La notizia arriva da uno studio pubblicato su Stem Cell Stem: dopo un trapianto di cellule staminali umane in ratti affetti da condizioni simili a quelle del morbo di Parkinson, sono stati notati miglioramenti sia nelle capacità di movimento dei roditori, sia nelle condizioni del loro cervello. Questa scoperta apre una nuova e importante strada per una cura del Parkinson. Ma come si è arrivati a questo risultato?
Le sperimentazioni precedenti
Il morbo di Parkinson è una patologia che comporta il danneggiamento e la perdita di alcune cellule del cervello che producono dopamina. Le conseguenze sono, innanzitutto, una progressiva perdita delle capacità di movimento. Sebbene esistano terapie che rallentano l’avanzamento della malattia, la loro efficacia è limitata nel tempo.
Una diversa strada per trovare una cura era stata proposta recentemente: essa prevedeva il trapianto di tessuto cerebrale proveniente da un feto. Alcuni pazienti avevano riscontrato effetti positivi a lungo termine; altri, invece, avevano accusato movimenti improvvisi e involontari proprio dopo l’intervento. L’incertezza di questi risultati ha reso insicura questa possibile terapia già messa in cattiva luce a causa dei problemi etici legati all’uso delle cellule dei feti.
La nuova terapia con le cellule staminali
Gli scienziati, allora, hanno deciso di cambiare metodo e di risolvere il problema: perché non trapiantare cellule staminali nel cervello e studiare il loro effetto? Il trapianto è stato effettuato su alcuni ratti che presentavano le stesse condizioni di un essere umano affetto dal morbo di Parkinson. I ricercatori della Lund University hanno iniettato dei neuroni derivati da cellule staminali embrionali umane e hanno osservato il loro effetto nel cervello dei roditori. I risultati? Non solo non c’è stato alcun rigetto da parte dell’organo degli animali, ma nel giro di cinque mesi il livello di dopamina era stato ripristinato e le capacità di movimento erano migliorate. Queste cellule, inoltre, hanno stabilito connessioni a lunga distanza con altre aree del cervello, riattivando le attività cerebrali. Questi risultati sono comparabili a quelli ottenuti quando erano state trapiantate cellule cerebrali del feto umano, e dimostrano che le cellule staminali possono essere una valida alternativa per una cura efficace.
“E’ un enorme passo avanti nel campo e un trampolino di lancio verso gli studi clinici” ha detto il ricercatore Malin Parmar. Anche se è presto per dirlo, i ricercatori pensano che questi studi potrebbero iniziare già nel 2017. E ad aspettarlo, curiosi e fiduciosi, siamo in tanti.