue una terapia farmacologica, e paracetamolo e alcool non fanno eccezione.

Questa combinazione può essere deleteria soprattutto per quanto riguarda la salute del fegato, un organo vitale nel processo di metabolizzazione ed eliminazione di entrambe le sostanze.  

Possibili danni al fegato

Un consumo combinato di alcool e paracetamolo può portare alla formazione di danni epatici progressivi.

Se assunta a dosi elevate o in combinazione con sostanze alcoliche, la Tachipirina può avere effetti tossici sul fegato che deve lavorare più intensamente per eliminare entrambe le sostanze.

Questo sforzo aggiuntivo può portare a un maggiore accumulo di un metabolita tossico del paracetamolo, NAPQI (N-acetil-p-benzochinone immina). Se non viene poi smaltito in modo rapido, e va ad accumularsi in quantità superiori alla norma, può portare rapidamente a insufficienza epatica.

In condizioni fisiologiche, il fegato è in grado di neutralizzare NAPQI grazie al glutatione, un potente antiossidante naturale prodotto dall'organismo.

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Il consumo di alcol, invece, riduce i livelli di questa sostanza nel corpo, fenomeno che rende l'organo epatico meno efficace nel gestire il paracetamolo e aumentando così il rischio di tossicità.

Anche un solo utilizzo del farmaco può essere pericoloso per il fegato che ne può risentire, soprattutto se la persona ha alle spalle una storia di abuso d'alcol o condizioni cliniche compromesse. 

L'alcol può anche aumentare gli effetti sedativi del paracetamolo, causando sonnolenza e ridotta reazione e coordinazione, condizioni potenzialmente pericolose se si devono svolgere attività che richiedono attenzione.

Effetti collaterali: come prevenirli

Non tutte le persone rispondono allo stesso modo: donne, anziani, persone con problemi epatici o chi consuma regolarmente alcolici dovrebbero essere particolarmente cauti ed evitare questa combinazione, sospendendo l'assunzione di bevande alcoliche per tutta la durata del trattamento. 

Per minimizzare il più possibile i rischi portati dall'interazione di queste due sostanze si possono osservare diversi accorgimenti.

Tachipirina® e alcool: quante ore aspettare 

Il primo accorgimento riguarda la distanza temporale tra l'assunzione del farmaco e dell'alcol: l'ideale sarebbe mantenerli separati con un intervallo di almeno 24 ore; ovviamente, questo non è sempre possibile, per cui una buona regola è quella di attendere almeno 3 ore. 

Tachipirina® ha un tempo di assorbimento piuttosto rapido tanto che si può vedere il picco plasmatico già dopo un'ora dall'assunzione: tenendo in considerazione poi il suo tempo di emivita e altri parametri legati alla sua farmacocinetica, è possibile ritenere che i livelli ematici del farmaco si riducono in modo significativo dopo 4 o 6 ore. 

Tempi di metabolizzazione dell'alcol  

Anche l'alcol ha tempi di metabolizzazione ed eliminazione che, però, sono diversi da quelli del paracetamolo: dipendono da vari fattori come età, sesso, peso e storia clinica della persona. In generale, per una bevanda alcolica standard il tempo di smaltimento da parte dell'organismo va da 1 a 3 ore

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Come agisce il paracetamolo

Il paracetamolo (acetaminofene) agisce principalmente inibendo la sintesi delle prostaglandine nel sistema nervoso centrale, riducendo così la percezione del dolore e abbassando la febbre.

A differenza dei FANS, ha un effetto minimo sulle prostaglandine periferiche, ecco perché non svolge azione antinfiammatoria.

Vediamo di seguito dosaggi e limiti del farmaco:

  • adulti: la dose massima giornaliera raccomandata è di 3000 mg, suddivisa in dosi da 1000 mg ogni 8 ore o 500 mg ogni 4 ore;
  • bambini: il dosaggio è basato sul peso, generalmente 10-15 mg/kg ogni 4-6 ore, non superando 5 dosi in 24 ore.

Superare questi limiti aumenta il rischio di epatotossicità, potendo portare all’insorgenza di un’epatite da paracetamolo.

Metabolismo normale del paracetamolo

In condizioni normali, il paracetamolo viene metabolizzato nel fegato principalmente attraverso due vie:

  1. glucuronidazione (circa 50-70% del paracetamolo);
  2. solfatazione (circa 25-35% del paracetamolo).

Queste vie producono metaboliti inattivi che vengono facilmente eliminati dall'organismo attraverso l'urina.

Una piccola parte del paracetamolo (circa 5-15%) viene metabolizzata dal sistema del citocromo P450, principalmente dall'enzima CYP2E1, producendo un metabolita reattivo chiamato N-acetil-p-benzochinone immina (NAPQI).

Cosa succede in caso di sovradosaggio

Nonostante la Tachipirina® sia considerata un farmaco relativamente sicuro, è bene, se si hanno dubbi in merito, consultare il medico o il farmacista, e attenersi rigorosamente al dosaggio indicato sul foglietto illustrativo.

Il sovradosaggio del medicinale può causare sintomi che possono manifestarsi attraverso disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e dolore addominale, ma anche eccessiva sudorazione, confusione, ittero, epatite e insufficienza epatica acuta. 

Quando si verifica un sovradosaggio di paracetamolo, ecco cosa avviene:

  • saturazione delle vie principali: le vie di glucuronidazione e solfatazione hanno una capacità limitata e con dosi elevate di paracetamolo, queste vie raggiungono il loro limite (si saturano);
  • aumenta la produzione di NAPQI: con le vie principali saturate, una maggiore percentuale di paracetamolo viene deviata verso la via del citocromo P450 portando a una produzione aumentata di NAPQI;

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  • esaurimento del glutatione: normalmente, il NAPQI viene rapidamente detossificato dal glutatione, ma l'eccesso di NAPQI esaurisce le riserve di glutatione del fegato;
  • danno epatico: quando il glutatione è esaurito, il NAPQI in eccesso si lega alle proteine epatiche, causando danni ossidativi e portando alla morte delle cellule epatiche.
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Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Valentina Montagna | Editor
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