Tra i compiti del nervo vago – il principale rappresentante delle fibre nervose – c’è quello di mantenere aperte le vie respiratorie e impedire che gli alimenti entrino nella trachea, bloccando il passaggio di aria.
In caso di problemi cronici alla gola, gli sforzi del nervo si vanno a concentrare proprio su queste attività, con un minor coinvolgimento nei sistemi di controllo della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa.
Secondo una ricerca apparsa su JAMA Otolaryngology condotta dagli esperti dell'Università di Southampton e dell'University Hospitals of Dorset Foundation Trust, dunque, ci sarebbe una correlazione tra mal di gola e controllo della pressione: scopriamone di più.
Cosa dice lo studio
I ricercatori hanno messo a confronto la frequenza cardiaca e la pressione di 23 pazienti ricoverati per disturbi a carico di laringe e faringe e 30 soggetti con quadri di reflusso gastroesofageo e assottigliamento delle corde vocali.
Nel primo caso, il numero dei battiti a riposo è stato più alto (in media), ma la pressione è diminuita.
Sono parsi meno sensibili anche i sistemi di controllo dei barocettori carotidei, centri di controllo che, in caso la pressione arteriosa stia scendendo, avvisano l’apparato cardiovascolare che reagisce con una vasocostrizione periferica e con un aumento dei battiti cardiaci; se la pressione sale, ovviamente, avviene il contrario.
Questa ridotta sensibilità è la nota preoccupante, poiché influisce sulla sopravvivenza indipendentemente dagli altri rischi cardiovascolari.
“Se questa associazione dovesse essere confermata da studi futuri – commenta Reza Nouraei, l’autore principale dello studio – la necessità di fare diagnosi tempestive e accurate e di fornire trattamenti precoci e definitivi diventerà più urgente”.
Il ruolo non marginale del Covid
La ricerca sottolinea come un disturbo a carico delle vie aeree possa avere ripercussioni sul cuore e sulla circolazione, focalizzandosi sui barocettori – fondamentali per il sistema nervoso nel rilevare i cambiamenti di pressione e regolando la frequenza cardiaca.
Le osservazioni che sono emerse riguardano i pazienti colpiti da un’infezione virale come il Coronavirus: in questo caso, si può avere una compromissione dei sistemi di controllo.
Nouraei fa sapere che, per compensare questa condizione, il sistema di controllo autonomo deve spendere notevoli quantità di energia per mantenere le vie aeree sicure, influendo potenzialmente su cuore e circolazione.
A corredo di queste informazioni, arriva un ulteriore studio condotto dagli esperti del Kennedy Krieger Institute che che sottolinea come molti bambini con Long-Covid potrebbero andare incontro a ipotensione ortostatica
Questa può generare:
- difficoltà a regolare la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca;
- sindrome da tachicardia posturale ortostatica, ovvero quando il cuore accelera quando si sta in piedi.
Secondo la ricerca, più di un bambino su sette potrebbe presentare disturbi di questo tipo e il cuore, per fare i conti con tale situazione, non riesce a “superare” la forza di gravità necessaria per spingere il sangue fino al cervello – portando ad una temporanea carenza di ossigeno.