La foto di Pawel Poljanski dopo il Tour de France: cos’è successo alle sue gambe?

Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

Ultimo aggiornamento – 20 Luglio, 2017

La foto di Pawel Poljanski: vene gonfie e muscoli tesi

Dopo 16 tappe di Tour de France credo che le mie gambe siano un po’ stanche”, così commenta il ciclista polacco della Bora-Hansgrohe, Pawel Poljanski, postando una foto su Instagram, dopo le fatiche della tappa del Tour de France da Le Puy-en-Velay a Romans-sur-Isère.

Lo scatto parla chiaro: vene in rilievo e muscoli gonfi, che benissimo rendono l’idea dell’immane sforzo fisico che devono sopportare i ciclisti per arrivare al traguardo. La domanda, davanti a questa istantanea, sorge spontanea. Cosa succede alle nostre vene durante uno sforzo fisico?

Sforzo fisico: la risposta della nostra circolazione

Il doping in questo caso non c’entra nulla, nonostante in molti abbiano paventato questa ipotesi. Poljanski non combatte per il titolo giallo o per qualche importante maglia. È 75° in classica, un buon professionista messo a disposizione dei compagni di gara più esperti.

Qui c’entra solo la fatica, che tutti gli atleti del Tour de France sperimentano. È il dr. Bradley Launikonis, dell’Università del Queensland, a spiegare il fenomeno. Nelle gambe dei ciclisti professionisti, come Pawel Poljanski, vi è infatti un afflusso di sangue che è il doppio di quello che giunge negli arti inferiori di una persona a riposo: le gambe che pedalano richiedono ossigeno per attivarsi e il cuore risponde così.

“La quantità di sangue che fluisce alle nostre gambe ammonta a cinque litri al minuto” – ha dichiarato all’ABC il dr. Launikonis – “Per un ciclista come Poljanski si arriva a toccare anche i 40 litri al minuto: in questi casi, vi sono enormi masse di sangue che si mettono in movimento. In situazioni estreme accade quello che si vede in questa foto. Il sangue si accumula nelle vene ed ecco che queste divengono così visibili“.

Ovviamente, non tutti i ciclisti sperimenteranno vene in rilievo e muscoli gonfi ma la cosiddetta vasodilatazione da sforzo è un fenomeno molto più comune di quanto si pensi. Cosa fare, in questi casi?

Vene gonfie dopo lo sport: alcuni rimedi

Lo sport e il caldo agiscono in maniera perentoria sulle nostre gambe, dilatando le pareti dei vasi sanguigni e apportando un maggior afflusso di sangue, andando a creare gonfiore e spiacevoli ristagni. Tutto normale, non c’è nulla da preoccuparsi.

Anche chi soffre di piccoli problemi circolatori non deve rinunciare all’attività sportiva, amica della salute delle gambe. Il moto è un toccasana per il cuore e per tutto l’apparato circolatorio, e contribuisce a migliorare anche lo stato di vene e piccoli vasi.

Il nuoto è lo sport ideale: l’acqua esercita un messaggio costante sulla gambe e, per effetto della cosiddetta compressione idrostatica, va a stimolare la circolazione dalle zone periferiche al cuore. Anche il ciclismo è un vero toccasana per la salute: chi pedala vedrà subito potenziata in modo efficace la circolazione nelle gambe. E se si dovesse registrare un leggero gonfiore delle vene, niente paura. I rimedi naturali, in questi casi, arrivano in aiuto.

Sono molti, infatti, i prodotti naturali che aiutano a diminuire il gonfiore delle vene. L’estratto di radice di liquirizia, ad esempio, potrebbe essere un ottimo alleato per far tornare la situazione alla normalità. Attenzione, però. La liquirizia, come è noto, è assolutamente vietata in caso di patologie cardiovascolari, pressione alta, diabete, malattie epatiche o renali. In tutti gli altri casi, potrebbe dar sollievo alle vostre gambe.

Anche i sali di Epsom posso aiutare ad attenuare il gonfiore: versatene una o due tazze nella vasca da bagno e assicuratevi che siano sciolti prima di immergervi nell’acqua. Sedetevi e rilassatevi, il gonfiore e le sensazioni di fastidio saranno solo un lontano ricordo.

Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it
Scritto da Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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