Una grande scoperta e un eccitante passo avanti è stato compiuto nella sfera della medicina rigenerativa: per la prima volta è stato creato un polmone umano in un laboratorio dell'Università del Texas.
Joan Nichols, ricercatore coinvolto nel progetto di sperimentazione, definisce l'esperienza "cool", sostenendo che si è trattato di un traguardo ai limiti della fantascienza.
Ma cosa accadrebbe se i polmoni ricreati dovessero dimostrarsi davvero funzionanti?
Se i polmoni ricreati in laboratorio dovessero poi dimostrarsi assolutamente funzionanti, la scoperta rivoluzionerebbe la vita di milioni di pazienti colpiti da gravi malattie polmonari. Il trapianto di polmone presenta, infatti, una lista d'attesa a volte troppo lunga e, quindi, poter utilizzare un polmone artificiale trapiantabile rappresenterebbe per molti una importante speranza di vita.
Come si è svolto questo ambizioso progetto di ricerca?
I ricercatori di Galveston, in Texas, hanno iniziato a lavorare su polmoni troppo danneggiati da poter essere utilizzati per il trapianto, ma che presentavano comunque qualche tessuto sano. Dopo aver salvato l'"impalcatura" sana di collagene ed elastina, hanno preso altre cellule da altri polmoni semi danneggiati. Il risultato? Dopo quattro settimane di attesa e sperimentazione, sono riusciti ad ottenere un polmone ricreato ad hoc.
Esaltati dal primo successo hanno ripetuto il processo, analizzando le differenze rispetto a un polmone naturale.
Cosa prevederà ora la ricerca e la sperimentazione?
Prima di sperimentare questi fantascientifici polmoni sugli esseri umani, i ricercatori dovranno analizzare in laboratorio gli effetti che avranno sui maiali.
C'è da sottolineare che non è la prima volta che si effettuerebbero trapianti con organi ricreati in laboratorio. Già da alcuni anni, infatti, si svolgono trapianti di successo con organi sintetici, come le trachee.
La speranza è dunque concreta.