No, nessun rapporto di causa-effetto tra l’utilizzo della polvere di talco e lo sviluppo del tumore alle ovaie.
Si chiude così una diatriba lunga decenni, grazie allo studio di un team di ricerca guidato da scienziati del National Institute of Environmental Health Sciences presso il Research Triangle Park della Carolina del Nord, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Moffitt Cancer Center and Research Institute di Tampa (Florida), della prestigiosa Harvard TH Chan School of Public Health e di altri istituti statunitensi.
Cerchiamo di capirne di più.
Perché si diceva che il talco facesse male
Siamo davanti a un risultato davvero importante per il mondo della medicina, che potrebbe mettere definitivamente fine ai vari scontri – legali, soprattutto – nati dopo la pubblicazione di precedenti studi che mettevano in relazione l’uso del talco al carcinoma mammario.
In particolare, parliamo di un una ricerca condotta nel 2013 dal Brigham and Women’s Hospital di Boston, che sosteneva che le donne che erano solite utilizzare il talco in modo regolare sviluppavano un rischio di cancro alle ovaie superiore del 24%.
Da qui, numerosi altri studi avevano poi portato la magistratura alla condanna (in primo grado) di un colosso farmaceutico al pagamento di miliardi di dollari di risarcimento a 22 donne che avevano utilizzato il prodotto per decenni, a causa del quale avrebbero sviluppato la malattia.
Il legame tra talco in polvere e carcinoma ovarico non esiste
Le carte in tavola sono però cambiate, grazie a una ricerca, accompagnata anche da un editoriale, pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Journal of American Medical Association (JAMA).
Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Katie M. O’Brien, hanno infatti ribaltato i risultati di vecchie evidenze scientifiche, portando a termine la più approfondita indagine statistica sul presunto legame tra talco in polvere e tumore ovarico.
Lo studio, commissionato dal governo degli Stati Uniti, ha preso in analisi i dati di oltre 250mila donne che, tra il 1982 e il 2017, sono state intervistate più volte sulle proprie abitudini legate alla salute, compreso l’utilizzo della sostanza sotto accusa. Insomma, nulla è emerso: incrociando tutti i dati, gli scienziati non hanno rilevato nessuna associazione statistica significativa tra l’applicazione intima del talco e lo sviluppo del tumore ovarico.
Nel complesso, 2mila donne durante il periodo di follow-up hanno sviluppato la malattia, ma l’incidenza è stata molto bassa: 61 casi all’anno su 100 mila donne che erano solite utilizzare il talco. I casi tra quelle che non lo utilizzavano sono risultati essere invece 55 all’anno. Nulla di statisticamente significativo, insomma.
Quindi? La scienza è in continua evoluzione e no, non c’è bisogno di allarmarsi se si è fatto uso del talco (oggi o in passato). I futuri studi dovrebbero ora concentrarsi solo sulle donne che hanno conservato le funzioni riproduttive durante l’uso di questa sostanza: un’impresa difficile, certo. Per raccogliere questi dati potrebbero servire molti anni, e perché l’abitudine di utilizzare il talco continua a diminuire.