L’eterna controversia tra chi “ha più dolori” sembra essersi risolta: in situazioni cliniche analoghe le donne soffrono di più degli uomini, del ben 20%.
Non solo ciclo mestruale e dolore pelvico cronico. Sono molte le malattie “dolorose” che sembrano prediligere il gentil sesso: l’emicrania e l’artrosi sono tre volte più frequenti nelle donne, la cefalea intensiva quattro volte di più e, infine, la fibromialgia è sei volte più comune nelle sesso femminile rispetto a quello maschile.
Chi lo avrebbe mai detto? Gli uomini, anche in questo caso, sembrano essere più fortunati.
Perché le donne avvertono più dolore degli uomini?
È necessario partire dalla pubertà per svelare l’arcano. Durante questo delicato momento della vita, infatti, le donne sono soggette a cambiamenti ormonali che vanno a impattare negativamente sulle difese immunitarie. E così, malattie antinfiammatorie e autoimmuni raddoppiano, arrivando addirittura a triplicarsi.
La fluttuazione degli estrogeni, durante il periodo del ciclo mestruale, stimola infatti la liberazione di sostanze infiammatorie nei tessuti, andando ad aumentare stati di infiammazione e dolori ad essi correlati. Ma c’è di più. Tanto più il dolore si fa cronico, quando più arrivano mutamenti nel sistema nervoso centrale. Ed ecco che il dolore, da semplice infiammazione, diviene malattia a sé stante.
Diego Fornasari, farmacologo dell’Università di Milano, ha trovato una risposta in questa “diversità” proprio a livello biologico. La soglia del dolore cambia a causa di una differenza nei meccanismi coinvolti nella regolazione della trasmissione del dolore stesso: parliamo, in particolare, di un cambiamento a livello delle sinapsi, ovvero quei collegamenti che si occupano della trasmissione degli impulsi dalla fibre nervose periferiche a quelle del sistema nervoso centrale. E il dolore, passa proprio da qui.
In figura, una sinapsi: un piccolo spazio al termine di un neurone che permette a un segnale di passare da un neurone all’altro.
“Abbiamo delle vie discendenti che modulano l’attività di questa sinapsi che si comportano come semafori che fanno passare gli impulsi” – ha spiegato il farmacologo – “Su mille impulsi ne possono passare duecento oppure ne possono passare mille oppure, nella cronicizzazione, i mille impulsi possono essere percepiti come diecimila”.
Questo affascinante meccanismo è influenzato a sua volta da quelle informazioni che giungono dalla corteccia limbica, l’area del cervello deputata alla gestione della vita emotiva e connessa alla percezione del dolore. “Ecco che in una vita emotiva complessa, queste vie discendenti potrebbero funzionare meno bene” – continua. Così, in questi casi, gli impulsi del dolore aumentano vertiginosamente.
La differenza tra uomo e donne nelle risposte alle terapie
Purtroppo, anche la risposta alle terapie cambia tra i due sessi. Uomini e donne, infatti, assorbono e metabolizzano in modo assolutamente differente farmaci e trattamenti. Così, nel caso del sesso femminile, la loro efficacia cambia, registrando addirittura un aumento di effetti collaterali, soprattutto quando si tratta di antidepressivi o oppiaci.
Che fare? Il ricorso al paracetamolo potrebbe essere una buona risposta, sostiene Fornasari. Infatti, in alcune fasi del ciclo, le donne registrano una riduzione nella produzione di cannabinoidi endogeni, capaci di anestetizzare in modo naturale il dolore. Il paracetamolo, dal canto suo, agisce su questo meccanismo, modulando in modo positivo gli endocannabinoidi, con un seguente innalzamento della soglia di dolore.
Sì al paracetamolo, no ai mix di farmaci.
Nonostante ciò, in tanti sostengono che le donne sopportino meglio il dolore. Siete d’accordo? Raccontateci la vostra esperienza!