Intervista a Piercarlo Salari, medico chirurgo a Milano, specialista in Pediatria.
Parliamo di lallazione, ovvero di quel momento – intorno al quarto, quinto mese di vita di un bambino – in cui si iniziano ad ascoltare le primissime sillabe, ripetute più volte, sintomo di un linguaggio infantile nascente.
Quando comincia la lallazione?
La risposta esatta non c’è; ogni bambino è diverso e diversa è, quindi, l’attività comunicativa (e i suoi tempi).
Quel che è certo è che quest’attività è particolarmente importante per favorire l’interazione del bambino con gli altri e, sebbene le sillabe non abbiano un significato linguistico, consentono di comunicare gli stati d’animo, come gioia o dolore, grazie al ritmo e ai toni emessi.
A darci un ulteriore parere, Piercarlo Salari, medico chirurgo a Milano, specialista in Pediatria, che commenta un interessante studio pubblicato sulla rivista “Journal of Child Language” da tre ricercatori americani del dipartimento di Psicologia della Cornell University, i quali hanno dimostrato come la lallazione abbia il potere di cambiare il modo in cui i genitori si rapportano ai figli.
Come parlare ai bambini?
All’indagine hanno partecipato 30 coppie di madri con figli di 9-10 mesi; per due giorni consecutivi madri e figli hanno preso parte a laboratori pieni di giochi, valutando così i cambiamenti del linguaggio, della sintassi e la maturità vocale dei bambini.
Cosa è emerso? Ovviamente, il linguaggio delle madri si è dimostrato chiave nell’apprendimento delle parole. Le donne che hanno parlato in maniera semplice e con espressioni brevi hanno permesso ai piccoli di apprendere nuovi suoni con maggiore facilità.
La lallazione, dunque, secondo il dr. Michael Goldstein – coordinatore del progetto – “funge da catalizzatore sociale per i bambini, ai quali consente di ottenere informazioni dagli adulti che li circondano”.
Come stimolare la lallazione?
Stimolare la lallazione è, dunque, importante. Ma come? Ecco alcuni semplici consigli:
- Parlare sempre al proprio bambino: anche quando il tempo è poco, mai sottovalutare il valore della “parola” e dell’ascolto. Il consiglio è di sedersi accanto al piccolo e guardarlo negli occhi, per comprenderne gli intenti. I momenti possono essere diversi, purché ci siano. Non importa cosa dire, possono esserci suoni, vocalizzi, versi o parole.
- Ripetere i suoni del bambino: i versi ripetuti fanno sì che il bambino si senta ascoltato e stimolato a continuare, nello stesso tempo.
- Introdurre nuove sillabe e parole: questo gli permetterà di arricchire il vocabolario. Ad esempio, quando il piccolo dice “baba”, si potrebbe rispondere con un “bebè”. Eccetera.
Saltare la lallazione è possibile?
Esistono i bambini parlatori tardivi. Non è sempre il caso di preoccuparsi. A volte, le prime sillabe o parole riconoscibili possono essere emesse dopo i 16 mesi. Secondo le statistiche, circa 1/5 dei bambini inizia a parlare dopo i 18 mesi e l’80% di questi recupera il “ritardo”, senza alcuna difficoltà.
Quando pensare a un disturbo? Mai farlo, senza prima confrontarsi con uno Specialista. Ci sono, infatti, strumenti diagnostici precoci che permettono un tempestivo intervento logopedico, laddove venga individuata una causa specifica del ritardo nello sviluppo linguistico.
Bisogna imparare a rispettare i tempi del bambino, prestando sempre la massima attenzione alla sua crescita, per essergli accanto in questo importante percorso di maturazione.
FONTE:
“The ecology of prelinguistic vocal learning: parents simplify the structure of their speech in response to babbling.” https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31307565