Amanti della lattuga, fate attenzione all’Escherichia Coli

Simona Soldi | Biologa

Ultimo aggiornamento – 01 Ottobre, 2018

escherichia coli lattuga

Certo, un bel cesto di lattuga fresca può essere alquanto invitante, ma potrebbe nascondere un alto rischio di entrare in contatto con il virus dell’Escherichia Coli.

Non a caso, ci sono stati ben 121 casi di infezione negli Stati Uniti, in persone provenienti da 25 diversi stati, di cui anche uno – purtroppo – mortale. Cerchiamo di capirne di più.

Come si presenta l’infezione da Escherichia Coli

Il batterio dell’Escherichia Coli alberga normalmente nell’intestino di uomini e animali, ma anche nel cibo. Di solito, questi ceppi possono causare diarrea, vomito e crampi di stomaco, ma non sono particolarmente insidiosi in persone sane. Purtroppo, però, possono essere pericolosissimi quando si tratta di anziani, bambini e malati cronici.

52 dei 102 pazienti colpiti dall’epidemia hanno però richiesto un ricovero ospedaliero e ben 14 di questi hanno sviluppato un’infezione renale, nello specifico la sindrome emolitica uremica. I medici pensano che all’origine di questa epidemia vi siano le tossine Shiga 0157, originate dall’E. Coli, che fanno parte del ceppo più aggressivo.

Ma come fare per capire se si è stati colpiti da questo batterio? Per fare una diagnosi di infezione da Escherichia Coli, il medico dovrebbe prescrivere un esame delle feci, anche detto coprocoltura. Il laboratorio procederà poi con test molecolari per individuare il ceppo del virus presente. Nei casi non gravi, la patologia si risolve da sola in pochi giorni o, al massimo, in alcune settimane. Che fare, poi? Riposo e assunzione di liquidi possono essere utili per riportare il giusto livello di idratazione nell’organismo. Per i pazienti immunodepressi, invece, possono però rendersi necessarie delle trasfusioni di sangue o persino la dialisi.

Come si entra in contatto con l’Escherichia Coli

Le verdure a foglia verde, possono entrare in contatto con il batterio dell’E. Coli, sia prima sia dopo la raccolta, ma anche durante il trasporto. È vero, lavando e cuocendo accuratamente la verdura, i germi vengono uccisi. Molto spesso, però, le persone assumono lattuga romana – e altre verdure a foglia larga – rigorosamente cruda.

La biologa e professoressa del Dipartimento di Scienze Ambientali e Ingegneria dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, dr.ssa Rachel Noble, crede che all’origine della contaminazione della lattuga, nei pazienti colpiti negli USA, vi siano le abbondanti piogge, così come il processo di irrigazione. Per fermare il proliferare del batterio, la dottoressa ha sottolineato la necessità di un accurato lavaggio dell’ortaggio prima della commercializzazione.

Il ruolo (fondamentale) del consumatore

Per contrastare il diffondersi dell’Escherichia Coli, un ruolo importante è nelle mani dei consumatori. Prima di procedere con l’acquisto, devono sempre informarsi sulla provenienza della verdura, per essere sicuri della sua qualità, e per evitare di comprarne di provenienza dalle zone contaminate.

Per quanto riguarda il lavaggio, invece, è bene lavarsi accuratamente le mani con acqua tiepida e sapone, prima e dopo il lavaggio della lattuga, e poi pulire la verdura sotto un getto d’acqua fredda.

Ma chi lo avrebbe mai detto che mangiare una bella insalata potesse essere così rischioso! Ci sono però delle semplici norme di igiene che, se rispettate, potrebbero davvero fare la differenza. Allora, sotto con la dieta ricca di verdure, ma tutte lavate accuratamente… e buon appetito a tutti!

Simona Soldi | Biologa
Scritto da Simona Soldi | Biologa

Sono laureata in Biotecnologie Farmaceutiche, dopo la laurea mi sono occupata di ricerca in biologia molecolare e genetica presso il Dipartimento di Farmacologia Preclinica e Clinica dell’Università di Firenze e, successivamente, presso il Laboratorio di Genetica del Lievito dell’International Centre For Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste, collaborando a progetti di testing di sostanze farmacologicamente attive su modelli di lievito e a progetti di ingegneria genetica.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Simona Soldi | Biologa
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