Malattia e retribuzione: tutto quello che c'è da sapere sull'indennità di malattia

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 21 Agosto, 2024

Un medico di base

L'indennità di malattia è un beneficio economico che prevede il riconoscimento di un'indennità economica al lavoratore malato, al fine di garantirgli un sostegno durante il periodo di assenza dal lavoro.

Questo sostegno finanziario vuol tutelare il lavoratore con un reddito sostitutivo dello stipendio, permettendogli di far fronte alle necessità quotidiane anche durante l'assenza dal lavoro per motivi di salute.

Il diritto all'indennità di malattia è riconosciuto ai lavoratori del settore pubblico e del settore privato, ma viene applicata con regole diverse.

Per ottenere l'indennità, il lavoratore dovrà comunicare l'assenza al datore di lavoro e presentare il certificato medico attraverso il proprio medico curante che invierà telematicamente il certificato all'INPS e al datore di lavoro entro 2 giorni dall'inizio della malattia.

Di solito l'indennità INPS viene anticipata in busta paga dal datore di lavoro, che quasi sempre la integra contrattualmente fino alla normale retribuzione.

Vediamo cosa è importante sapere su malattia e retribuzione, chi paga la malattia e come funziona il trattamento di rimborso, come avviene il pagamento e quanti giorni di malattia possono essere retribuiti.

Sospensione dal lavoro per malattia

La malattia rappresenta una situazione di temporanea sospensione della propria prestazione lavorativa, come previsto dall'articolo 2110 del Codice Civile italiano.

È un evento che può colpire qualsiasi lavoratore, influenzando non solo il suo stato di salute, ma anche la sua retribuzione. Quando un dipendente si ammala, infatti, la sua assenza dal lavoro può comportare una malattia non retribuita in busta paga, ovvero una riduzione dello stipendio per i giorni di malattia.

In sostanza, il lavoratore non percepisce la normale retribuzione per i giorni di assenza, ma può comunque beneficiare dell'indennità di malattia erogata dall'INPS. Questa indennità, tuttavia, non copre l'intera retribuzione, ma solo una percentuale di essa, determinata in base alla durata della malattia e alla categoria contrattuale del lavoratore.

È importante precisare che la malattia non comporta la risoluzione automatica del contratto di lavoro. Infatti, il rapporto di lavoro non viene interrotto, ma semplicemente sospeso per la durata dell'evento che ha causato l'impossibilità della prestazione.


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Durante questo periodo, il lavoratore è esonerato dall'obbligo di prestare la propria attività lavorativa, senza che ciò comporti la perdita del posto di lavoro.

Questa situazione ha carattere temporaneo, poiché si presume che, non appena possibile, si riprendano regolarmente la propria attività.

La sospensione del contratto di lavoro per malattia ha lo scopo di tutelare il lavoratore, consentendogli di prendersi cura della propria salute senza dover temere per la stabilità del proprio impiego. Al contempo, questa previsione tiene conto anche delle esigenze del datore di lavoro, che non è tenuto a risolvere il contratto per un'assenza temporanea dovuta a motivi di salute.

Chi ha diritto all'indennità di malattia INPS

I lavoratori che possono beneficiare dell’indennità di malattia appartengono al settore privato, sono dipendenti del settore terziario e servizi, disoccupati e lavoratori sospesi dal lavoro, quando questo si sia concluso o sia stato sospeso da non più di 60 giorni prima dell’inizio della malattia.

L’indennità di malattia a carico dell’INPS spetta a queste tipologie di dipendenti da datori di lavoro privati nei settori:

  • terziario/servizi;
  • industria;
  • agricoltura; 
  • spettacolo;
  • marittimo.

con qualifica di:

  • operai;
  • apprendisti;
  • disoccupati;
  • lavoratori sospesi dal lavoro;
  • lavoratori iscritti alla gestione separata (art. 2 comma 26 della Legge n. 335/95).

Ne hanno diritto, invece:

  • i collaboratori familiari (COLF e Badanti);
  • gli impiegati dell’industria;
  • i dirigenti;
  • i portieri.

Per quanto riguarda la categoria dei disoccupati e dei sospesi, l’indennità di malattia che spetta a questi lavoratori ammonta ai 2/3 delle misure ordinarie, e a patto che l’inizio della malattia avvenga entro i 60 giorni dalla cessazione o sospensione del rapporto di lavoro.

Anche i dipendenti del settore pubblico hanno diritto all'indennità. Ma ai lavoratori statali la malattia viene pagata per 18 mesi.

