La vera piaga della Sanità sono le lunghissime liste di attesa. L’ultimo rapporto Censis ci informa – amaramente! – che per eseguire mammografia si attendono in media 122 giorni. Nel Mezzogiorno l’attesa arriva invece a 142 giorni. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni, al Sud 111 giorni. Chi volesse effettuare una visita al cuore, invece, deve aspettare 67 giorni.
Cosa fare, dunque, se abbiamo bisogno di una visita specialistica in ospedale, di una tac oppure di un’ecografia ma le liste di attesa sono troppo lunghe rispetto alle nostre esigenze? È vero, le famiglie benestanti possono ricorrere al servizio privato.
Ma non solo loro. Anche per i nuclei meno facoltosi vi è la possibilità di ottenere prestazioni medico ospedaliere dal privato pagando solo il ticket e senza nessun onere a carico del paziente. Saltare le lunghe code di attesa è dunque possibile. Ed è anche un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione, confermato dal decreto legislativo n. 124 del 28 aprile 1998. Vediamo nei dettagli di cosa si tratta.
Liste di attesa addio: ecco come fare
La legge è chiara. Ogni cittadino italiano ha diritto alle prestazioni mediche in tempi certi. È l’accordo Stato-Regioni dell’11 luglio 2002 a stabilire quali siano i tempi massimi di attesa. In particolare, sono stabiliti:
- 30 giorni per le visite specialistiche
- 60 giorni per gli esami diagnostici (mammografia, gastroscopia, risonanza magnetica, TAC)
Tuttavia, se la lista d’attesa in ospedale è troppo lunga rispetto ai tempi imposti dalla legge, non è necessario ricorrere a una clinica privata, pagando la tariffa di tasca propria. C’è una soluzione diversa che – purtroppo – in pochissimi conoscono ed è stabilità dalla legge n. 124/98.
Qualora i tempi di attesa siano superiori rispetto a quelli stabiliti, il paziente può pretendere che la medesima prestazione sia fornita privatamente dal medico, senza nessun costo aggiuntivo rispetto al ticket già pagato. Insomma, la prestazione sanitaria (visita specialistica o esame diagnostico) può essere effettuata anche nel settore privato, con il diritto al rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
La procedura da seguire
Ovviamente, per esercitare questo diritto, è nostro dovere seguire un iter ben preciso. In particolare, sarà necessario presentare al direttore Generale dell’Azienda Sanitaria (ASL) di appartenenza una richiesta per «prestazione in regime di attività libero-professionale intramuraria».
Tramite tale istanza (meglio se inviata con raccomandata con ricevuta di ritorno), il paziente richiede dunque che la visita o l’esame diagnostico sia effettuato in regime di attività libero-professionale intramuraria, con il pagamento del solo ticket. È necessario anche indicare il particolare tipo di accertamento, così come l’urgenza della prestazione, per far sì che sia valutata correttamente.
E se le Asl vi dicono che le prenotazioni sono sospese perché la lista è «bloccata», fate valere i vostri diritti: la legge stabilisce che è «vietato sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni» e che ai responsabili della violazione del divieto (i direttori di Asl e aziende ospedaliere) va applicata una sanzione amministrativa. Risulta, dunque, assolutamente lecito rivolgersi al direttore dell’Asl per chiedere che venga ripristinata l’attività di prenotazione.
Cosa aggiungere? Addio lunghe liste di attesa, ci si rivolge al servizio privato pagando solo il ticket. Ma solo se i tempi superano quelli stabili dalla legge”!