Avere a che fare con un tumore al pancreas non è per nulla semplice. Infatti, è uno dei più aggressivi.
Rimane a lungo asintomatico e, per questo motivo, solo nel 7% dei casi si arriva a una diagnosi precoce. In Italia, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è appena dell’8%. Nel mondo, questa percentuale cala al 6%.
Tra i vari tumori pancreatici, l’adenocarcinoma è di gran lunga il più diffuso. Sono 13.300 i casi ogni anno, secondo i dati del 2018 dell’Associazione italiana di oncologia medica, con il 3% di incidenza di tutti i tumori.
Questi numeri, purtroppo, risulterebbero in crescita nel 2019: una tendenza che, se dovesse essere confermata, porterebbe l’adenocarcinoma pancreatico al secondo posto in termini di mortalità tra tutti i tipi di tumori nel 2030.
Adenocarcinoma al pancreas, un tumore di difficile gestione
È lo studio “Gli unmet need nell’adenocarcinoma al pancreas: un’analisi a 360° con il paziente al centro” di ISHEO, società di ricerca e valutazione economico-sanitaria, a far emergere questi dati.
Ma non ci si limita ad analisi numeriche, anzi. Secondo il report, presentato a Roma nei giorni scorsi, le sfide più grandi sono rappresentate dai fattori di rischio e dall’aspecificità dei sintomi, che non consentono di effettuare una diagnosi precoce. Purtroppo, la maggior parte dei casi di adenocarcinoma giunge infatti a una prognosi quando il tumore è in fase avanzata.
La gestione è dunque molto complicata; la resezione chirurgica è l’unico trattamento potenzialmente curativo. Anche in questo caso, però, non emergono notizie confortanti. Meno del 20% dei pazienti è candidabile alla chirurgia con intento di cura, e il tasso di sopravvivenza a cinque anni dall’operazione non supera il 20%. Non solo. Le complicanze post-operatorie della chirurgia resettiva sono letteralmente dietro l’angolo.
Oltre ai trattamenti chirurgici e farmacologici, si aggiungono le problematiche date dalla gestione di paure, anche sociali e relazionali. Nel contempo, devono essere portati a valutare la necessità di sottoporsi a cure palliative e di accompagnamento nel fine vita.
Lato costi, invece, i dati non sono molti, almeno a livello europeo. Sappiamo però che il ricovero risulta la componente principale dei costi diretti in relazione alla vita residua (dai 7.981 ai 16.264 euro). Non sono da meno radioterapia, chirurgia e chemioterapia (dai 1.575 ai 9.761 euro). Persino il costo della perdita di produttività causata dalla mortalità prematura da adenocarcinoma del pancreas è molto alto: è stato stimato che nel 2008 vi sia stata una perdita di 4 miliardi di euro.
Quindi? Lo scopo e l’obiettivo si riversano tutti sulla diagnosi precoce del tumore al pancreas. Tre le proposte emerse abbiamo la multidisciplinarietà del team di cura con la definizione di percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziale, l’appropriatezza terapeutica e specifici percorsi formativi e di supporto per i caregiver.