Malattia e retribuzione: a quanto ammonta l'importo per i dipendenti del settore privato

L'importo dell'indennità di malattia non corrisponde al 100% della retribuzione che il lavoratore percepirebbe se fosse regolarmente in servizio. L'entità dell'indennità varia in base a diversi fattori, tra cui la categoria professionale di appartenenza del lavoratore e la durata del periodo di malattia indicata nel certificato medico fornito dal medico curante.

Le assenze per malattia di breve durata, fino a 3 giorni (cosiddetti "di carenza"), sono gestite dal datore di lavoro, che riconosce la normale retribuzione in misura pari al 100%, senza il coinvolgimento dell'INPS. 

L'Istituto di previdenza non riconosce l'indennità di malattia per questo periodo iniziale. Dal 4° giorno di malattia, la prestazione è a carico dell’INPS, che corrisponde l'indennità in base alla data di inizio riportata nel certificato.

L’indennità per malattia dal 4° giorno viene così suddivisa:

  • dal 4° al 21° giorno: retribuzione media giornaliera del lavoratore pari al 50% (dei 30 giorni precedenti la malattia, per i primi 20 giorni);
  • dal 21° al 180° giorno: retribuzione media giornaliera del lavoratore pari al 66,66%.

NB: Di solito, l'indennità di malattia viene anticipata dal datore di lavoro contestualmente al pagamento della retribuzione. Alcune categorie di lavoratori, invece, ricevono il pagamento da parte dell'INPS direttamente.

Durata massima dell'indennità

Per i contratti a tempo indeterminato nel settore privato, l'indennità raggiunge un massimo di 180 giorni in un anno solare. Se il rapporto cessa o è sospeso, la copertura vale se la malattia sopraggiunge entro 60 giorni.

Per quanto riguarda i contratti a termine, sempre entro la soglia dei 180 giorni annui, l'indennità è riconosciuta in relazione ai giorni lavorati nei 12 mesi precedenti. Se in quel periodo non si superano i 30 giorni di lavoro, l'indennità è circoscritta ai 30 giorni l'anno. Dopo la scadenza del contratto a termine non si ha più diritto ad alcuna indennità.

Indennità di malattia per dipendenti pubblici

Per quanto riguarda i dipendenti pubblici ci sono delle regole differenti – e più vantaggiose – sia per la durata che per il calcolo dell’indennità di malattia. Agli statali, infatti, la malattia viene pagata non per 180 giorni, bensì per 18 mesi.

Nei primi 9 mesi di assenza, questo ha diritto inoltre al 100% della retribuzione. Nei tre mesi successivi, quindi dal 10° al 12°, gli spetta un’indennità pari al 90% della retribuzione. Dal 13° al 18° mese, infine, l’indennità si abbassa al 50% dello stipendio, mentre per dal 18° mese in poi non spetta alcunché.

Come comunicare la malattia e la certificazione medica

Per ricevere l'indennità, il lavoratore deve presentare un certificato medico che documenti la malattia. La certificazione va inviata sia all'INPS che al datore di lavoro per via telematica, direttamente dal medico della mutua o dalla struttura sanitaria pubblica che li rilascia. Sarà l'Istituto a inoltrare il certificato medico ai datori di lavoro.

I professionisti che devono trasmettere i certificati per via telematica sono:

  • medici dipendenti del SSN;
  • medici convenzionati con il SSN;
  • medici liberi professionisti.

Il datore può accedere solo all'attestato di malattia con la prognosi, mentre diagnosi e dati sensibili restano riservati nel certificato inviato all'INPS per tutelare la privacy e non sono informazioni disponibili al datore di lavoro.

Il lavoratore deve comunicare al datore l'assenza per malattia secondo le norme contrattuali e fornire al medico l'eventuale diverso indirizzo di reperibilità per i controlli. Deve poi verificare la correttezza dei propri dati anagrafici inseriti dal medico.

Un medico di base

In caso di problemi di trasmissione telematica o malattia insorta all'estero, il lavoratore invierà la certificazione cartacea nei modi e tempi previsti dal contratto.

Il dipendente è tenuto a recapitare o spedire a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento il certificato medico entro i due giorni successivi all’inizio della malattia o alla sua eventuale prosecuzione. Nel caso in cui il certificato viene presentato tardi, il lavoratore non percepisce l'indennità o la percepisce solo per il periodo decorrente dal rilascio del certificato medico.

