Il Covid-19 lascia segni, a volte, anche particolarmente difficili da gestire. Uno tra tanti? La nebbia cognitiva, un effetto neurologico legato all'azione infiammatoria del virus che, in alcuni soggetti, supera e colpisce anche la barriera emato-encefalica.
Cosa è la nebbia cognitiva causata dal Covid-19
Quando parliamo di nebbia cognitiva facciamo riferimento a disturbi della memoria a breve termine, stato di confusione, perdita o incapacità di mantenere l'attenzione e la concentrazione (ad esempio, al lavoro), difficoltà a terminare qualsiasi occupazione si inizi.
La causa, ancora una volta, è da ricercarsi nell'ormai nota proteina spike, in grado di spingere il virus oltre la barriera emato-encefalica. Il professore di medicina presso la University of Washington School of Medicine, William A. Banks, in un recente studio afferma che le proteine leganti S1 tendono anche a staccarsi dal virus, ampliando l'infiammazione e portando al rilascio di citochine pro-infiammatorie anche cellule del sistema immunitario localizzate in differenti organi, come il cervello.
La reazione del cervello al Covid-19
All'interno del cervello, raggiunto dal SARS-CoV-2, si genera secondo gli esperti una "tempesta di citochine", proteine infiammatorie che provocano sintomi di malattia grave. Quando il sistema immunitario si accorge del virus, infatti, va in iper-funzionalità e produce le citochine per dirigere una risposta immunitaria efficace per sconfiggere l'agente patogeno.
La conseguenza è l'insorgere di comportamenti tossici e dannosi delle cellule nei tessuti cerebrali.
Il professore Banks sostiene che "sappiamo che, quando si ha l'infezione da Covid-19, si ha difficoltà a respirare e questo perché c'è un'infezione nel polmone, ma un'ulteriore spiegazione è che il virus entra nei centri respiratori del cervello e causa problemi anche lì".
Secondo la biologa italiana Barbara Gallavotti, poi "questi sintomi sembra che riguardino una persona su venti. E si tratta di individui giovani, tra i 18 e i 49 anni".
Cosa ci dicono gli altri virus della nebbia cognitiva
L'annebbiamento cerebrale, in realtà, non è prerogativa solo del nuovo Coronavirus. Marie Grill, neurologa presso la Mayo Clinic, afferma che anche altre infezioni, come la malattia di Lyme, la mononucleosi e i virus dell’herpes possono portare a un calo delle prestazioni del sistema nervoso centrale. La regressione, quasi sempre, è spontanea, ma lunga.
Anche Craig Spencer, direttore del Global Health in Emergency Medicine presso il New York-Presbyterian/Columbia University Medical Center, ha dichiarato ai media di avere avuto disturbi simili, dopo essersi ammalato di Ebola: "Nel 2014 mi sono ammalato di Ebola in Guinea. A quasi sei anni dalla “guarigione”, continuo ad avere difficoltà a concentrarmi. La mia capacità di ricordare è drasticamente ridotta. Dimentico nomi e dettagli di persone che conoscevo molto, molto bene".
Quanto dura la nebbia cognitiva post Covid-19
Risposta certa - come leggiamo anche dalle testimonianze - non c'è e, sempre secondo i ricercatori ,"questi effetti potrebbero durare per molto tempo".
Non solo: uno studio dell'Università di Oxford, pubblicato su The Lancet Psychiatry, ha dimostrato come il virus sia anche legato a un aumento del rischio di problemi di salute mentale. Parliamo, nello specifico di insonnia, depressione o ansia, circa 14 a 90 giorni dopo la diagnosi.
Staremo a vedere; intanto, l'invito è di parlarne sempre a un medico, per capire assieme quali eventuali conseguenze il Coronavirus possa aver causato.