Secondo dei recenti studi, il 3% della popolazione mondiale non è in grado di riconoscere la voce delle persone. Questo disturbo, noto come prosopagnosia, può arrivare a essere talmente grave da non permettere di distinguere persino i volti di amici, parenti e persone care. Spesso, il soggetto affetto da tale disturbo ne è del tutto inconsapevole. Ma in cosa consiste la prosopagnosia? E come si riconoscono le voci? Ecco nel dettaglio tutte le informazioni.
Cos’è la prosopagnosia?
La prosopagnosia è un disturbo cognitivo acquisito del sistema nervoso centrale che causa l’incapacità di riconoscere i volti delle persone familiari. Effettivamente, questo deficit può insorgere anche a livelli uditivi, prendendo il nome di fonoagnosia, ossia traducendosi nell’incapacità di riconoscere le voci delle persone note, come amici, famigliari o congiunti.
Lo studio sulla fonoagnosia
Secondo una recente ricerca, riportata sul Brain and Language, circa il 3% della popolazione potrebbe soffrire di fonoagnosia. Tuttavia, le stime in questo ambito sono molto difficili da fare, perché i soggetti colpiti potrebbero essere totalmente inconsapevoli della presenza del deficit. Gli psicologi della University of South California hanno analizzato le risposte di 730 partecipanti al sondaggio. Ben 23 intervistati potrebbero soffrire di fonoagnosia.
L’indagine condotta su internet mostrava ai partecipanti quattro volti di persone note, come politici, musicisti o attori. Ogni intervistato conosceva tutte le persone mostrate in foto. In seguito, i soggetti hanno ascoltato due brevi tracce audio con delle voci registrate: una appartenente a una persona comune, l’altra a una celebrità, mostrata precedentemente in foto. Il compito consisteva nel definire quale traccia audio appartenesse alla celebrità e quindi identificarne l’identità. Inoltre, i partecipanti sono stati sottoposti a un test di immaginazione, che chiedeva quanto per loro fosse semplice immaginare la voce di determinate celebrità, o di specifici rumori, come per esempio quello di vetri infranti.
I risultati
In media, è risultato che i soggetti avessero il 76% di precisione nell’identificazione della voce nota. Tuttavia, il 3,2% del campione ha totalizzato un punteggio definitivamente basso. Secondo i ricercatori, queste persone potrebbero soffrire di una evidente incapacità di riconoscimento delle voci, con sintomi che suggeriscono la presenza di fonoagnosia.
Perché è importante lo studio?
Gli autori dello studio hanno notato che le persone più anziane tendevano effettivamente ad avere una performance migliore nei test, e ciò potrebbe suggerire che la fonoagnosia sia congenita, diversamente dalla prosopagnosia, che è acquisita nel tempo e spesso a causa di un trauma o di una lesione cerebrale.
Lo studio è stato condotto su piccola scala, pertanto è difficile applicare queste scoperte all’intera popolazione. Tuttavia, secondo gli autori potrebbe essere considerato lo studio più importante mai condotto sulla potenziale importanza della fonoagnosia.
La British Psychology Society spera che lo studio aumenti il livello di consapevolezza su questo disturbo, specialmente per portare avanti ulteriori ricerche in futuro.
Come si riconoscono le voci?
Secondo uno studio inglese, nel riconoscimento vocale sono coinvolti numerosi neuroni. Christopher Petkov, dell’Istituto di Neuroscienze dell’Università di Newcastle, che ha presentato i risultati della sua ricerca durante il Forum europeo delle Neuroscienze a Milano, avrebbe individuato “un’aria delle voci” nel cervello.
La ricerca si basa sull’associazione dei neuroni che identificano i volti noti con quelli per il riconoscimento vocale. Questo studio, in effetti, sembrerebbe dimostrare una strettissima correlazione tra tali neuroni, considerando la voce una sorta di interfaccia sonora.
Tuttavia, neuroni visivi e neuroni uditivi funzionano in modo diverso. Infatti, mentre il cervello reagisce al riconoscimento del singolo volto familiare, per le voci la questione è differente. Non esiste un singolo neurone da associare ad ogni voce, ma esiste invece una specifica categoria di neuroni che si attiva quando si sentono voci conosciute.
Lo studio condotto da Petkov sui primati, in collaborazione con il Max Planck Institute tedesco, ha evidenziato che le scimmie sono particolarmente sensibili alla voce. Le scansioni del cervello hanno in effetti rilevato l’attivazione di una specie di area delle voci, collocata nei lobi temporali.
Il ricercatore ha dichiarato: “Ci siamo chiesti quanto questa regione del cervello sia multisensoriale, e fino a che punto sia possibile mettere insieme volti e voci“. L’esperimento ha previsto la somministrazione ai primati di diversi test uditivi, visivi e infine audiovisivi, con la conseguente analisi della risposta cerebrale. Nelle regioni multisensoriali individuate da Petkov, i neuroni rispondevano sia alle voci, che ai volti, e alla combinazione dei due. Petkov ha dichiarato: “Questo dimostra che gli stimoli visivi e uditivi sono strettamente collegati. La voce è come una ‘faccia sonora’: per questo studiare i meccanismi di riconoscimento vocale può dirci molto anche sul sistema visivo“.
Soffri di fonoagnosia o di prosopagnosia? Hai notato delle difficoltà nel riconoscimento di volti e voci in seguito ad un trauma o a una lesione? Lascia un commento! La tua esperienza potrebbe essere d’aiuto a qualcuno!