Intervista alla prof.ssa Anna Maria Paoletti, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università degli Studi di Cagliari. Consigliere SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia.
Ottobre è il mese rosa, il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. L’attenzione verso questa delicata e importante tematica non è mai abbastanza.
Abbiamo, quindi, intervistato la prof.ssa Anna Maria Paoletti, ginecologa, con la collaborazione della SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia.
Ecco le sue risposte.
Una gravidanza può “proteggere” dal tumore al seno? Se sì, perché?
Avere una o, ancora meglio, più gravidanze protegge dal tumore alla mammella. Se la gravidanza si ha in età giovane, tale protezione è ancora più alta. In aggiunta alla gravidanza di per sé, è l’allattamento al seno a indurre un’ulteriore valida protezione dal carcinoma della mammella.
Pertanto, dovremmo suggerire di avere la prima gravidanza da giovani, di avere più gravidanze e di allattare il proprio figlio. Il meccanismo coinvolto in tale forma di prevenzione consiste nell’evidenziare che solo dopo la gravidanza e l’allattamento i lobuli mammari acquisiscono una completa maturità, che li rende meno suscettibili allo stimolo oncogeno.
Al contrario, la mammella della giovanissima e della donna più adulta sono molto suscettibili allo stimolo oncogeno, perché non hanno completato la loro maturazione sino a lobuli di terzo grado. Con la gravidanza in età giovanile, anticipando la maturità del lobulo e la minore suscettibilità agli oncogeni, si riduce il rischio di carcinoma mammario.
Tutto ciò contrasta con la condizione sociale della donna nei paesi europei e, in Italia, in modo particolare, dove si assiste alla prima gravidanza in età sempre più avanzata.
Di conseguenza, la donna deve focalizzare e antagonizzare gli altri fattori di rischio del carcinoma mammario. Tali fattori, oltre alla familiarità, devono essere identificati nell’obesità, nell’ insulina alta e nella maggiore presenza di citochine infiammatorie.
Che legame c’è, in menopausa, tra la Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS) e il tumore al seno?
Estrogeni e progestinico stimolano le cellule della ghiandola mammaria, siano esse cellule mammarie normali che neoplastiche.
L’uso della HRT, assieme agli innumerevoli vantaggi che essa offre, induce una aumentata crescita di un tumore mammario preesistente, ma non induce alcun effetto di tipo oncogeno.
È evidente che tale effetto sarà tanto più manifesto tanto maggiore sarà l’esposizione alla terapia. Pertanto, gli studi finora pubblicati riportano che il rischio tra donne che assumono la Terapia Ormonale Sostitutiva e quelle che non l’assumono rimane identico sino a 5 anni d’uso, aumenta invece, anche se poco, ma in maniera significativa dopo i 5 anni d’uso.
È da segnalare che l’uso dei soli estrogeni non induce un aumento del rischio e che se al posto dei progestinici si usasse il progesterone naturale, come dimostrato in alcuni studi, il rischio di stimolazione mammaria sarebbe irrisorio, tanto da non evidenziare un aumentato rischio di carcinoma mammario.