A cura del dr. Edoardo Bernkopf, specialista in odontostomatologia, Roma-Vicenza-Parma.
Assieme al dr. Edoardo Bernkopf cerchiamo di fare chiarezza sulle possibili cause della sindrome di Ménière, un disturbo dell’orecchio interno che provoca vertigini, nausea e vomito.
La malocclusione dentaria e i problemi dell’articolazione temporo-mandibolare determinano l’insorgere di patologie dell’orecchio: la Sindrome di Ménière può essere fra queste?
Diversi studi e autori hanno evidenziato che esistono delle interazioni fisiopatologiche fra l’occlusione dentaria, in particolare l’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM), e l’orecchio.
Sono state, infatti, individuate delle correlazioni:
- Alcuni pazienti hanno manifestato sintomi auricolari, senza il riscontro di una patologia dell’orecchio.
- I sintomi della sindrome di Ménière risultano più gravi in caso di malocclusioni con disfunzione dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM).
- Dopo il trattamento occlusale, molti pazienti riferiscono un miglioramento dei sintomi della sindrome.
Quale sia il meccanismo fisiopatologico che fa sì che una disfunzione dell’ATM possa causare disturbi all’orecchio non è chiaro: sono stati considerati riflessi neurogeni, sinergie muscolari, rapporti con altre malattie, come l’emicrania. Poco considerata è la possibile componente meccanica.
Sindrome di Ménière e problemi dell’articolazione temporo-mandibolare: quando la causa può essere di natura meccanica
In una Articolazione Temporo Mandibolare sana, i condili di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero-superiore della cavità che li ospita (Cavità Glenoide). Nei movimenti di apertura mandibolari, il condilo si sposta in avanti, in quelli di chiusura indietro.
Spesso, a causa di un cattivo allineamento dei denti e di una errata postura della mandibola, i condili possano dislocarsi in una zona più arretrata, entrando in rapporto con le superfici più distali delle cavità glenoidi. Queste superfici sono legate all’orecchio. La conseguenza? Durante la deglutizione (circa 2000 volte al giorno), i condili percuotono l’orecchio con violenza, come può essere facilmente riscontrato con la palpazione endo-auricolare (infilando i mignoli nell’orecchio e chiedendo al paziente di muovere la mandibola).
Il disturbo all’orecchio può anche essere causato da un cattivo funzionamento della Tuba di Eustachio.
Quando si verificano sbalzi di pressione, il movimento di apertura della bocca è sfruttato per il ripristino dell’equilibrio pressorio sulle due superfici del timpano, ma un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili, e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono condizionare la funzionalità delle tube, fino a comportarne la chiusura (stenosi), provocando così i sintomi menierici.
Il rapporto fra condilo-mandibolare e orecchio va considerato anche per capire la monolateralità e/o la bilateralità dei sintomi della Sindrome di Ménière.
Una mandibola laterodeviata fa sì che si manifestino segni di un disturbo otologico-omolaterale alla deviazione; una mandibola biretrusa provoca una sintomatologia bilaterale.
Inoltre, per la sindrome è stata individuata anche un’altra possibile causa: i difetti di postura della colonna cervicale. In questo caso, un trattamento fissatrici può migliorare la condizione.
La postura del sistema cranio-cervicale è condizionata dalla posizione che la mandibola assume nell’intercuspidazione dentaria: se è presente una malocclusione dentaria, si verifica una compensazione della colonna cervicale, che riscontra un difetto cronico di postura, che col tempo può provocare fenomeni di degenerazione artrosica. Si può così avere un ostacolato afflusso di sangue al cervello dalle arterie vertebrali, con episodi vertiginosi.
Cosa fare in questi casi?
Nell’approccio odontoiatrico-occlusale la terapia mira a valutare, sulla base dell’anamnesi, dei risultati clinici e radiografici, la postura corretta della mandibola. Viene preparato un disposivo intra-orale in resina acrilica (noto come bite, splint, Oral device ecc.) che, grazie alla conformazione più appropriata, obbliga il paziente ad muovere la propria mandibola nella posizione prescelta e corretta, lasciandola libera di effettuare tutti i movimenti necessari ma non quelli patologici.
Così facendo, è quindi possibile testare l’effettiva incidenza della malocclusione dentaria e della disfunzione dell’ATM sulle vertigini in particolare, il tutto in maniera reversibile, priva di qualunque rischio biologico.
Qualora la terapia porti al successo, il paziente potrà scegliere se utilizzare sempre il bite, oppure se passare a una nuova fase riabilitativa della bocca, attraverso un piano di trattamento individuale ortodontico, protesico o misto.