Visite fiscali

L'INPS può effettuare controlli d'ufficio e su richiesta del datore di lavoro, a partire dal 1° giorno di assenza, in fasce orarie di reperibilità tutti i giorni, festivi compresi.

Le visite possono avvenire sia presso il domicilio del lavoratore sia presso ambulatori ASL/INPS:

  • dipendenti pubblici: dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00;
  • dipendenti privati: dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 19:00.

La mancata presenza alla visita fiscale deve essere giustificata da cause di forza maggiore, da visite e accertamenti specialistici urgenti. L'assenza ingiustificata alla visita fiscale INPS, espone il lavoratore dipendente a una sanzione disciplinare, amministrativa, e al licenziamento per giusta causa, ove si ripeta l'assenza ingiustificata.

Il dipendente non reperibile alla prima visita di controllo e che non fornisca valida giustificazione all'INPS potrebbe perdere il diritto a ricevere l'indennità economica per i primi dieci giorni di malattia.

Cos'è il periodo di comporto

Un concetto che è bene comprendere e far proprio è il periodo di comporto ovvero il lasso di tempo entro il quale un lavoratore dipendente può assentarsi dal lavoro a causa di una malattia senza rischiare il licenziamento. In altre parole, rappresenta il limite massimo di assenze per malattia tollerato dal datore di lavoro.

A cosa serve il periodo di comporto

Il periodo di comporto serve a bilanciare due esigenze contrapposte: da un lato, tutela il lavoratore malato, garantendogli la conservazione del posto di lavoro per un determinato periodo; dall'altro, tutela il datore di lavoro, evitando che un'assenza prolungata per malattia possa compromettere l'organizzazione aziendale

Come si determina la durata del periodo di comporto

La durata del periodo di comporto non è uguale per tutti i lavoratori, ma varia in base alla tipologia di impiego e al contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato. Ogni CCNL, infatti, stabilisce la durata massima del periodo di comporto per quella specifica categoria di lavoratori.

Periodo di comporto e indennità di malattia INPS

Spesso, il periodo di comporto coincide con il periodo massimo indennizzabile dall'INPS, ovvero con il numero di giorni per cui il lavoratore malato ha diritto a percepire l'indennità di malattia da parte dell'istituto previdenziale. Tuttavia, non sempre è così: in alcuni CCNL, il periodo di comporto può essere più lungo o più breve rispetto al periodo indennizzabile dall'INPS.

Modalità di calcolo del periodo di comporto

Il periodo di comporto può essere calcolato in due modi diversi, a seconda di quanto previsto dal CCNL:

  • modalità secca: si considera solo l'assenza continuativa e ininterrotta per malattia. In questo caso, il periodo di comporto si "azzera" quando il lavoratore rientra al lavoro, anche solo per un giorno;
  • modalità per sommatoria: si considerano tutti i giorni di assenza per malattia effettuati dal lavoratore in un determinato arco temporale (solitamente l'anno solare). In questo caso, il periodo di comporto si calcola sommando tutte le assenze per malattia, anche non continuative.

Giorni festivi e periodo di comporto

Quando il periodo di comporto si calcola per sommatoria, nel conteggio rientrano anche i giorni festivi compresi nel periodo di malattia (ad eccezione delle domeniche). Ad esempio, se un lavoratore si ammala il venerdì e guarisce il lunedì successivo, nel calcolo del periodo di comporto rientreranno anche il sabato e l'eventuale festività inclusa in quel periodo.

Superamento del periodo di comporto e licenziamento

Se un lavoratore supera il periodo di comporto previsto dal suo CCNL, il datore di lavoro ha la facoltà di procedere al licenziamento per superamento del periodo di comporto. Tuttavia, prima di procedere al licenziamento, il datore di lavoro deve:

  • verificare che il lavoratore abbia effettivamente superato il periodo di comporto previsto dal CCNL;
  • contestare per iscritto al lavoratore il superamento del periodo di comporto;
  • concedere al lavoratore la possibilità di fornire giustificazioni e documentazione a supporto delle sue assenze.

Solo dopo aver espletato questi passaggi, il datore di lavoro potrà eventualmente procedere al licenziamento per superamento del periodo di comporto.

