Un’inchiesta sul tonno in scatola, condotta dalla Ong francese Bloom, ha rivelato che su 148 scatolette di tonno acquistate casualmente in cinque Paesi europei (Italia, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna) il prodotto al suo interno è contaminato da mercurio.
Cerchiamo di capirne di più.
Il mercurio nel tonno
Il tonno in scatola in vendita negli esercizi commerciali in Italia può contenere quantità pericolosamente elevate di mercurio: è quanto emerso da un’indagine di Bloom, una Ong francese che ha pubblicato i risultati delle analisi condotte da un laboratorio indipendente.
Sono state rilevate tracce di mercurio in tutte le confezioni analizzate e addirittura una su dieci contiene livelli di mercurio che superano la tolleranza massima prevista per il tonno (1 mg/kg).
Più di una scatoletta su due (57%), poi, supera il limite massimo di mercurio stabilito dalle norme europee (Regolamento UE 617/2022) per alcune specie di pesci (0,3 mg/kg), come sardine, merluzzo, acciughe, salmone e sgombro.
“A causa dei pericoli per la salute derivanti dall’ingestione regolare di mercurio, anche a basse dosi – afferma lo studio – tutte le lattine di tonno che superano lo standard di 0,3 mg/kg dovrebbero essere vietate dalla vendita”.
“La soglia di tolleranza massima – dice l’Ong – è tre volte più alta per il tonno rispetto ad altre specie ittiche senza che ci sia la minima giustificazione sanitaria per una soglia differenziata. Questa concentrazione può generare una contaminazione diffusa nella popolazione, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute.
Secondo l’organizzazione, quindi, il limite di pericolosità non è stato fissato con l’obiettivo di tutelare la salute umana, ma solo gli interessi finanziari dell’industria del tonno.
Ma perché il tonno conterrebbe mercurio? Essendo un predatore in cima alla catena alimentare, questo pesce accumula metilmercurio (forma organica e più pericolosa di questa sostanza chimica) quando consuma prede contaminate e, vivendo anche fino a 40 anni, è tra i pesci che possono raggiungere concentrazioni più elevate, anche dieci volte maggiori rispetto a quelle di specie più piccole.
Esposizione al mercurio: quali sono i rischi per la salute?
Il metilmercurio è tossico per la salute umana e l’ingestione regolare, anche in piccole quantità, può avere diversi impatti negativi per la salute. I più significativi riguardano il sistema nervoso, gastrointestinale, immunitario e cardiocircolatorio.
Quando ingerito, in particolare attraverso il consumo di pesce contaminato, è assorbito dall’organismo molto più efficacemente rispetto al mercurio inorganico ed è in grado di introdursi nei follicoli dei capelli, attraversare la barriera placentare, quella ematoencefalica e quella emato-liquorale (barriere che proteggono il cervello dall'ingresso di agenti tossici), finendo per accumularsi non solo nei capelli ma soprattutto nel feto e nel cervello.
L’esposizione a questa sostanza prima della nascita e durante la prima infanzia, attraverso il consumo da parte della madre di pesce contaminato, rappresenta un serio rischio per lo sviluppo neurologico del bambino: per questo motivo che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) invita le donne in gravidanza a ridurre il consumo, soprattutto in gravidanza e durante la prima infanzia del bambino, di specie ittiche come tonno, pesce spada, luccio, squaloidi (come il palombo).
I sintomi di un’esposizione prolungata ad alti livelli di metilmercurio dipendono dalla quantità di metilmercurio ingerita, dalla durata dell’esposizione e dalle caratteristiche della persona e includono:
- disturbi della vista, dell’udito e della parola;
- debolezza muscolare;
- formicolio e intorpidimento alle dita di mani e piedi;
- mancanza di coordinazione.