Malattie renali: il caffè potrebbe allungare le aspettative di vita, secondo la scienza

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Malattie renali e caffè

Divino caffè, il cui gusto rimane tutto il giorno in bocca”, un pensiero del poeta francese Arthur Rimbaud, condiviso certamente da milioni di persone in tutto il mondo. Eh sì, perché, il caffè, lungo o espresso, con caffeina o decaffeinato che sia, è una delle bevande più consumate al mondo.

Ma il caffè fa male o fa bene? Molto spesso demonizzato, il caffè viene certamente sconsigliato a chi ha disturbi del sonno, problemi di ipertensione, disturbi gastrici e anche l’assunzione con alcune medicine andrebbe evitata. Tuttavia, sembra che esistano alcune condizioni per le quali la caffeina potrebbe essere benefica. Il caffè è un noto energizzante, grazie appunto alla caffeina contenuta in esso, ma alcuni studi hanno messo in evidenza benefici della caffeina, anche in soggetti affetti da malattie renali.

Questa sostanza, inoltre, potrebbe essere prescritta ai pazienti con malattia renale cronica. Secondo un recente studio sul trapianto renale, consumare più caffeina potrebbe ridurre il rischio di morte per i pazienti con malattie renali.

I ricercatori ritengono che gli effetti positivi della caffeina siano legati agli effetti vascolari, poiché migliora la funzione vascolare.

Il caffè come non lo abbiamo mai visto

Prima di addentrarci nello studio, condividiamo con i lettori qualche curiosità sulle modalità esistenti per  fare il caffè.

Quanti modi esistono per fare il caffè? Tantissimi! Eccone solo alcuni esempi:

  • Caffè espresso
  • Cappuccino – chiaro o scuro
  • Cappuccino decaffeinato (con caffè senza caffeina)
  • Caffè decaffeinato (senza caffeina)
  • Caffè corto
  • Caffè lungo: il classico caffè conosciuto negli Stati Uniti e nell’Europa centro-settentrionale
  • Caffè macchiato (con latte)
  • Caffè corretto (con grappa)
  • Caffè napoletano (preparato con la caffettiera napoletana)
  • Caffè al ginseng (con aggiunta di estratti di ginseng)
  • Mocaccino (variante del cappuccino tradizionale con l’aggiunta di cioccolata calda)
  • Caffè d’orzo (non si tratta di un vero e proprio caffè, poiché la sua preparazione avviene tramite i chicchi d’orzo)
  • Marocchino (si utilizza un bicchierino di vetro dove prima viene aggiunta la schiuma del latte e poi il caffè, aggiungendo poi del cacao o del cioccolato)
  • Irish Coffee (caffè con l’aggiunta di crema di panna e whisky)

Che cosa ha scoperto la ricerca?

Il team, guidato da un medico portoghese, ha esaminato i dati di 4.863 americani con malattia renale cronica tra il 1999 e il 2010, nell’ambito del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), dopo aver considerato fattori come età, dieta e altre malattie.

Lo studio voleva valutare i possibili benefici della caffeina in pazienti affetti da patologie renali croniche e trapiantati. I pazienti sono stati suddivisi in quattro gruppi:

  1. il primo gruppo ha consumato una quantità di caffeina pari ad una tazza da tè;
  2. il secondo gruppo ha consumato una quantità di caffeina equivalente a una tazza di caffè;
  3. il terzo gruppo aveva consumato l’equivalente di due tazze di caffè al giorno;
  4. il quarto gruppo aveva consumato più tazze di caffè al giorno.

I soggetti del secondo gruppo avevano un rischio di morte inferiore del 12%, mentre quelli del terzo gruppo avevano una riduzione del 22%. I soggetti che avevano assunto  maggiori quantità di caffeina al giorno avevano un rischio di morte inferiore del 24%.

Consigliare ai pazienti con malattie renali di bere più caffeina può ridurre il rischio di mortalità“, – ha spiegato il dott. Miguel Bigotte Vieira, uno degli autori principali dell’indagine. Vieira ha anche sottolineato che si tratta di uno studio osservazionale che, quindi, non mostra che bere più caffeina abbassa decisamente il rischio di morte in pazienti con malattia renale cronica. “I risultati devono essere confermati attraverso una sperimentazione clinica randomizzata”, ha concluso il dottore.

Questo non era il primo studio intento a valutare gli effetti della caffeina su pazienti affetti da insufficienza renale cronica (IRC). Un altro studio, pubblicato sull’American Journal of Medicine, ha rilevato che lo sviluppo della malattia si verificava meno nelle persone che bevevano caffè ogni giorno.

Che dire della moderazione?

Jessianna Saville, dietista esperto in alimentazione per patologie renali, ha pubblicato un articolo per la National Kidney Foundation su questo argomento, e ha avvertito che bere troppo caffè comporta altri rischi, tuttavia è una bevanda con possibili effetti benefici se bevuta con moderazione da pazienti affetti da malattia renale cronica. La moderazione è la strada giusta da seguire. Come in tutte le cose, l’eccesso non è mai consigliato. Inoltre, in pazienti affetti da patologie renali che devono controllare la quantità di liquidi assunti giornalmente, bisogna assicurarsi che il caffè si adatti al fabbisogno giornaliero di liquidi.

Nei soggetti affetti da IRC, i livelli di potassio devono rimanere bassi. La maggior parte delle persone con insufficienza renale acuta da moderata a grave o danno renale acuto dovrebbe assumere meno di 2000 mg di potassio ogni giorno. Se si bevono più di una tazza di caffè al giorno (ogni tazza di caffè contiene circa 116 mg di potassio) si potrebbe finire per consumare più potassio di quanto sia stato raccomandato.

Due tazze di caffè al giorno sono quantità da considerare nel range di sicurezza“, – hanno detto i ricercatori.

E’ importante sottolineare che la caffeina ha dei benefici, ma può anche causare un improvviso aumento della pressione sanguigna, e questo non va bene per nessuno, specialmente per pazienti affetti da IRC. Quindi bere caffè moderatamente è il consiglio appropriato che hanno dato i ricercatori.


FONTECaffeine consumption and mortality in chronic kidney disease: a nationally representative analysis – DOI: https://academic.oup.com/ndt/advance-article/doi/10.1093/ndt/gfy234/5063554

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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