Recuperare il tatto con una mano bionica: oggi è possibile grazie a LifeHand2

Luca Porchetta | Blogger

Ultimo aggiornamento – 06 Febbraio, 2014

Dieci anni fa Dennis Aabo Sørensen ha perso la mano sinistra per lo scoppio di un petardo. Un tragico incidente che ha portato Dennis a modificare il suo stile di vita. Oggi, grazie ad una rivoluzionaria scoperta, il protagonista della triste vicenda può dire di aver provato di nuovo la sensazione del tatto, grazie a una protesi rivoluzionaria. 

Si tratta di LifeHand2, una mano bionica collegata direttamente al sistema nervoso che ha permesso a Dennis non solo di controllare i movimenti dell'arto, ma anche di ricevere una sensazione analoga a quella del tatto.

La ricerca

A sviluppare LifeHand2 hanno contribuito alcuni dei principali centri di ricerca italiani, coordinati da Silvestro Micera, professore presso la Scuola Sant'Anna di Pisa e direttore del laboratorio di ingegneria neurale traslazionale al Politecnico di Losanna.

Paolo Maria Rossini, il responsabile clinico della sperimentazione, dichiara: "Ci siamo presentati un po' come i ricercatori della prima missione lunare: dopo anni di lavoro spingi il bottone, fai partire l'astronave e da lì non puoi più tornare indietro. Avevamo l'obiettivo di esplorare i cambiamenti nell'organizzazione del cervello di Dennis, sperando che si verificasse quel che poi è stato: il pieno controllo dei feedback provenienti dalla protesi da parte del paziente, la preservazione della funzionalità di ciò che rimane dei suoi nervi mediano e ulnare, la riorganizzazione della neuroplasticità del suo cervello in modo da consentirgli un efficace controllo della mano robotica".

Come funziona LifeHand2?

LifeHand2 è una mano artificiale collegata direttamente al sistema nervoso.   Attraverso 4 piccolissimi elettrodi impiantati nei nervi del braccio, infatti, è stato possibile ristabilire l'originale connessione dell'arto con il cervello.  E non solo per inviare comandi e poter quindi muovere la mano, ma anche per ricevere le informazioni che definiscono il senso del tatto.

In questo modo Dennis è stato in grado di afferrare e spostare con precisione degli oggetti, definendo nell'88% dei casi dimensione e forma, ma anche di riconoscerne la consistenza, capendo se fossero duri, morbidi e intermedi, con una precisione del 78%.

L'esperienza di Dennis

"Sembra incredibile – ha affermato Dennis – poter sentire la consistenza degli oggetti, capire se sono duri o morbidi e avvertire come li sto impugnando. Il feedback è molto naturale. Sono convinto che questo sia il futuro delle protesi nel mondo".

Una scoperta che spalanca quindi le porte per il futuro della biorobotica. La speranza è che presto non si parlerà più di semplici protesi estetiche, ma di veri e propri arti bionici del tutto funzionali.

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Scritto da Luca Porchetta | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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