Sono 450 milioni le persone che soffrono di diabete, di cui 3,5 milioni in Italia. Parliamo del 5% della popolazione mondiale. Un dato destinato ad aumentare: nel 2030 si stima che i malati, solo nel nostro Paese, saranno ben 5 milioni. L’avanzata del diabete non pare destinata a fermarsi.
Sono dati emersi dagli esperti durante la presentazione di un nuovo farmaco destinato a cambiare le cure – e la vita – per chi soffre di questa patologia: una terapia di ultima generazione, che permette di avere al tempo stesso un controllo della glicemia, perdere peso e ridurre il rischio di problemi cardiovascolari.
Ecco di cosa si tratta.
Obiettivo primario: riduzione dell’emoglobina glicata (e non solo)
È rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale, può essere prescritto dal medico diabetologo nell’ambito del piano sanitario del paziente e viene somministrato per iniezione attraverso una penna pre-riempita, una sola volta a settimana, indipendentemente dai pasti: parliamo del semaglutide, farmaco agonista del recettore del GLP-1 di ultima generazione, destinato a rivoluzionare le cure per il diabete.
I benefici reali? Molti. Secondo gli studi effettuati prima della messa sul mercato, il farmaco riduce fino a 1,8 punti per cento l’emoglobina glicata, fino a 6,5 kg il peso corporeo e fino al 26 per cento il rischio cardiovascolare.
L’obiettivo emoglobina glicata sembra essere quello più entusiasmante per gli esperti del settore. «Le persone con diabete del nostro Paese godono complessivamente di un buon controllo della malattia» – ha affermato il dr. Carlo Bruno Giorda, Direttore della struttura complessa Diabetologia dell’ASL Torino 5. «Ciononostante, nel diabete mellito di tipo 2 solo una persona su due ha un valore di emoglobina glicata inferiore al 7 per cento, soglia richiesta dalle principali linee guida di cura della malattia» – ha concluso. E si tratta di un parametro fondamentale, che indica appunto l’efficacia della terapia in corso.
«Il primo obiettivo da perseguire, come medici diabetologi, è quello di mantenere la glicemia il più possibile sotto controllo, perché è ampiamente dimostrato quanto la riduzione del livello di emoglobina glicata di un solo punto percentuale sia in grado di ridurre drasticamente le complicanze del diabete: di oltre un terzo (-37 per cento) quelle microvascolari, responsabili ad esempio del danno renale, del 14 per cento l’infarto cardiaco, del 12 per cento l’ictus e del 21 per cento la morte correlata alla malattia» – ha aggiungo il dr. Francesco Giorgino, Professore di Endocrinologia presso l’Università di Bari Aldo Moro.
Il nuovo farmaco
Semaglutide è stato al centro di vasti programmi di studi clinici (SUSTAIN) che hanno dimostrato la superiore efficacia della molecola nell’abbassamento del livello di emoglobina glicata.
Non solo. Anche la riduzione del peso corporeo è stata ampiamente evidenziata. «Un’azione che ha un significato rilevante» – ha infatti spiegato Basilio Pintaudi, Medico diabetologo presso l’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Dai dati, «emerge come il 41,2 per cento delle persone con diabete tipo 2 soffra di obesità e il 39,1 per cento di sovrappeso. Cioè, 8 persone con diabete tipo 2 su 10 hanno un peso eccessivo, con tutte le conseguenze che questo comporta. Tenere contemporaneamente sotto controllo glicemia e peso è certamente un importante vantaggio».
L’altro punto di forza è sicuramente la riduzione del rischio cardiovascolare, essendo «l’infarto o la coronaropatia la prima causa di morte a livello mondiale nel diabete di tipo 2» – come ha chiarito il dr. Angelo Avogaro, Professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università degli Studi di Padova.
Insomma, l’efficacia dimostrata (insieme alla comodità e alla semplicità di somministrazione del farmaco) rendono il semaglutide una speranza per i tanti pazienti con diabete. Un’ottima notizia!