Esiste una correlazione tra l’uso di contraccettivi ormonali combinati (coc) e il rischio di trombosi venosa o arteriosa per le donne?
La risposta pare sia positiva, ma niente panico.
È dimostrato, infatti, come il rischio di queste patologie potrebbe aumentare per le donne che usano la “pillola”. Per contraccettivi coc si intende l'associazione di due ormoni, uno estrogeno e l'altro progestinico, capaci di bloccare l'ovulazione e di avere perciò un effetto anticoncezionale. Le varie formulazioni possono contenere quantità diverse di estrogeni e di progestinici.
Attualmente, non ci sono dati scientifici tali da dimostrare che il rischio di patologie cardiovascolari sia diverso tra le varie molecole di questa classe di farmaci, quindi la scelta della “pillola” da utilizzare va affrontata dopo un confronto tra il medico e la paziente, necessario a valutare il di rischio di tromboembolia venosa legato ai diversi medicinali e ad altri fattori di rischio, come età, fumo di sigaretta, alimentazione.
Qual è la posizione dell'Agenzia Italiana del Farmaco a tal proposito?
Una importante nota informativa dell’Agenzia Italiana del Farmaco richiama l’attenzione sulla differenza di rischio di tromboembolia tra i vari farmaci e sull’importanza dei fattori di rischio individuali, sottolineando tuttavia come i benefici associati all’uso dei contraccettivi combinati superino di gran lunga il rischio di effetti indesiderati gravi nella maggior parte delle donne, dato che le “pillole” più usate sono a basso dosaggio.
La nota dell’Aifa comprende anche una “lista di controllo di prescrizione” utile per rendere più semplice la valutazione dei fattori di rischio della paziente, in modo da trovare la “pillola” più adatta.
Inoltre, sul sito dell'Agenzia del Farmaco è presente una scheda che descrive i principali sintomi della tromboembolia venosa e arteriosa utile per tutte le donne.
L’Aifa ricorda anche che i medici devono essere sempre aggiornati sulle novità riguardanti i contraccettivi per discutere al meglio il tipo di molecola più adatta ad ogni donna, e sottolinea l’importanza della farmacovigilanza, ovvero la segnalazione da parte degli operatori sanitari di eventuali effetti collaterali dovuti ai farmaci, strumento necessario per confermare un rapporto beneficio-rischio favorevole delle varie molecole.
Insomma, si alla "pillola" ma con la giusta attenzione che ogni paziente deve prestare alla propria salute.