In quali paesi si sorride di più?

Simona Fenzi | Blogger

Ultimo aggiornamento – 30 Luglio, 2015

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Chissà perché le popolazioni di paesi dove i tassi di migrazione sono alti, come gli Stati Uniti, tendono a essere emotivamente più espressive per favorire l’istaurarsi di relazioni sociali.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista PNAS, le persone non sorridono solo per esprimere felicità, ma anche per attenuare le differenze culturali e abbattere le barriere linguistiche. Sono gli script culturali, termine usato dai ricercatori Yuri Miyamoto e Carol Ryff, che descrivono quelle norme che influenzano il modo in cui le persone si aspettano che le emozioni siano disciplinate. Impongono il modo in cui gli individui dovrebbero sperimentare e combinare le emozioni negative e quelle positive.

Il valore del sorriso

Per studiare il comportamento emotivo espressivo, la dottoressa Paula Niedenthal, psicologa presso l’Università del Winsconsin-Madison, ha preso in esame la psicologia del sorridere di 700 persone in nove diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone e Francia. I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli delle migrazioni. Lo studio voleva valutare come i paesi, con bassi tassi di immigrazione, si fossero mostrati in certe situazioni. Nel test è stato chiesto ai partecipanti quali ritenevano buoni motivi per sorridere; le opzioni variavano da “è una persona felice”, “vuole vendere qualcosa”, “si sente inferiore a te”. Per ogniuna delle varianti venivano indicati 7 gradi di accordo con l’affermazione proposta tra cui scegliere. I ricercatori hanno poi studiato l’eterogenicità storica dei vari paesi. I numeri sono stati infine confrontati con una precedente indagine che ha esaminato la risposta emotiva di 5.000 persone, provenienti da 32 paesi diversi, in diversi scenari. I paesi con un tasso di immigrazione più alto negli ultimi 500 anni, si sono dimostrati essere più propensi a interpretare i sorrisi come gesti di amicizia.

La dottoressa Niedenthal ha detto: “Pensiamo che l’assenza di un linguaggio comune e una cultura condivisa spingerebbe le persone verso una maggiore espressione non verbale delle emozioni, perché altrimenti non si saprebbe cosa l’altra persona possa pensare o provare, ed è fondamentale essere in grado di comunicare per facilitare il commercio, il governo e il vivere e prosperare insieme”.

Paesi come Cina e Giappone, che hanno un passato meno diversificato, sono propensi a dare un significato particolare a questa espressione facciale; ad esempio i subordinati tendono a sorridere ai loro padroni per nascondere la paura.

Attualmente, l’equipe della dottoressa Niedenthal sta studiando i dati del censimento negli Stati Uniti per approfondire la precedente indagine.

Non si può parlare di emozioni senza parlare di cultura. Le culture influenzano tutto, ciò significa che è importante esplorare i contesti sociali, al fine di comprenderle. Dopo tutto, la cultura emozionale di un paese può dare indizi sul perché un gruppo di persone può agire o comportarsi in un certo modo.

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Scritto da Simona Fenzi | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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