La stampa 3D, naturale evoluzione di quella 2D che tutti conosciamo, è una recente innovazione tecnologica caratterizzata da potenzialità enormi anche in campo medico, dove numerosi scienziati e ricercatori continuano a ottenere risultati incredibili che aprono scenari nuovi alla cura di numerose patologie gravi, come tumori e malformazioni.
Due testimonianze importanti
Quando la dottoressa Rosalie Sears, ricercatrice in campo oncologico, preme il pulsante di stampa nel suo laboratorio, ciò che appare è un modello in tre dimensioni del tumore che dovrà studiare e combattere, una replica fedele di quello che affligge il paziente. A questo punto, lei e il suo team potranno concretamente usare il modello artificiale per attaccarlo con tutte le terapie ritenute utili e vedere come questo tumore reagisce prima di sottoporre il paziente alle cure.
Anche il dottor Matthew Bramlet, cardiologo pediatrico nello stato dell’Illinois – Stati Uniti, ha toccato con mano i benefici di questa tecnologia. Grazie all’ausilio di modelli 3D dei cuori dei loro pazienti, Bramlet e il suo team pianificano e si preparano alle delicate operazioni ottenendo ottimi risultati: nuovi metodi di intervento, analisi delle patologie su modelli reali per forma e dimensione agli organi malati, esiti migliori e la possibilità di maneggiare un “qualcosa” davvero molto simile agli organi che andranno ad operare.
Uno scenario ricco di potenzialità
Le testimonianze sopra riportate evidenziano il potenziale immenso della stampa 3D in medicina, dove potrà contribuire a creare realistici modelli di organi, bioprinting di cellule, tessuti da impiantare e protesi, campo in cui la stampa 3D sta offrendo grandi risultati e un considerevole aumento della domanda, grazie anche alla maggiore offerta di materiali e all’abbassamento costante dei costi.
Il diffuso entusiasmo da parte degli addetti ai lavori è comprensibile e fondato su dati oggettivi: “Fino ad oggi, siamo stati in grado di coltivare le cellule in laboratorio e su queste abbiamo testato le nostre cure, ma non è la stessa cosa se queste crescono all’interno del nostro corpo e, infatti, molte terapie mirate che sembrano infallibili in linea teorica non lo sono una volta che si sperimentano nei pazienti” – sostiene la dottoressa Sears.
In effetti, anche gli esperimenti sui topi, un classico della medicina, presentano alcuni inconvenienti, prima di tutto il tempo. Ci vogliono circa sei mesi per impiantare, far crescere e trovare la cura al tumore in un topo e spesso i pazienti non possono aspettare cosi a lungo. Per i tumori a crescita rapida come il cancro al pancreas, quindi, la tecnologia 3D e la stampa di cellule umane permettono di testare subito se questi “tumori stampati” rispondono alle terapie; anzi, si possono addirittura stampare più campioni e sperimentare più farmici contemporaneamente, con vantaggi inimmaginabili fino a poco tempo fa.
La stampa 3D risolve tutti i problemi?
Ovviamente no. Prima di tutto, ci sono alcune parti del corpo che non possono essere sostituite o migliorate da questa tecnologia: cranio, trachea, spina dorsale, tendine di Achille.
In secondo luogo, diversi test serviranno ancora per avere le certezze che servono a muoversi con sicurezza in questa direzione. Terzo, ma non meno importante, si dovranno affrontare nuove questioni etiche che certamente si presenteranno, come sempre accade quando la tecnologia si inserisce nella medicina con così alte aspettative e risultati tanto rilevanti.