Dormire bene è essenziale per poter vivere bene e per poter svolgere tutte quelle attività che caratterizzano la nostra giornata, siano esse lavorative, relazionali o private. In generale, quando si dorme poco e male, al mattino seguente ci si sente spossati e privi di energia. I principali sintomi del mancato riposo sono:
- Poca energia;
- Stanchezza diurna;
- Affaticamento;
- Cattivo umore;
- Mancanza di concentrazione;
- Scarsa memoria;
- Mal di testa.
“Se non si dorme bene, anche per una sola notte, si hanno conseguenze che riguardano la sfera emotiva. Infatti, il sonno ha un ruolo importante nella regolazione delle emozioni. In particolare, l’insonnia cronica è associata ad uno spettro di emozioni spesso negative che vanno dal nervosismo alla tensione, alla maggiore reattività emotiva, impulsività e reattività, anche nelle decisioni che prendiamo, proprio per la mancanza di un appropriato controllo emotivo”, spiega Laura Palagini, esperta di medicina del sonno dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana AUOP.
A tutti capita di dormire male o di dormire poco una volta ogni tanto, ma quando il cattivo riposo diventa la regola è il momento di correre ai ripari per contrastare gli effetti negativi che l’insonnia cronica può avere sul nostro organismo e sulla nostra salute in generale.
Insonnia: che cos’è e quali tipi esistono
Non esiste un unico modo di essere insonne. Come afferma il dott. Liborio Parrino, Direttore della Scuola di Specializzazione in Neurologia e Direttore Centro Medicina del Sonno di Parma, “l’insonnia si manifesta in molti modi: alcuni individui lamentano difficoltà a prendere sonno, altri si addormentano subito ma si svegliano dopo quattro ore e non riescono più ad addormentarsi o rimangono in uno stato di dormiveglia, poi ci sono quelli che prendono sonno ma si svegliano spesso, si riaddormentano e si svegliano ancora. Infine, ci sono i soggetti geneticamente mattutini e quelli che si svegliano geneticamente molto tardi.”
Fino ad alcuni anni fa, l’insonnia è stata ritenuta un sintomo più che una vera malattia. Come ci ricorda il dott. Parrino "nel 2014 si verifica una svolta storica quando il DSM-5, la bibbia degli psichiatri, definisce l’insonnia come un disordine non più considerato un sintomo di altre malattie psichiatriche”.
Nonostante questo nuovo ruolo attribuito all’insonnia, ad oggi il 70% dei malati di insonnia non si rivolge a un medico. Un simile atteggiamento ritarda la diagnosi e impedisce ai pazienti di poter migliorare la propria qualità di vita, ritrovando il piacere di dormire.
Quando parliamo di insonnia cronica: fattori di rischio e i trattamenti
L’insonnia viene definita cronica quando i sintomi si presentano per 3 giorni alla settimana per almeno 3 mesi, con un’incidenza su quello che è anche lo stato di salute generale della persona durante il giorno (sonnolenza diurna, stato psicofisico generale, irritabilità, mancanza di concentrazione, palpitazioni, ecc).
L’insonnia cronica è più diffusa di quanto si possa credere. Secondo l’Associazione Italiana della Medicina del sonno, si tratta di una patologia cronica e invalidante che presenta tutti i requisiti per essere inclusa nell’elenco dei servizi di assistenza essenziali, e circa il 10% della popolazione mondiale ne soffre.
