Il confine tra la vita e la morte alle volte può essere molto labile e non ben definito. Attualmente, è ancora molto accesso non solo il dibattito sull’esatto momento in cui una manciata di cellule si può considerare in vita, ma anche il momento opposto, ossia quando un corpo non può più essere considerato vivente. Nonostante l’incertezza e la nebbia che circondano i concetti di vita e di morte, scientificamente parlando, c’è un modo per definire con decisione l’esatto momento in cui un organismo vivente diventa completamente e senza nessun’ombra di dubbio morto.
Cos’è il punto di non ritorno?
Il concetto di morte può essere relativo, se si considera tutte quelle volte in cui alcuni pazienti dichiarati clinicamente morti sono stati riportati miracolosamente in vita grazie alla medicina moderna avanzata. La vera morte, secondo una ricerca, avviene quando non esiste più possibilità di essere resuscitati. In sostanza, quando si arriva al punto di non ritorno.
Cos’è l’entropia?
Tutte le attività delle cellule umane, come ripararsi, crescere e riprodursi sono alimentate da due molecole, cioè glucosio e ossigeno, che l’organismo converte in ATP (adenosina trifosfato). Il corpo, quindi, segue la legge universale dell’entropia, secondo la quale queste molecole tendono a diffondersi in maniera casuale dalle aree di alta concentrazione a quelle di bassa concentrazione.
Mentre il processo cellulare è complesso e complicato, in parole povere, le cellule stesse devono tenere costantemente sotto controllo l’entropia, utilizzando l’energia per mantenere le molecole nelle formazioni molto complesse necessarie alle funzioni biologiche. La rottura di queste formazioni, ossia quando questo equilibrio viene meno, causa la morte. Ecco perché quando una persona muore, non è possibile riportarla semplicemente in vita.
È possibile riportare in vita un corpo considerato morto?
Sebbene sia vero che le tecniche di primo soccorso, come la rianimazione cardiopolmonare, nota come RCP, e il defibrillatore, possono ritardare e persino evitare la morte, una volta che tutte le cellule si sono sottratte al processo di entropia, la resurrezione non è più possibile.
In sostanza, i costanti progressi della tecnologia e della medicina, hanno reso reversibili alcuni stadi un tempo considerati già morte, come per esempio il coma. Tuttavia, invertire il processo di morte è impossibile, nonostante alcuni scienziati siano convinti di poter trovare un metodo per far sopravvivere le cellule all’entropia e per superare il “punto di non ritorno”, cambiando per sempre la definizione di morte.
Paura della morte
La paura della morte è perfettamente normale e costantemente presente in natura. Infatti, è proprio grazie alla paura della morte che il corpo reagisce alle situazioni di pericolo.
Alle volte, tuttavia, questa risposta travolge talmente tanto la psiche di una persona da diventare paralizzante e invasiva, impedendo all’individuo di vivere, fare delle scelte e di godere delle gioie della vita.
In genere, questa paura diminuisce quando si ha il controllo di una situazione, mentre invece tende ad aumentare quando non si vedono vie d’uscita, quando le paure diventano ingestibili e quando ci si sente terrorizzati. Ecco perché è importante riuscire a tenere sotto controllo le proprie paure.
Tutte le paure hanno origine da una paura di base: la paura della morte, dalla sconvolgente consapevolezza che un giorno tutti muoiono. Tuttavia, il concetto concreto che spaventa di più è il nulla, l’ignoto, il vuoto, la fine di tutto e l’idea che non esista nulla oltre la morte. In sostanza, la morte è la paura cardine dell’uomo perché sfugge completamente al suo controllo.
Come si sviluppa la paura della morte?
Come è stato descritto in precedenza, la paura della morte è perfettamente normale. I bambini, ancora inconsapevoli, spesso giocano a “fare il morto”. Tuttavia, crescendo si rendono conto che anche per loro la morte è inevitabile ed ecco che nella pre-adolescenza insorgono nell’individuo i primi timori legati alla morte. Tali paure tendono ad aumentare fino all’età adulta, quando la psiche decide di non considerare più l’idea della morte e di evitare l’argomento, accantonandolo dai pensieri quotidiani.
Ansia e paure
Spesso, quando la paura di morire è troppo intensa può provocare dei veri e propri attacchi di panico, diventando praticamente invalidante. Il soggetto diventa ipocondriaco, avverte attacchi cardiaci inesistenti, svenimenti, la sensazione di impazzire e di perdere il controllo. Una volta riconosciuto il problema che sta alla base di questi attacchi, una persona impara a evitare la situazione che li ha causati, ma anche a tenere sotto controllo ansia, stress e insicurezza, per poter vivere in tutta tranquillità.
Grazie alla terapia psicologica è possibile aiutare un individuo a curare non il sintomo, ma le cause che sono più in profondità.