Le persone che soffrono di nevrosi – disturbo caratterizzato da ansia, paura e pensieri negativi – sono spesso molto in sintonia con attività legate a rischio e pericolo. Proprio per questo è facile aspettarsi che svolgano bene occupazioni che richiedono concentrazione: piloti acrobatici, aviatori e artificieri.
Eppure, l’evidenza suggerisce che in realtà queste persone sarebbero più adatte a lavori creativi.
La mente tra passato, presente e futuro
L’esatta associazione tra nevrosi e creatività non è ancora chiara. Secondo alcuni ricercatori, potrebbe essere perché le persone più inclini a soffrire di ansia e depressione tendono a pensare molto, spesso a discapito della concentrazione sul compito che hanno da svolgere.
L’ipotesi, ancora tutta da verificare sperimentalmente, è un’aggiunta a teorie in parte già note: chi presenta tratti nevrotici marcati, in genere cerca attività di cui preoccuparsi (meccanismo definito “pensiero auto-generato”). È così che le persone depresse, per esempio, si consumano con pensieri negativi che si creano da sé e che fanno loro dimenticare ciò che dovrebbero fare nel presente.
In altre parole, non sono in sintonia con il “qui e ora”, che è molto importante quando c’è bisogno di concentrarsi su un’attività pericolosa.
Questa nuova ricerca prova a spiegare i meccanismi cerebrali sottostanti che interferiscono con il pensiero sul presente. Una certa dose di eccitazione cerebrale è buona per la concentrazione, ma quando diventa troppa può interferire con la chiarezza del pensiero, fondamentale se si è alle prese con acrobazie, voli o con il disinnesco di una bomba.
Nevrosi e creatività
Ma allora, da dove arriva la creatività? Secondo gli autori, chi si impegna in pensieri auto-generati è creativo perché non è radicato nella realtà, ma viaggia in altre dimensioni. E mentre è concentrato sui suoi pensieri è in grado di resistere ai tentativi di tornare con la mente alla realtà.
Non è certo una sorpresa, quindi, che le sue idee possano risultare nuove e molto originali. Così, se è vero che le persone affette da nevrosi devono combattere lo stress, possono comunque avere una vita lavorativa ricca di successi. Essi, infatti, possono davvero trovare soluzioni creative per molti problemi, con intuizioni utili e fantasiose.
Problem solving?
Le persone clinicamente depresse trascorrono una gran quantità di tempo nel proprio passato. Chi invece ha subito diagnosi di preoccupazione cronica, spende molto tempo nel proprio futuro.
Il punto di forza di questo nuovo studio è proprio nel mettere insieme parte di quel che era già noto su pazienti che trascorrono tanto tempo in pensieri distorti, lontani dalla realtà. Alcune di queste persone possono essere definite creative.
Per gli autori questa creatività si applica specificamente alla soluzione dei problemi, perché il pensiero continuo e preoccupato migliora tale competenza. Tuttavia, questo concetto è assai discutibile, visto che molte persone depresse, in realtà, dimostrano di non essere affatto brave nel “problem solving”.
In effetti, per risolvere adeguatamente i problemi è necessario essere molto vicini alla realtà senza vagare altrove con il pensiero. In questo, il nuovo studio dimostra qualche falla. Secondo gli studiosi, inoltre, interventi psicologici come la meditazione e la consapevolezza di sé, atti a riportare il paziente con il pensiero nel suo “qui e ora”, spesso fanno più male che bene.
Per giudicare i benefici o gli effetti dannosi di questi interventi, non si hanno ancora prove scientifiche sufficienti.
Soffrire di nevrosi: un vantaggio?
La nevrosi per sua stessa natura sensibilizza l’uomo su pericoli del passato e del futuro e per qualcuno questo può essere davvero utile. Pare, tra l’altro, che anche i nostri antenati cavernicoli avessero una parte del cervello che consentiva loro di impegnarsi nella previsione di minacce future.
Ma anche se persone depresse o ansiose possono avere grandi idee, nel lungo periodo sarebbero di sicuro di maggiore aiuto a se stessi ed alla società trovando sollievo dalle loro sofferenze.