Esistono numerosi fattori di rischio che possono aumentare lo sviluppo dell’insonnia cronica, tra cui:
- Fattori predisponenti, ossia un mix di elementi che predispongono l’individuo a soffrire di insonnia cronica. Questi elementi possono comprendere età, sesso della persona e/o storicità di insonnia cronica nella famiglia. Inoltre, includono e non si limitano alla presenza di una serie di patologie o l’assunzione di certi farmaci che possono comportare lo sviluppo di insonnia cronica, tra cui: dolore cronico, disturbi dermatologici (e.g. dermatite atopica), ansia, stress, depressione, disturbo post traumatico da stress, condizioni endocrine, patologie neurologiche;
- Fattori precipitanti, ossia eventi inaspettati e improvvisi che possono generare qualche tipo di agitazione o stress nella persona. Si tratta di momenti che sfociano prima nell’insonnia transitoria, ma che, se persistono, predispongono l’individuo a sviluppare l’insonnia cronica sul lungo periodo;
- Fattori perpetuanti. Si tratta di abitudini che vengono messi in atto in primis dall’individuo. L’impossibilità di prendere sonno spesso e volentieri genera preoccupazione nella persona, che può sfociare in ansia sull’impatto della mancanza di sonno il giorno successivo. In questo modo si sviluppa un circolo vizioso che impedisce il naturale stato di rilassamento di mente e corpo, e di conseguenza questa routine perpetuata può portare all’insonnia cronica.
Luigi De Gennaro, Professore Ordinario di Psicobiologia all’Università Sapienza di Roma sottolinea che: “Di sicuro, vanno elencati fattori di ordine diverso: genetici (sono stati individuati specifici geni associati allo sviluppo di insonnia), fisiologici (elevato livello di attivazione del sistema nervoso autonomo) e di personalità (tendenza al perfezionismo, stile cognitivo improntato alle ruminazioni...). Ovviamente, a questi fattori di rischio vanno aggiunti il genere femminile e l'età avanzata”.
Una volta identificata la tipologia e la gravità dell’insonnia, lo specialista del sonno sceglie il miglior approccio terapeutico che solitamente è formato da un mix di tecniche di igiene del sonno, cioè di tutti quei comportamenti che facilitano l’addormentarsi e migliorano la qualità del sonno, e dalla somministrazione di terapie farmacologiche. A ciò, talvolta, il medico aggiunge una terapia cognitivo-comportamentale.
L’impatto dell’insonnia cronica sulla nostra salute
L’insonnia cronica trasforma il momento di dormire in una condizione di angoscia e nervosismo e, giorno dopo giorno, compromette tutti gli aspetti della vita della persona che si ritrova senza forze e senza voglia di fare, frustrata dal desiderio di voler dormire e intimorita dall’impossibilità di farlo. L’insonnia incide sulla capacità lavorativa ed espone gli individui che ne sono colpiti a difficoltà di concentrazione e rischi sul lavoro che possono includere incidenti alla guida di macchine o macchinari, ad esempio.
Non solo, l’insonnia cronica compromette lo stato di salute generale. Non trattarla significa incorrere in patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative (Morbo di Parkinson, Malattia di Alzheimer), disturbi psichiatrici e disturbi metabolici.
Come abbiamo visto, quindi, “normalizzare” l’insonnia ed evitare di affrontare questa problematica non è un atteggiamento consigliabile.
A tal proposito la dottoressa Laura Palagini ci ricorda che “prima di rivolgersi ad uno specialista del sonno, si ricorre spesso ai consigli di parenti, amici e conoscenti e soprattutto si consulta internet. Rivolgersi subito ad un esperto vuol dire impedire che la malattia diventi cronica ed evitare l’impatto negativo su mente e corpo”.
Un’app gratuita per il monitoraggio del sonno
Un ulteriore aiuto per prendersi cura del proprio sonno arriva da una app gratuita, disponibile su Apple Store e Play Store: si chiama MySleep App, realizzata da PHD Lifescience grazie al contributo scientifico del prof. Luigi Ferini Strambi e del dott. Andrea Galbiati, specialisti del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, e con il supporto non condizionante di Idorsia.
MySleep App offre agli utenti un questionario in 11 domande per verificare e indagare le caratteristiche del proprio sonno ed identificarne eventuale anomalie, valutando se c’è necessità di rivolgersi ad uno specialista; contiene inoltre una sezione dedicata all’igiene del sonno, con un utile vademecum completo delle regole da seguire; infine, può supportare il medico specialista nel monitoraggio a distanza del paziente con diagnosi di insonnia, attraverso strumenti come il diario del sonno digitale.
In collaborazione con Idorsia