Il ciclo mestruale è già difficile da gestire sulla Terra, tra impegni importanti, attività sportive e vacanze al mare. Come faranno allora le astronaute a gestire questo appuntamento mensile mentre navigano su una navicella spaziale.
Valentina Tereshkova nel 1963 fu la prima donna ad andare nello spazio. Da allora, altre 60 donne hanno seguito le sue orme, trovandosi ad affrontare una sfida in più rispetto agli uomini.
Come afferma Jain Varsha, ginecologo e ricercatore presso il Kings College di Londra, quando la prima donna è andata nello spazio non si sapeva quali sarebbero stati gli effetti, e presto arrivarono notizie rassicuranti. Infatti, mentre la maggior parte dei sistemi del corpo umano sono fortemente influenzati durante il volo spaziale, il ciclo mestruale femminile non sembra cambiare affatto.
Al contrario, i problemi principali sembrano essere quelli del peso di tamponi e assorbenti igienici e smaltimento dei rifiuti per l’interno periodo della missione, che può durare anni.
Modificare il ciclo o interromperlo
Ecco quindi che la scelta più conveniente è spesso quella di interrompere il ciclo quando si è a bordo.
Durante le missioni di breve durata le astronaute scelgono spesso di modificare il ciclo attraverso la pillola anticoncezionale in modo da avere le mestruazioni quando sono sulla Terra, anticipandolo o ritardandolo.
In caso invece di missioni di lungo periodo, si preferisce invece optare per la completa soppressione del ciclo e, se anche per ora si ricorre per mesi all’assunzione della pillola combinata, si sta pensando a metodi alternativi. Basti pensare, infatti, che per una missione di 3 anni sarebbero necessarie 1100 pillole, causando seri problemi di peso a bordo e obbligando le astronaute a un trattamento ormonale troppo pesante.
Contraccettivi a lunga durata
Per evitare tutto ciò, i ricercatori stanno valutando l’impiego nel futuro di contraccettivi a lunga durata, come la spirale intrauterina e gli impianti sottocutanei, che hanno effetti collaterali minimi, possono essere applicati prima della partenza e non e non creano problemi di imballaggio o smaltimento.
Prendere la pillola anticoncezionale, tuttavia, potrebbe fornire alcuni vantaggi per le astronaute, migliorando la loro densità ossea. “La mancanza di gravità infatti comporta la perdita della densità minerale ossea, dovuto alla mancanza di pesi che permettono alle ossa di rafforzarsi”, spiega il dottor Jain. L’estrogeno, l’ingrediente principale delle pillole anticoncezionali, agisce come protettore delle ossa e potrebbe quindi impedire questa perdita.
Lo studio vuole porre l’attenzione sulla possibilità di adottare metodi alternativi che limitano al massimo i rischi per la salute delle donne nello spazio, tuttavia sono necessari altri approfondimenti per capire se e come l’uso di impianti potrebbe interagire come le operazioni delle astronaute.