Perché adoriamo poltrire durante il weekend?

Alessia Di Nardo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 01 Febbraio, 2016

Non c’è cosa più bella di restare a poltrire a letto durante il fine settimana!

I ritmi quotidiani che ci fanno correre avanti e indietro, fanno sì che attendiamo con ansia il weekend solo per rilassarci. Ma, dietro questa che a noi sembrerebbe una normale abitudine, c’è una spiegazione scientifica.

Innanzitutto, i ritmi cambiano di persona in persona.

Il nostro orologio biologico fa sì che riusciamo a stare svegli di giorno, quando la temperatura corporea e alta e dormire di notte, con il buio, quando la temperatura corporea è bassa.

Ma, allora, cosa succede quando restiamo a dormire anche durante il giorno?

I bunker di Aschoff e Wever

Negli anni ’60, Jurgen Aschoff e Rutger Wever studiarono i ritmi del sonno e della temperatura negli umani. Per fare ciò, posero dei volontari all’interno di bunker sotterranei senza orologi e senza finestre. Le luci artificiali c’erano, ed essi potevano spegnerle quando andavano a dormire e riaccenderle per svegliarsi.

Nel 40% dei casi, alla fine dell’esperimento, si erano creati nuovi ritmi rispetto a quelli di partenza, e il sonno non era più sincronizzato con la temperatura corporea.

Questo perché la luce artificiale blocca la sintesi della melatonina, l’ormone che facilita il sonno. Caso opposto è quello, ad esempio, dei cacciatori che dormono nei boschi e che hanno il fuoco quale unica fonte di luce. Essi vanno a dormire dopo il tramonto e si alzano all’alba, ma ciò avviene perché la luce del fuoco non influenza l’orologio biologico.

Il social jet lag

In pratica, è come se noi ci ponessimo ogni sera in un bunker come quelli di Aschoff e Wever e, solo quando spegniamo la luce, ci addormentiamo, sebbene la luce naturale del sole sia tramontata molte ore prima. E la mattina, per andare al lavoro, ci alziamo perché suona la sveglia, non perché abbiamo esaurito il sonno, cosa che, invece, accade durante il weekend, quando è il nostro orologio biologico a svegliarci.

Si parla, in questi casi, di social jet lag!

Vi è, comunque, molta differenza anche in base alle età perché, se, ad esempio, da ragazzi abbiamo bisogno di dormire minimo 9 ore a notte, da adulti, poi possiamo scendere a un massimo 7 ore. Oppure, vi sono persone che hanno un orologio biologico più lento e, quindi, in settimana vanno a dormire tardi e, poi, il fine settimana recuperano il sonno perso.

O ancora, alcuni di noi sono più sensibili alla luce artificiale, poiché la melatonina è maggiormente trattenuta nel corpo, quindi, si addormentano più tardi, dormono di meno in settimana e il weekend recuperano.

Piccoli accorgimenti per modificare il nostro sonno

In definitiva, una serie di piccoli accorgimenti possono portarci a modificare il nostro orologio biologico.

Ad esempio, riducendo l’esposizione alla luce artificiale di sera, possiamo addormentarci un po’ prima e, permettendo alla luce di entrare, potremmo abituare il nostro corpo a svegliarsi con la luce naturale.

In questo modo, si ridurrebbe il social jet lag e avremmo un risveglio migliore!

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Scritto da Alessia Di Nardo | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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