Molte donne valutano, durante la gravidanza, la possibilità di scegliere il parto in acqua per far nascere il proprio bambino.
È importante confrontarsi con il ginecologo di fiducia e cogliere tutti gli aspetti del parto in acqua, per poter scegliere qual è la cosa migliore da fare. Un recente studio ha evidenziato come questa tecnica potrebbe anche esporre il bambino ad alcuni problemi di salute.
Lo studio
Secondo l'American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) e l'American Academy of Pediatrics (AAP), assieme ai potenziali benefici e al relax che il parto in acqua garantirebbe, ci sono dei rischi a cui si esporrebbero i bambini, spesso poco conosciuti dalle mamme.
"Il momento della nascita può essere considerato come il primo grande stress a cui si sottopone l'essere umano nascente, un primo rischioso viaggio per la nostra vita", sostiene il dottor Anthony Vintzileos, responsabile di ostetricia e ginecologia all'Ospedale Winthrop – University di Mineola. Continua, "non esiste alcuna ragione per renderlo più rischioso, attraverso l'acqua".
Secondo le dichiarazioni, problemi potenziali sarebbero legati a:
- – un aumento del rischio di infezioni per la madre e per il bambino;
- – difficoltà a controllare la temperatura corporea del bambino;
- – maggiore rischio di danneggiamento del cordone ombelicale;
- – problemi respiratori causati dall'acqua
- – possibili convulsioni o asfissia del bambino dopo la nascita.
Qual è la posizione delle strutture ospedaliere che garantiscono questo tipo di procedura?
Molti ospedali o centri offrono la possibilità di partorire in acqua. Gli studiosi sostengono la necessità di prendere una serie di misure preventive per proteggere la salute e la sicurezza del bambino.
Queste misure comprendono linee guida rigorose per la selezione delle donne che possono sottoporsi a questo tipo di parto, una corretta pulizia e manutenzione delle vasche e delle piscine, il monitoraggio regolare delle donne, e l'immediata sospensione del parto in acqua, se emergono preoccupazioni.
Queste linee guide sono anche pubblicate sulla rivista "Obstetrics & Gynecology" di questo mese.