Eccezioni al periodo di comporto

Il periodo di comporto non si applica in caso di eventi morbosi imputabili al comportamento del datore di lavoro, come ad esempio:

  • infortuni sul lavoro;
  • malattie professionali;
  • malattie causate da inadempimenti del datore di lavoro in materia di sicurezza sul lavoro

In questi casi, infatti, è il datore di lavoro ad essere responsabile dell'insorgenza della malattia, e pertanto non può invocare il superamento del periodo di comporto per procedere al licenziamento.

Malattia e ferie: cosa è importante sapere

Quando ci si ammala durante le ferie, la malattia può interromperne il normale decorso, se la condizione di salute è incompatibile con lo scopo delle ferie stesse, cioè il riposo, il recupero delle energie e il relax.

Se la malattia insorge durante il periodo di ferie, queste vengono sospese fino alla completa guarigione, a patto che l'evento morboso sia tale da:

  • pregiudicare le finalità tipiche delle ferie;
  • compromettere il recupero psicofisico, il riposo e la funzione ricreativa delle ferie stesse;

Per stabilire se una malattia possa effettivamente sospendere le ferie, non è sufficiente fare riferimento all'articolo 2110 del Codice Civile, che disciplina l'evento morboso come causa di inesigibilità della prestazione lavorativa in relazione alle mansioni specifiche del lavoratore.

Infatti, il principio dell'effetto sospensivo delle ferie in caso di malattia non ha un valore assoluto, ma ammette delle eccezioni. Per individuarle, è necessario valutare attentamente:

  • la specificità degli stati morbosi denunciati;
  • la loro incompatibilità con l'essenziale funzione di riposo, recupero delle energie psicofisiche e ricreazione, propria delle ferie.

Esempi di condizioni che sospendono le ferie

Alcune condizioni di salute che possono sospendere le ferie sono, ad esempio:

  • ricoveri ospedalieri;
  • interventi chirurgici;
  • malattie infettive che richiedono l'isolamento;
  • traumi o fratture che impediscono la mobilità;
  • patologie che necessitano di terapie intensive o cure costanti.

In questi casi, è evidente che la malattia interferisce con la possibilità di godere appieno delle ferie e delle loro finalità.

Cosa fare in caso di malattia durante le ferie

Se ci si ammala durante le ferie, è importante seguire alcuni passaggi:

  • contattare il proprio medico curante per una diagnosi e una prognosi;
  • informare il datore di lavoro dell'insorgenza della malattia e della sua incompatibilità con le ferie;
  • inviare al datore di lavoro il certificato medico che attesta la malattia e la sua durata;
  • concordare con il datore di lavoro le modalità per il recupero dei giorni di ferie non goduti a causa della malattia

Diritti del lavoratore in caso di malattia durante le ferie

Il lavoratore che si ammala durante le ferie ha diritto alla sospensione delle stesse per tutta la durata della malattia, come stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) e dalla normativa vigente.

Inoltre, il lavoratore ha diritto a:

  • recuperare i giorni di ferie non goduti a causa della malattia;
  • percepire l'indennità di malattia, se prevista dal CCNL o dalla legge;
  • non subire riduzioni della retribuzione o del periodo di ferie

Doveri del lavoratore in caso di malattia durante le ferie

D'altra parte, il lavoratore ha anche dei doveri da rispettare in caso di malattia durante le ferie:

  • comunicare al datore di lavoro l'insorgenza della malattia e la sua prognosi;
  • fornire al datore di lavoro la documentazione medica che attesta la malattia e la sua durata;
  • rispettare le eventuali visite di controllo disposte dal datore di lavoro;
  • non svolgere attività incompatibili con lo stato di malattia

Casi particolari: malattia durante le ferie all'estero

Se la malattia insorge mentre il lavoratore si trova in ferie all'estero, è necessario seguire alcune accortezze aggiuntive:

  • contattare immediatamente un medico locale per ottenere una diagnosi e una prognosi;
  • farsi rilasciare dal medico un certificato in lingua inglese o nella lingua del paese ospitante;
  • informare il datore di lavoro dell'insorgenza della malattia;
  • inviare al datore di lavoro il certificato medico tradotto in italiano da un traduttore giurato o dall'ambasciata/consolato italiano all'estero.

In questi casi, potrebbe essere necessario prolungare il soggiorno all'estero fino alla guarigione o al rientro in condizioni di sicurezza. Le spese mediche sostenute all'estero potrebbero essere rimborsate dall'assicurazione sanitaria o dal servizio sanitario nazionale, previa presentazione della documentazione originale.

Valentina Montagna | Editor
Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr. Christian Raddato
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a cura di Dr. Christian Raddato