I superbatteri uccideranno un uomo ogni 3 secondi

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 31 Maggio, 2016

Forse non tutti sanno che gli antibiotici non sono l’arma letale che si potrebbe pensare; alcuni superbatteri, infatti, resistono ai loro attacchi mirati e, secondo un recente studio, sarebbero in grado di uccidere una persona ogni 3 secondi, entro il 2050. Tutti dati consultabili sul Review on antimicrobial resistence, dopo una ricerca sovvenzionata dal governo britannico.

L’abuso degli antibiotici

Negli ultimi anni, l’uso degli antibiotici ha salvato molte vite e preservato da possibili evoluzioni delle patologie in infezioni che potevano rivelarsi letali. Purtroppo, però, c’è anche il risvolto della medaglia, ovvero, questi farmaci, una volta abusati, non hanno più l’effetto desiderato e la resistenza microbiotica si è fatta maggiore.

Il timore degli scienziati è quello di regredire inesorabilmente verso il Medioevo, quando anche un semplice raffreddore era in grado di uccidere una persona. La facilità con cui vengono somministrati ha portato la gente a credere che sia cosa buona assumerli per qualsiasi disturbo, ma ciò comporta un rinforzo dei superbatteri che, essendo resistenti agli antibiotici, si prevede potranno uccidere una persona ogni 3 secondi.

Quello che si augurano i ricercatori è di trovare delle contromisure atte a diffondere il messaggio che imbottirsi di antibiotici non sempre aiuta la salute.

I timori degli scienziati

Usando gli antibiotici anche per debellare una comune influenza, il corpo si trova assuefatto alla sua efficacia ed è come se non venisse assunto. Il fatto più allarmante è che non sono in programma degli studi e delle ricerche per inventare nuovi antibiotici, che possano distruggere questi superbatteri immuni alle medicine che attualmente si trovano in commercio.

Quello che temono gli scienziati è che, se non si arginerà per tempo questa mancanza farmaceutica, entro il 2050 potranno morire oltre 10 milioni di persone all’anno, anche per una banale infezione, senza contare il fatto che anche il costo finanziario toccherà delle cifre piuttosto alte: si parla di circa 100 mila miliardi di dollari.

La carenza delle informazioni

I dati sono stati forniti dall’economista Jom O’Neill, il quale non si dimostra ottimista a riguardo. Ha dichiarato alla Bbc, infatti, che di base ci deve essere un’informazione, che faccia capire alle persone che gli antibiotici non sono delle caramelle che si possono prendere quando si vuole, a qualsiasi ora, mangiando e bevendo senza riguardo.

Gli antibiotici sono anzi, forse a questo punto è meglio dire erano, delle armi fondamentali per la lotta contro le infezioni. Ora invece sono dei semplici medicinali che aiutano a sopportare meglio le malattie. Quello che preme di più O’Neill è far capire che, se si continua così, si arriverà ad una realtà priva di antibiotici validi.

Lo studio sulla validità degli antibiotici è iniziato a metà 2014 e si conta già un milione di persone decedute a causa di un’infezione i cui batteri resistevano all’azione degli antibiotici. Un numero che purtroppo sarà destinato a crescere se non si correrà ai ripari.

I ricercatori, nell’articolo pubblicato, invitano le persone a un uso coscienzioso degli antibiotici, evitando gli eccessi e gli abusi. Quello che preoccupa gli studiosi, è il grado di ignoranza molto diffuso riguardo questo tipo di medicinale, confuso alle volte con semplici antistaminici o antidolorifici.

Il futuro prevede un fondo di ricerca di almeno 2 miliardi, che sia in grado di trovare dei nuovi antibiotici in grado di debellare i superbatteri.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è vista coinvolta, creando delle campagne di sensibilizzazione sull’utilizzo corretto di questi medicinali.

Ecco come si sviluppa l’antibiotico resistenza

I batteri possono sviluppare una certa “resistenza” ai farmaci per la comparsa di mutazioni spontanee o per l’acquisizione di un plasmide durante i meccanismi di trasferimento genico.

I ceppi microbici resistenti possono:

  • generare enzimi che alterano l’azione del farmaco (ad esempio le B lattamasi);
  • modificare la struttura su cui agisce il farmaco;
  • utilizzare una linea metabolica diversa da quella inibita;
  • modificare la permeabilità cellulare, bloccando il passaggio o l’adesione della molecola con azione antibiotica.

 

 

Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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