Sì, anche preti, vescovi e cardinali fumano. Tuttavia, tutti coloro che frequentano i Giardini Vaticani – laici e non – non potranno più fare uso del tabacco acquistato in loco: Papa Francesco ha infatti deciso di mettere un veto alla vendita di sigarette all’interno della Città del Vaticano, che sarà effettivo dal 2018. Il motivo è legato ai danni che il fumo di provoca alla salute di tutti, senza alcuna eccezione.
Addio sigarette: il Papa pone il veto alla vendita
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sono più di 7 milioni di morti ogni anno a causa del fumo di sigarette. Per questo motivo, Greg Burke, portavoce della Santa Sede, ha commentato che «il Vaticano non può cooperare con un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone».
Gli oncologi hanno supportato con entusiasmo questa decisione, considerandola un «gesto simbolico importante». Il Papa argentino, coerente con il suo messaggio di rispettare la natura e soprattutto la vita, non poteva permettere che la Chiesa tollerasse il danno provocato dal fumo.
Intanto, gli impiegati del magazzino dove si vendono sia sigarette che alcolici – oltre ad abiti sartoriali e profumi – assicurano che le scorte finiranno prima dell’inizio del 2018: è infatti già partita la corsa ai rifornimenti, visto il risparmio di quasi il 20% dato dall’assenza di imposte. Il Governatorato vedrà cessare una fonte di reddito, ma il messaggio adesso è chiaro: «Nessun profitto può essere legittimo se si mette a rischio la vita delle persone».
«Fumo poco» non è una buona scusa: i danni del tabagismo valgono per tutti
In quanti pensano che fumare una sola sigaretta al giorno non faccia male? Niente di più sbagliato. I rischi sussistono comunque. Dai dati si evince che chi fuma anche meno di una sigaretta ha il 64% in più di probabilità di morte prematura rispetto ai non fumatori. La situazione peggiora per quelli che fumano da una a dieci sigarette al giorno dove la percentuale di rischio aumenta al 84%.
Il National Cancer Institute (NCI) si è proposto di dimostrare gli effetti del «poco fumo» sulla salute, portando avanti uno studio su una popolazione di 29 mila individui che sostenevano di fumare poche sigarette al giorno (per poche intendiamo meno di 10 al giorno).
Il campione di popolazione prevedeva individui con età superiore ai 59 anni con abitudine longeva al tabagismo. A questi partecipanti è stato chiesto di stimare il numero di sigarette accese giornalmente. 159 partecipanti hanno dichiarato che fumano meno di una sigaretta al giorno, mentre 1500 hanno risposto di averne fumato da 1 a 10. L’età avanzata della popolazione è stata selezionata per valutare gli effetti dell’abitudine al fumo sul rischio di morte.
È stato dunque scoperto un legame molto potente tra il cancro al polmone e il consumo di tabacco. Le persone che fumano soltanto una sigaretta al giorno hanno una probabilità 9 volte superiore di morire per tumore al polmone rispetto ad un non fumatore. Le probabilità di morte aumentano fino a 12 volte, per chi ne fuma fino a 10 al giorno.
Anche il rischio di morire prematuramente per malattie respiratorie è 6 volte maggiore per coloro che fumano da 1 a 10 sigarette, rispetto a un non fumatore. Il rischio di morire per patologie cardiovascolari è più basso (una volta e mezzo superiore rispetto a chi non fuma), ma è comunque esistente.
C’è da dire che i risultati dello studio presentano alcune limitazioni. Tra queste, vi è il fatto che quasi tutti i partecipanti siano uomini con una età dai 60 ai 70 anni, cioè un gruppo omogeneo di popolazione. I dati inoltre risultano raccolti sulla base di esperienze soggettive, che lasciano aperti molti dubbi sulla veridicità.
Attendendo che i dati vengano confermati, un’informazione è certa. Tra i fumatori non incalliti il rischio di morire prematuramente si abbassa se si decide di smettere di fumare.
Allora, cerchiamo di seguire il consiglio del Papa ed evitare i danni del fumo per salvaguardare la nostra salute e quella delle persone che ci sono vicine.