La relazione tra appendicite e peritonite

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Ultimo aggiornamento – 26 Giugno, 2018

appendicite e peritonite: la differenza e la relazione

L’infiammazione dell’appendice (anche detta appendicite) è la causa più frequente di sintomi quali dolori al fianco destro, nausea e vomito nei bambini, una condizione che deve essere riconosciuta tempestivamente e ben trattata poiché, soprattutto al di sotto dei 5 anni d’età, può complicarsi.

Ma qual è il decorso dell’appendicite? Perché e come l’appendicite non trattata porta allo sviluppo della peritonite? Cerchiamo di capire insieme il legame tra appendicite e peritonite.

Le cause e i primi sintomi dell’appendicite

Quella che comunemente è chiamata appendice – denominata appendice vermiforme o appendice cecale per chi mastica qualche rudimento di anatomia – è un segmento tubulare dell’intestino crasso costituito prevalentemente da tessuto linfatico. Non ha una funzione specifica e non è in grado di assorbire nutrienti, ma persiste comunque nell’organismo umano.

L’appendicite si manifesta a seguito dell’occlusione del lume dell’appendice, solitamente a causa dell’accumulo di materiale fecale attorno alle fibre vegetali introdotte con l’alimentazione, da cui si forma un coprolite. Tuttavia, l’ostruzione del lume può anche essere legata a cause di natura infettiva o tumorale, ma si tratta di eventi assai rari.

A seguito dell’ostruzione, i batteri normalmente presenti nell’appendice non possono più essere espulsi e cominciano ad accumularsi, a causa della loro proliferazione. Diversamente, in assenza di occlusioni, i batteri della flora intestinale circolano dentro e fuori dall’appendice, grazie ai movimenti peristaltici. L’eccessiva presenza di batteri nell’appendice innesca così una risposta immunitaria e, dunque, un’infiammazione.

Dolore addominale viscerale, che insorge nella zona periombelicale e migra verso il fianco destro, seguito (a distanza di qualche ora) da nausea e vomito, sono indizi clinici dell’appendicite. Anche la perdita di appetito è comune, così come l’aumento della temperatura fino a 38°C. Non tutti i pazienti, però, manifestano la sequenza classica dei sintomi dell’appendicite e alcuni, quelli più stoici, possono anche non rendersi conto di quanto sia “allarmante” il dolore. Quest’ultimo, in effetti, non è né intenso né continuo, ma può durare anche 6 ore.

Non solo un’infiammazione: quando l’appendice si perfora

Oltre all’infiammazione, l’ostruzione del lume dell’appendice causa anche un aumento della pressione e una conseguente distensione delle sue pareti, nelle quali si verifica anche una diminuzione dell’afflusso di sangue.

Quando l’afflusso di sangue a un tessuto si riduce, le cellule che lo compongono iniziano a morire (necrosi). La necrosi è un fenomeno che stimola ulteriormente la risposta infiammatoria ma, soprattutto, indebolisce l’integrità del tessuto. In questa situazione, di conseguenza, aumenta il rischio che la parete dell’appendice si perfori. Se non si interviene in tempo e l’appendice si perfora, i batteri al suo interno vengono rilasciati nella cavità addominale, così come il pus prodotto dalla risposta infiammatoria e il materiale fecale che ha prodotto l’ostruzione.

A livello sintomatico, un’indicazione sull’avvenuta perforazione può venire dalla temperatura, la quale supera i 38°C. Non solo, ignorare il dolore diventa più difficile quando l’infiammazione si diffonde alle superfici peritoneali, perché diventa costante e più intenso. Inoltre, movimenti e tosse concorrono a far percepire ancora di più il dolore.

Tuttavia, potrebbe passare anche molto tempo prima che l’infiammazione dell’appendice si estenda altrove. L’appendicite, infatti, non esiste solo in forma acuta, ma anche in forma cronica. L’appendicite cronica coinvolge il peritoneo in modo progressivo, poiché a fasi sintomatiche si alternano fasi senza sintomi.

Qual è la relazione tra appendicite e peritonite

Innanzitutto, ricordiamo che la cavità addominale è rivestita da una membrana sierosa, chiamata peritoneo, che è di norma sterile.

Quando i batteri si riversano nella cavità addominale a seguito della perforazione dell’appendice, il peritoneo si infiamma. L’infiammazione del peritoneo si chiama peritonite e, in questo caso, si parla di peritonite secondaria, poiché conseguenza di una condizione patologica.

Non è raro che l’evoluzione dell’appendicite sia rapida e che la diagnosi sia posta quando l’appendice sta per perforarsi o è già perforata. In caso di perforazione, a maggior ragione, occorre intervenire tempestivamente. Fortunatamente, spesso la peritonite che consegue ad appendicite è localizzata, cioè circoscritta ad una regione del peritoneo, quindi meno grave.

Tuttavia, non si può escludere che la peritonite possa estendersi e diventare generalizzata, rappresentando una condizione potenzialmente letale. La peritonite, infatti, può complicarsi e avere ripercussioni gravi a livello sistemico, come sepsi e ipovolemia.

Sono questi i motivi per cui non dovremmo mai trascurare una banale appendicite!

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche
Scritto da Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Da sempre interessata alla divulgazione scientifica e con un'implacabile sete di conoscenza che vorrei condividere, sono Biologa, laureata in Biotecnologie Mediche e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche. Svolgo sia attività libero professionale di Biologo Nutrizionista sia attività di ricerca, presso l’Università "La Sapienza" di Roma.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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