Le mutazioni del Coronavirus dall'inizio della pandemia e l'effetto sui vaccini

Dr. Giovanni Maga

Ultimo aggiornamento – 09 Marzo, 2021

Coronavirus: mutazioni

Intervista al prof. Giovanni Maga, Direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia.


Abbiamo intervistato ancora una volta il prof. Giovanni Maga, virologo del CNR, per capire assieme se e quando il nuovo Coronavirus sia destinato a mutare, per quali ragioni e quali potrebbero essere le conseguenze in termini di efficacia del vaccino. 

Perché un virus muta? Quali sono le cause delle mutazioni? 

I virus sono parassiti intracellulari soggetti come i loro ospiti alle regole della selezione naturale: la loro capacità di adattarsi a cambiamenti ambientali e a nuovi ospiti risiede nella variabilità della loro informazione genetica, che genera nuove combinazioni genetiche che possono essere selezionate dall’ambiente. 

Grazie ai loro genomi di dimensioni ridotte e al grande numero di progenie ad ogni generazione (miliardi di nuovi virus sono prodotti all’interno di un ospite infetto ogni giorno), i virus hanno un grande potenziale adattativo che li ha resi capaci, nel corso dell’evoluzione, di infettare qualsiasi organismo vivente. 

La variabilità genetica è dovuta a mutazioni casuali, ovvero “errori” durante il processo di ricopiatura del genoma durante la replicazione, che cambia il significato di una particolare istruzione, generando diverse varianti di una o più proteine che possono rendere il virus più capace di trasmettersi, più efficiente nel replicarsi o meglio attrezzato per evadere la risposta immunitaria dell’ospite.

Nuovo Coronavirus: rispetto alla prima analisi sul Covid-19 sono state rilevate delle mutazioni? 

Come tutti i virus, anche SARS-CoV-2 accumula mutazioni nel tempo. In generale, la sua velocità di mutazione è inferiore a quella del virus dell’influenza o del virus HIV, ma data la sua circolazione ormai estesa a tutto il mondo, che si riflette quindi in un numero enorme di generazioni, anche questo virus è cambiato durante il corso della pandemia. 

Una recente analisi ha identificato su oltre 7.000 sequenze geniche depositate in tutto il mondo 190 mutazioni ricorrenti con maggiore frequenza, che si traducono in cambiamenti in alcune proteine virali. 

Al momento, però, una sola sembra essere dominante: la sostituzione di un amminoacido glicina al posto di un acido aspartico nella proteina Spike (D614G). Dal momento della sua comparsa, questa variante si è diffusa in tutto il mondo. I primi dati sperimentali suggeriscono che questo cambiamento faciliti l’interazione tra il virus e le cellule, rendendolo più efficiente nella sua diffusione. 

Questo non si traduce però in una maggiore gravità dell’infezione.

Le mutazioni eventuali riguardano tutti i Paesi o si differenziano anche per aree geografiche? 

Al momento la variabilità genetica globale di  SARS-CoV-2  sembra essere distribuita in maniera omogenea in tutti i paesi, con la sola eccezione della Cina, in cui predominano virus geneticamente più “vecchi”. 

Un dato atteso, dato che la Cina è stata il luogo di origine della pandemia. In generale, una differenziazione geografica è possibile, ma solitamente risulta dalla circolazione per molti anni di un virus in una certa area senza “travasi” di ceppi virali da altre zone. 

Inoltre, questo tipo di comportamento è più tipico di virus con modalità di trasmissione diverse, come Epatite C o HIV, rispetto a virus respiratori come Coronavirus o influenza. In questa prima fase, quindi, SARS-CoV-2 non è ancora significativamente differenziato su base geografica, anche se non è escluso che in futuro questo possa avvenire.

Le mutazioni genetiche potrebbero incidere anche sull'efficacia del vaccino? 

Al momento non sono state riscontrare mutazioni che possano influenzare la capacità dei vaccini di indurre anticorpi protettivi. 

L’antigene maggiore, la proteina Spike, che è alla base dei vaccini, al momento non sembra presentare varianti che possano sfuggire al sistema immunitario. 

E’ certamente possibile che nel tempo queste varianti possano comparire, ma sappiamo come affrontare questa evenienza. Anche nel caso dell’influenza ogni 1-2 anni il vaccino viene aggiornato per tenere conto delle mutazioni stagionali.

Vuoi saperne di più? Ascolta il podcast sul vaccino anticovid.

Dr. Giovanni Maga
Scritto da Dr. Giovanni Maga

Dr. Giovanni Maga, Direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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