Sono ormai passati due anni da quando gli scienziati della Vanderbilt University hanno decido di imbarcarsi in un’impresa eccezionale: realizzare un rene artificiale da impiantare nei pazienti che soffrono di insufficienza renale.
Quella che sembrava un’utopia sta per diventare realtà, o quasi. Nel 2020, i ricercatori, sfruttando i progressi nelle nanotecnologie, prevedono di raggiungere l’obiettivo.
La svolta
Se così fosse, questa invenzione rappresenterebbe una svolta per migliaia di pazienti che vivono in dialisi, per ripulire il sangue grazie a una macchina, senza ottime prospettive. Chi soffre di disturbi ai reni, infatti, ha una bassa percentuale di sopravvivenza e resta in attesa di un trapianto di un rene compatibile.
Grazie agli studiosi e alla collaborazione con l’Università della California si spera di riuscire a ultimare lo sviluppo di un nanofiltro in silicio, che elimina automaticamente le molecole indesiderate dal sangue, l’acqua in eccesso e il sale, con un filtraggio migliore della dialisi.
In cosa consiste?
Questo nano-rene è un dispositivo molto piccolo, grande quasi come una tazza di caffè. Andrebbe collegato in prossimità della vescica, senza rimuovere il rene.
A che punto sono i lavori?
Di certo, c’è ancora molto da fare, ma il gruppo è stato da poco finanziato con 6 milioni di dollari per la sperimentazione.
Intanto, molti altri scienziati sono al lavoro con lo stesso obiettivo. Un’altra soluzione promettente, infatti, è quella di un rene artificiale “indossabile”, che è legato intorno alla vita di un paziente, del peso di poco più di quattro chilogrammi. Utile e leggero!
Insomma, i passi in avanti della scienza sembrano inarrestabili e noi staremo a vedere se nel 2020 sarà raggiunto questo importante traguardo.