La storia della prima fecondazione in vitro

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 03 Agosto, 2015

La nascita di Louise è stata avvolta dalla totale segretezza, al punto tale che anche suo padre fu tenuto sotto sorveglianza dalla polizia, che era a guardia del corridoio esterno all’Oldham General Hospital. La motivazione di così tanti controlli è presto spiegata. Louise è stata la prima bambina in provetta nata dalla fecondazione in vitro.

Cos’è la fecondazione in vitro?

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La fecondazione in vitro è un processo che prevede la fecondazione di un ovulo in laboratorio, prima dell’impianto nell’utero materno, un trattamento che permette alle coppie con problemi di fertilità di concepire un bambino. Questo metodo permette inoltre di avere un bambino anche a coppie dello stesso sesso e a madri single, in alcuni stati del mondo. Attualmente, più di cinque milioni di persone nel mondo sono nate grazie a questo processo.

Come si è svolta la ricerca?

Nel 1978, questo processo era in fase del tutto sperimentale e il dottor Mike Macnamee, capo esecutivo alla prima clinica per la fecondazione assistita, la Bourn Hall a Cambridge, credeva veramente che Louise fosse un miracolo. I due pionieri della ricerca, il ginecologo Patrick Steptoe e il fisiologo premio Nobel Robert Edwards, hanno fatto centinaia di trapianti di embrioni, prima che Louise venisse infine concepita.

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Il giorno in cui la madre di Louise fu messa in contatto con il dottor Steptoe dal suo medico, fu avvertita che c’era solo una possibilità di successo su un milione. Quindi, quando l’esperimento andò a buon fine, fu un così grande momento di progresso scientifico che la sua nascita fu filmata, per avere una prova certa della maternità. Anche dopo il parto, Louise fu sottoposta a più di 60 test, per tenere sotto controllo il suo stato fisico.

Cosa è cambiato nel tempo?

Questi metodi sono lontani anni luce da quelli attuali, che seguono un processo clinico predefinito. Lo sviluppo del congelamento degli embrioni permette di impiantare uno o due embrioni nell’utero e poi di congelare quelli inutilizzati per altri impianti futuri, risparmiando alla madre la fastidiosa procedura dell’espianto. Il progresso ha inoltre permesso l’utilizzo di moderni imaging di ultrasuoni per prelevare gli ovuli con un blando sedativo, al posto di un’operazione chirurgica, nota come laparoscopia.

Le tecniche moderne sono molto più avanzate anche nel trattamento dell’infertilità maschile, grazie alle quali basta una sola iniezione di sperma nell’ovulo per fecondarlo.

Grazie a tutti questi miglioramenti, la percentuale di successo della fecondazione in vitro è aumentata dal 10% al 40%.

Perché la fecondazione in vitro non è ben vista?

Nonostante gli sviluppi del progresso scientifico, non tutti sono d’accordo con questo metodo di fecondazione. Papa Francesco, ad esempio, ha affermato che la fecondazione in vitro rende il bambino più un diritto che un dono, affermazione in netto contrasto con Papa Giovanni Paolo I, che nel 1978 si rifiutò di criticare i genitori di Louise per aver utilizzato la fecondazione in vitro, affermando che il loro desiderio era solo quello di avere un figlio.

Louise ha dichiarato che, nonostante qualche incidente dovuto ad alcuni dissidenti e qualche lettera negativa, si vede come una privilegiata per essere stata la prima persona a nascere grazie a questo metodo.

Il dottore Macnamee crede fermamente che continuare gli studi in questa direzione sia fondamentale per migliorare la ricerca, perché col tempo i risultati saranno sempre più efficaci.

Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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