Inserimento al nido all’italiana: è dannoso per genitori e bimbi?

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Lasciare il proprio bambino al nido si sta dimostrando più difficile del previsto?

Per molte mamme, la difficoltà maggiore è spesso rappresentata dalla modalità di inserimento all’italiana, da quanto emerge da recenti inchieste delle principali testate giornalistiche. Secondo il sistema scolastico nazionale, infatti, le mamme devono accompagnare i propri bambini al nido e trattenersi ogni giorno con loro per diverse ore, sino a che le educatrici non lo ritengono più necessario. Questo causa numerosi disagi alla mamma, costretta a chiedere continui permessi al lavoro, illudendo, involontariamente, il proprio piccolo sulla sua presenza costante.

Viene dunque da chiedersi se rimandare il momento del distacco non rischia di far aumentare solo le insicurezze del bambino. Di certo c’è che questo modello educativo non è sempre condiviso: alcuni asili all’estero propongono un inserimento più diretto e breve.

Ecco cosa ne pensa la dr.ssa Susy Galli, pedagogista clinico, responsabile consulenze in ambito pedagogico per SOS genitori ed attualmente responsabile e fondatrice insieme ad una ginecologa di un centro mamma bimbo.

 

Cosa ne pensa dell’inserimento al nido che dura settimane?

Partendo dal presupposto che le educatrici sappiano fare bene il loro lavoro, e ce ne sono alcune davvero bravissime sia con i bimbi che nella gestione della relazione con i genitori, è ormai opinione comune che questa modalità di inserire i bimbi al nido o alla materna, spingendo le mamme a rimanere lì nei primi giorni di scuola, possa essere rivisitata apportando qualche logica modifica che, per altro, alcune strutture già fanno, dato che aspetti positivi ce ne sono.

Quali problemi comporta questo tipo di inserimento?

Gli aspetti meno positivi di una presenza della mamma troppo prolungata nel tempo sono dati dal fatto che il piccolo possa confondere la presenza del genitore con la realtà futura, ovvero che l’asilo non sarà un luogo futuro di gioco con altre persone, ma sempre con la mamma.

In questo caso, si posticipa solamente il momento del distacco che comunque avverrà, lasciando il piccolo un po’ confuso.

Dal punto di vista della mamma, inoltre, un inserimento così lungo richiede una disponibilità di tempo che non tutte possono permettersi e, infatti, si vedono spesso inserimenti divisi in turni tra mamma, nonna e tata… Partendo da questi presupposti, è difficile parlare di un metodo giusto, fino a qualche tempo fa non esisteva neanche l’inserimento. Pertanto, come ben suggerisce la logica, una sana via di mezzo sarebbe auspicabile, così come valutare insieme alle educatrici, secondo il carattere e il temperamento del bambino, quando sia il momento più opportuno per allontanarsi.

Stessa cosa vale per la quantità di tempo della mamma in asilo, va bene che sia graduale ma non di 15 min al giorno, perché questo tirare in lungo non fa bene a nessuno. L’insicurezza del bambino deriva dal fatto che quando la mamma lo lascia, per lui questo rappresenta un abbandono, che solo con un po’ di tempo riuscirà ad interiorizzare comprendendo che la mamma non scompare ma ritorna nel momento in cui andrà a riprenderlo. Una volta compreso questo meccanismo, il bambino accetterà l’asilo come il suo luogo di gioco e di condivisione con altre persone.

Come si potrebbe fare, allora?

Una soluzione in assoluto non è semplice da individuare. Dipende, ovviamente, da caso a caso. Diciamo che si potrebbe pensare di limitare la parentesi dell’inserimento a non più di 2 o 3 giorni, trattenendosi inizialmente 30 minuti per poi lasciare il bambino lì un’ora da solo… poi trattenersi solo 15 minuti e lasciarlo più tempo da solo al nido, sino all’inserimento completo. È bene affidarsi alle educatrici, di certo capaci di gestire i timori dei più piccoli, ma anche delle mamme, e capire che, se il bambino nei giorni successivi al primo inserimento continua a lamentarsi, probabilmente quel nido non è il più adatto a lui. Insomma, prima di tutto è bene scegliere un luogo idoneo alle esigenze del proprio figlio, e mai il nido solo più vicino al lavoro, ad esempio.

Quando consiglia di iniziare a portare il bambino al nido e, a seconda dell’età, possono esserci differenze nell’inserimento?

Il mio consiglio è quello di iniziare a lasciare il proprio bambino al nido intorno ai 6 mesi; in questo caso il distacco sarà meno traumatico per il piccolo che si lascerà andare con molta più naturalezza e, crescendo, vivrà quell’ambiente come familiare e normale. Meglio non scegliere gli 8-9 mesi, perché rappresentano il momento in cui il piccolo si emancipa dalla mamma, ma nello stesso tempo ne richiede la presenza… quindi un passaggio di questo tipo potrebbe confonderlo, se non abituato prima. Anche un anno, quando ormai il bambino è più autonomo, può essere considerato il momento giusto. In questo caso, ovviamente, il consiglio di un inserimento graduale, ma non lento, vale.

Quali sono i consigli che si sente di dare alle altre giovani mamme?

I consigli che mi sento di dare, come mamma e dopo aver passato 4 inserimenti tra nido e materna, sono i seguenti:

  • scegliete l’asilo pensando alle caratteristiche del vostro bambino e pensando a come si potrebbe trovare in quel luogo e con quelle persone (portartelo con voi, spesso i bambini ci fanno capire subito se un luogo gli piace o meno);
  • cercate di parlare con le educatrici, cercando un confronto in qualsiasi momento per capire che reazioni ha il vostro bambino, come si comporta quando non ci siete (es. se accetta tutte le attività proposte, solo alcune, o se si rifiuta di farle, come approccia le differenti attività se con curiosità, entusiasmo o riluttanza, come comunica con le educatrici e così via);
  • cercate il più possibile di essere serene nel momento in cui lo salutare al mattino (“ciao amore ci vediamo dopo la pappa o dopo la nanna o dopo la merenda”);
  • cercate, per quanto possibile, di far raccontare al bambino le sue esperienze in asilo (se ha l’età per poterlo fare), incoraggiando le esperienze positive e dando minor importanza a quelle meno positive.

Questo processo va rodato per qualche settimana per favorire il distacco del bambino dal suo ambiente familiare. Per ogni bambino infatti è normale che non ci sia luogo migliore dove stare della propria casa e compagnia migliore di quella della mamma! Più lo incoraggeremo ad un’apertura verso gli altri fin da piccolo, meno problemi avrà il bimbo durante i diversi inserimenti che segnano le prime tappe della sua crescita.

 

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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