Risposte a cura della dr.ssa Francesca Farnetani, ricercatrice dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
In estate se ne parla di più, sebbene questa grave patologia non conosca stagioni. Il tumore alla pelle è, infatti, un tipo di cancro tra i più diffusi: leggendo i dati AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), i tumori cutanei non melanomatosi sono al primo posto tra gli uomini e al secondo tra le donne, secondi solo al tumore al seno. Due su otto, purtroppo, sono di natura maligna.
Si stima, infatti, che nel 2017 in Italia 14.000 persone, 7.300 uomini e 6.700 donne, abbiano ricevuto una diagnosi di melanoma della cute. Purtroppo questi numeri sono in costante aumento: l’incidenza cresce ogni anno del 4,4% nella popolazione maschile e del 3% in quella femminile.
Abbiamo rivolto alcune domande alla dr.ssa Francesca Farnetani, ricercatrice dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, per capire insieme come riconoscere le cause e cosa fare per prevenire questo tipo di cancro.
Tumore alla pelle: quali sono i sintomi per riconoscerlo sin da subito?
Il melanoma è un tumore cutaneo che può essere riconosciuto nei casi più gravi e avanzati con la sola visita clinica, per la presenza di una lesione atipica che presenti margini irregolari, asimmetria, colore variegato e diametro superiore al centimetro.
Nei casi iniziali è necessario l’ausilio di una visita specialistica dermatologica con la dermatoscopia, che rileverà i cambiamenti ultrastrutturali della lesione. Per tale ragione, è consigliabile una visita annuale dei nevi presso uno specialista; devono comunque essere considerati “campanelli di allarme” la comparsa di nuovi nevi di aspetto irregolare con presenza di più colori e crescita repentina, oppure cambiamenti dello stesso tipo in nevi già presenti.
Da non sottovalutare le lesioni più chiare o rosa: il melanoma non è sempre scuro, in una percentuale inferiore di casi il melanoma è “amelanotico”, quindi anche le lesioni chiare o rosa, in caso di crescita anomala per dimensioni o asimmetria devo essere segnalate al dermatologo
Chi sono i soggetti più a rischio di melanoma?
Il melanoma è composto da vari istotipi con una provata correlazione genetica.
Dei vari istotipi alcuni riconoscono come fattore di rischio il sole e, quindi, su una base di rischio genetico, una eccessiva esposizione alle radiazioni solari può indurre la comparsa del melanoma.
Per altri istotipi non è provata la correlazione con le radiazioni solari; in questo secondo caso i pazienti con una storia familiare di melanoma devono essere considerati soggetti a rischio per la sospetta predisposizione genetica. Ad oggi, sono disponibili indagini di genetica avanzata che possono diagnosticare l’eventuale presenza di predisposizione genetica al melanoma stesso.
Quali sono le terapie più efficaci, attualmente seguite, per combattere il melanoma?
Quando il melanoma viene diagnosticato in fase metastatica è possibile effettuare le terapie sistemiche note come “target therapies”, farmaci che colpiscono specifiche mutazioni genetiche del tumore stesso.
Sono presenti in commercio molecole come Vemurafenib e Dabrafenib che hanno dimostrato di allungare la sopravvivenza e ridurre il rischio di recidive. Le terapie a bersaglio molecolare consentono di colpire in maniera mirata una specifica proteina mutata nel tumore; tali terapie sono efficaci soltanto nei pazienti il cui tumore ha una mutazione di BRAF V600.
Sono inoltre presenti molecole come Ipilinumab e Nivolumab che fanno parte della Immunoterapia che permette di sfruttare il sistema immunitario del paziente per combattere le cellule tumorali, tali terapie sono efficaci indipendentemente dal tipo di mutazioni genetiche presenti nel tumore.
Si ringrazia per la collaborazione AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Ricordiamo che “I ricercatori AIRC sono in prima linea a livello internazionale nella ricerca sul melanoma: dopo molti anni di studi, tentativi e passi avanti nella conoscenza, grazie anche al loro importante contributo c’è stata una vera e propria svolta nella cura di questa neoplasia, soprattutto con l’immunoterapia e la messa a punto di protocolli combinati con altri approcci terapeutici”, come ha spiegato Federico Caligaris Cappio, Direttore Scientifico di AIRC.