Dalle Olimpiadi di Rio un’ondata di speranza: Kathleen Baker vince l’argento pur lottando contro il morbo di Crohn

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 10 Agosto, 2016

Kathleen Baker e morno di Crohn

Alle Olimpiadi di Rio de Janerio, il secondo posto nella gara dei 100 metri di dorso femminile è stato occupato dalla diciannovenne americana Kathleen Baker. Non sembrerebbe una notizia diversa dalle altre, se non fosse che questa ragazza stia lottando da oltre 5 anni contro il morbo di Crohn, una grave malattia dell’intestino che può colpire indistintamente una parte qualsiasi del tratto intestinale.

Questa patologia porta a forti dolori addominali e a una cospicua perdita di peso.

Kathleen però non si è fatta scoraggiare e si è allenata strenuamente, fino ad arrivare alle Olimpiadi e aggiudicarsi la medaglia d’argento.

Le conquiste dopo il duro allenamento

Per arrivare sul podio, la giovane americana ha dovuto rinunciare a gran parte del bello della sua adolescenza: i pomeriggi con gli amici, le vacanze spensierate, il cibo spazzatura.

Non ha mai mollato però, nemmeno quando le è stato diagnosticato il morbo di Crohn all’età di 14 anni. Kathleen ha sempre visto un lato positivo in questa svolta della sua vita, si è impegnata di più, apprezzando maggiormente lo sport e la fatica che ci doveva mettere per raggiungere degli obiettivi che per i ragazzi sani erano più semplici.

Il suo intento era anche quello di dare un po’ di speranza a chi, come lei, lotta contro questa malattia subdola, che toglie tutte le energie, ma non deve annientare anche i sogni e gli obiettivi che una persona si prefissa.

Gli allenamenti non potevano essere estremi per Kathleen, rischiando di affaticarla troppo e compromettendo la sua già precaria salute. Anche la somministrazione di varie medicine e la perdita di peso non hanno aiutato a farla allenare in modo costante e decisivo per una vittoria. Per affrontare le Olimpiadi, la giovane ha deciso di mettere da parte tutte le preoccupazioni e, con il motto di “come va va”, è partita alla volta di Rio, con il suo carico di medicine per ogni emergenza.

L’aiuto e il sostegno della famiglia, assieme al suo grande coraggio, l’hanno portata a salire sul podio della sua disciplina sportiva preferita.

Il morbo di Crohn: cosa è e come si cura

La malattia contro cui deve lottare quotidianamente Kathleen e moltissime altre persone al mondo, colpisce qualsiasi parte dell’apparato digerente, non solo la parte inerente l’intestino, e parte quindi dalla bocca fino ad arrivare all’ano. Solitamente, la parte maggiormente interessata è quella dell’ileo terminale, ovvero la zona finale dell’intestino tenue, oppure il colon.

Le cause dell’insorgenza di questa malattia cronica infiammatoria non sono ancora note, le statistiche però riportano 3 fattori comuni che, interagendo tra loro, scatenano il morbo:

  • fattori ambientali, come il fumo di sigaretta;
  • la predisposizione genetica al morbo;
  • l’innesco della reazione immunitaria da parte dei batteri della flora della zona gastrointestinale per proteggere il corpo dal deterioramento dei tessuti.

Può colpire chiunque e a tutte le età, con un’incidenza maggiore tra i 15 e i 35 anni. Sono stati riscontrati casi anche oltre i 65 anni. I sintomi che possono far pensare di soffrire di questa patologia possono trarre in inganno e credere inizialmente di trovarsi di fronte a un’altra patologia. Si parla infatti di forti dolori addominali, nella parte inferiore destra della pancia, ovvero nella fossa iliaca destra.

È un dolore sordo che aumenta con la palpazione. Anche la presenza di dissenteria, con episodi giornalieri frequenti, potrebbe far pensare ad altre malattie, le feci però sembrano acquose e alle volte si possono presentare anche tracce di sangue.

Il morbo di Crohn può portare anche ad altre complicanze riguardanti diversi organi, come il fegato, i reni, gli occhi e anche la pelle. Proprio per questo motivo, chi è affetto dal morbo dovrà venir seguito da diversi specialisti di settori differenti, anche perché non sempre la diagnosi è immediata e quasi sicuramente, prima di sapere con certezza di avere questa malattia, un paziente si farà visitare da molti medici.

Grazie alla ricerca, però, la diagnosi sta diventando molto più rapida, e anche le cure, che comunque non sono definitive essendo una malattia cronica, stanno avendo grandissimi successi. Ed è proprio per questo che Kathleen è riuscita a raggiungere il suo traguardo, con la sperimentazione dei farmaci e la sua grande determinazione.

Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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