Oggi, espressioni come «lavorare in smart working» sono è ormai entrate nella nostra quotidianità, spesso utilizzate in sovrapposizione a telelavoro. Il lavoro da casa, però, non è tutto uguale.
Questa serie di Serotonina, il nostro podcast di salute, si concentrerà, quindi, sullo smart working, su come gestirlo al meglio e come imparare a integrare nella quotidianità delle nuove abitudini, per rimettere al centro la salute e il benessere.
Ne abbiamo parlato, in questa prima puntata, insieme a Federico Petrozzi, psicologo e neuro coach, che da anni aiuta team e aziende a esprimere il proprio potenziale lavorativo, evitando stress e imparando a trasformare le crisi in opportunità.
Cosa significa smart working e perché è diverso dal telelavoro?
Anzitutto, smart working e telelavoro hanno una caratteristica comune: entrambi, infatti, permettono di evitare di recarsi in ufficio o in una sede fisica fissa per lavorare.
Il telelavoro, però, è una scelta definitiva e a lungo termine, che impegna il lavoratore a svolgere le proprie mansioni a distanza. In questo caso, l’ufficio viene ricreato − generalmente − nella propria abitazione: il dipendente lavora in sicurezza, con dispositivi e strumenti forniti direttamente dall'azienda.
Lo smart working, detto anche lavoro agile, indica una situazione temporanea e pianificabile in maniera flessibile insieme al proprio datore di lavoro. Questa opzione è caratterizzata dalla sua agilità, che permette di cambiare sede in base alle proprie esigenze. Un giorno si può lavorare da casa, un altro in biblioteca e un terzo, perché no, direttamente dalla spiaggia.
Soprattutto, lavorare in modalità smart significa lavorare per obiettivi, assegnati e monitorati correttamente. È questo il senso e il cuore del lavoro agile che, come abbiamo visto, si differenzia dal più classico telelavoro.
Come gestire lo smart working in salute
Oltre a chiedersi come lavorare in smart working, sorge spontaneo domandarsi anche come gestire lo smart working, ossia come imparare a mettere al centro la salute e il benessere del lavoratore.
Infatti, cosa vuol dire smart working? Letteralmente significa «lavorare in maniera intelligente», facendo fruttare al meglio le ore di lavoro e consentendo una flessibilità a beneficio sia della propria vita lavorativa sia privata.
Va da sé, quindi, che mostrarsi per esempio in uno stato di perenne reperibilità e utilizzare indistintamente email di lavoro e canali privati di comunicazione non solo non è smart working ma, possiamo dire, non è smart in generale. Chi adotta questa opzione dovrebbe, infatti, poter disattivare i dispositivi tecnologici una volta completati i propri compiti quotidiani.
Anche in vista di un possibile rientro in autunno, che molto probabilmente prevederà un regime misto che coniughi smart work e giornate in ufficio, è importante capire come dare priorità alle buone abitudini e alle routine positive che portano equilibrio ai lavoratori agile.
Curiosi? Non vi resta che ascoltare la nuova puntata (magari, proprio in pausa dal lavoro).
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