In futuro, rispondere alla domanda “chi sono i tuoi genitori?” potrebbe diventare un po’ più difficile. Almeno in Gran Bretagna. È qui, infatti, che il premier David Cameron ha pronunciato il suo sì alla procreazione artificiale con Dna di 3 genitori diversi.
Ma come è possibile?
Non stiamo parlando di fantascienza, ma di scienza. È infatti possibile questo incrocio di Dna grazie ad alcune scoperte scientifiche fatte proprio in Inghilterra, con l’obiettivo di limitare l’insorgere di malattie genetiche più o meno gravi. Anche il Parlamento, lo scorso febbraio, si è detto convinto; diversa la posizione dei cittadini, relativamente perplessi e preoccupati che si possa essere di fronte a una “forzatura” etica. Il timore, infatti, è che in futuro nascano bambini come disegnati su misura.
Ma quali sono i rischi di questa scoperta scientifica?
Non molto si sa e, i rischi, quelli ci sono e sembrano preoccupare i più. Tra i tanti, per dirne alcuni, il cancro o l’invecchiamento precoce; è per questa ragione che i figli di questa tecnica dovranno sottoporsi per tutta la vita a controlli costanti. Il professor Paul Knoepfler, dell’Università della California, ha sottolineato infatti che ci si trova di fronte a un “territorio inesplorato che pone un rischio ignoto“.
Il problema principale deriverebbe dalle possibili interazioni fra mitocondri e Dna nucleare. L’unione di gameti maschili e ovulo, con una aggiunta di Dna mitocondriale di un’altra donna, potrebbe non essere poi la ricetta perfetta. L’obiettivo, pur nobile, è quello di far sì che accanto ai mitocondri della mamma malata ci siano quelli di una donna sana. In questo modo, diabete, distrofia muscolare e altre patologie ad alta familiarità potrebbero essere prevenute. C’e da dire, inoltre, che il Dna mitocondriale, al contrario dei geni, non influenza l’aspetto del piccolo, quindi questo ménage à trois rimarrebbe noto dentro le mura di casa.
Niente paura, dunque, il futuro nascituro avrà occhi e capelli familiari. Sorrisi a parte (e a parte anche i dubbi più cristiani), questa innovativa tecnica potrebbe rappresentare un grande passo avanti per la scienza. Speriamo, come sempre, che il passo non si dimostri più lungo della gamba.