Dr.ssa Martina Valizzone, specialista in psicologia.
Una stanza chiusa e stretta vi intimorisce? Forse, potreste anche voi soffrire di claustrofobia. Di cosa si tratta e quali sono le cause del disturbo? Lo abbiamo chiesto alla dr.ssa Martina Valizzone, psicologa.
Cosa si intende con il termine claustrofobia?
La claustrofobia per definizione è la paura degli spazi chiusi e ridotti, come, ad esempio: ascensori, gallerie, aerei, stanze senza finestre, apparecchiature per la risonanza magnetica, etc.
Ne soffre circa il 4- 5% della popolazione generale.
Solitamente, la claustrofobia è limitata agli spazi oggettivamente ristretti e chiusi, tuttavia alcuni soggetti manifestano estrema difficoltà a soggiornare anche in ambienti ampi, se questi sono privi di finestre e con la porta chiusa.
Per il soggetto claustrofobico si tratta di situazioni che creano grave disagio. L’intensità della reazione d’angoscia che a questi episodi si accompagna è invalidante e, solitamente, si accompagna ai seguenti sintomi:
- palpitazioni e aumento del battito cardiaco;
- bocca secca;
- difficoltà nella respirazione e sensazione di soffocamento;
- iperventilazione;
- sudorazione;
- vertigini e capogiri;
- nausea;
- formicolio agli arti;
- spasmi muscolari;
- attacchi di panico.
Un comportamento tipicamente messo in atto dal soggetto claustrofobico è l’evitamento di tutte le situazioni in cui si rende necessario sostare in uno spazio ristretto e senza evidenti vie d’uscita, anche se solo per pochi minuti.
Queste strategie di evitamento sono dei veri e propri meccanismi di difesa che la persona mette in atto per salvaguardare se stesso dall’angoscia derivante da situazioni ritenute “a rischio”. Malgrado possa sembrare una strategia efficace, questa non è sempre applicabile e non risolve il problema, bensì lo mantiene e lo rinforza.
Claustrofobia in aereo: che fare per calmarsi?
La claustrofobia in aereo si manifesta fisiologicamente con la sintomatologia presentata prima. Da un punto di vista psicologico, invece, l’esperienza di volare e di non avere nessun controllo sulla situazione e che qualcosa di inaspettato possa accadere, provocano un profondo senso di angoscia.
Per cercare di ridurre l’ansia generata da questa situazione, sono consigliate tisane o gocce con proprietà calmanti, a base di valeriana, oppure affidarsi alla meditazione o all’ascolto di musica rilassante. Molto frequente è il ricorso a farmaci ansiolitici, in grado di placare le reazioni fisiologiche correlate all’ansia e di ridurre lo stato ansioso. L’uso di questo tipo di farmaci è indicato solo previa prescrizione medica.
Inoltre, da diversi anni, le principali compagnie aeree tengono dei corsi per chi soffre di claustrofobia in volo. In questi corsi vengono fornite informazioni sulle dinamiche del volo e insegnate tecniche di rilassamento, con tanto di simulazione virtuale di un viaggio aereo.
Quali sono i rimedi per la claustrofobia?
Quando i sintomi claustrofobici interferiscono negativamente sulla vita quotidiana con effetti invalidanti è necessario affidarsi a uno psicoterapeuta.
La terapia cognitivo-comportamentale lavora alla modifica progressiva dei processi di pensiero e dei comportamenti disfunzionali con dei comportamenti più adattivi.
La prima fase della terapia consiste nella desensibilizzazione, ovvero nell’insegnare al paziente a rilassarsi completamente, successivamente gli si chiede di elencare i luoghi o le situazioni che inducono angoscia, partendo da quelli meno ansiogeni fino ad arrivare a quelli che provocano reazioni più severe.
Un’altra tecnica molto efficace nei casi di claustrofobia è l’esposizione dal vivo, nella quale si chiede al paziente di sperimentare realmente le situazioni in grado di provocare l’ansia e imparare progressivamente a gestire il carico emotivo.
L’uso di farmaci ansiolitici per gestire le situazioni a rischio claustrofobia è diffuso, ma quello che è importante capire è che l’uso dei farmaci non risolve completamente la fobia, permette soltanto di affrontare la situazione claustrofobica con un vissuto meno ansiogeno.