Un menarca, ovvero la comparsa delle prime mestruazioni, che si verifica precocemente secondo recenti studi potrebbe essere associato a un aumentato rischio di patologie nel corso della vita delle donne.
Vediamo di seguito quali sono le cause individuate finora dalle ricerche scientifiche.
Menarca anticipato: ecco i dati di una ricerca sulle donne statunitensi
La ricerca in questo campo è ancora agli inizi e sono necessari ulteriori studi per approfondire le connessioni tra pubertà precoce, salute mestruale e fattori socio-ambientali.
"Questi studi ci permettono di comprendere meglio la salute mestruale nel corso della vita e di indagare come l'ambiente in cui viviamo influenzi questo aspetto fondamentale della salute delle donne", afferma Shruthi Mahalingaiah, docente di Salute ambientale, riproduttiva e femminile presso il Dipartimento di Salute Ambientale della Harvard T.H. Chan School of Public Health.
La comprensione di questi meccanismi è fondamentale per promuovere la salute mestruale e per identificare strategie di prevenzione mirate a ridurre i rischi associati ad un menarca precoce o ad una regolarizzazione ritardata del ciclo mestruale.
Uno studio condotto su oltre 70.000 donne conferma la tendenza preoccupante di un calo dell'età in cui le ragazze iniziano il ciclo mestruale. La ricerca evidenzia inoltre differenze significative tra gruppi etnici e sottolinea l'importanza di cicli mestruali regolari per la salute futura.
Lo studio, condotto dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health in collaborazione con Apple e il National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS), ha analizzato i dati di tracciamento del ciclo mestruale provenienti da iPhone e Apple Watch, integrati con sondaggi sulla salute e le condizioni ginecologiche.
I risultati mostrano che l'età media della prima mestruazione per le ragazze nate tra il 2000 e il 2005 è di 11,9 anni, significativamente inferiore ai 12,5 anni delle nate tra il 1950 e il 1969. Le differenze etniche sono notevoli: donne asiatiche, afroamericane e persone di etnia mista hanno riportato età medie del primo ciclo inferiori rispetto alle donne bianche.
Un aspetto preoccupante emerso dallo studio è l'aumento del tempo che le ragazze impiegano per raggiungere cicli mestruali regolari. Secondo Zifan Wang, ricercatore postdoc in Salute Ambientale, nonché autore principale dello studio, questo ritardo può essere un indicatore di futuri problemi di salute, tra cui malattie cardiovascolari, metaboliche e alcuni tipi di cancro.
"Dobbiamo fare di più per educare genitori e operatori sanitari su queste tendenze e promuovere stili di vita sani per le ragazze, come una dieta equilibrata, attività fisica e sonno adeguato", afferma Shruthi Mahalingaiah. "Questi fattori possono influenzare non solo l'età del primo ciclo mestruale, ma anche la regolarità del ciclo, un fattore importante per la salute generale delle donne."
Le possibili cause individuate finora
La tendenza all'arrivo del ciclo mestruale in età sempre più precoce preoccupa gli esperti, che ipotizzano diverse cause, conferendo all’obesità infantile un ruolo importante.
Se da un lato, però, l'obesità negli Stati Uniti rappresenta un fattore di rischio per una pubertà precoce, dall'altro il fenomeno del menarca anticipato era già in atto prima dell'esplosione dell'obesità infantile, suggerendo l'esistenza di altri fattori responsabili.
Tra questi, i ricercatori puntano il dito sulle “forever chemicals”, ossia le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS): un gruppo di oltre 15.000 composti chimici utilizzati da decenni in una miriade di prodotti industriali e di consumo con la caratteristica principale di resistere a acqua, olio e alte temperature.
Sono ormai note per interferire con il sistema endocrino, insieme ai metalli pesanti e all'inquinamento atmosferico, e potrebbero, dunque, influenzare anche l'età di inizio della pubertà.
Altri fattori da non sottovalutare sono una dieta povera di nutrienti e ricca di zuccheri, lo stress e le esperienze negative vissute durante l'infanzia. A tal proposito, alcuni studi hanno evidenziato un aumento della pubertà precoce durante la pandemia, probabilmente dovuto allo stress e ai disagi vissuti dai bambini in quel periodo.
È, dunque, fondamentale comprendere le cause di questa preoccupante tendenza e i ricercatori invitano a non sottovalutare l'impatto di fattori ambientali e sociali sulla salute dei bambini.
La dottoressa Michelle Wise, vicedirettrice del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell'Università di Auckland e consulente in ginecologia e ostetricia, ha commentato gli impatti dello studio affermando: "Nel mio lavoro di ginecologa in un grande ospedale pubblico, incontro quotidianamente donne con cicli mestruali irregolari. […] Visito donne che soffrono di sanguinamenti mestruali abbondanti che causano anemia e una cattiva qualità della vita, nuove diagnosi di cancro dell'endometrio in donne tra i 30 e i 40 anni e coppie con difficoltà a concepire. L'epidemia di obesità contribuisce a questi problemi, eppure non si sta facendo abbastanza a livello sociale e politico per affrontarla", ha affermato la dottoressa Wise.
"Proseguire le ricerche sul menarca precoce e sui suoi fattori scatenanti è fondamentale", ha sottolineato, inoltre, Wang. "Per affrontare questi problemi di salute - che i nostri risultati suggeriscono potrebbero colpire un numero crescente di persone, con un impatto sproporzionato sulle popolazioni già svantaggiate - è necessario un maggiore investimento nella ricerca sulla salute mestruale".
È evidente quanto siano necessari ulteriori studi per comprendere a fondo le connessioni tra obesità infantile, pubertà precoce, salute mestruale e fattori socio-ambientali; tuttavia, le prime evidenze emerse da queste ricerche aprono nuove strade per la promozione della salute delle donne e per la riduzione delle disuguaglianze sanitarie.
E in Italia qual è la situazione?
Una ricerca a cura di Laboratorio Adolescenza, un’associazione indipendente, senza scopo di lucro, dedicata alla promozione e alla divulgazione di studi e ricerche sugli adolescenti; l’Istituto di ricerca IARD e la Società Italiana di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SIGIA) conferma che il fenomeno del menarca anticipato non si limita solo alla popolazione statunitense: anche in Italia l'età in cui compare il menarca si sta abbassando.
Confrontando i dati del 2023 con quelli del 2013, emerge un aumento significativo della percentuale di ragazze che hanno avuto il menarca prima degli 11 anni.
Anche in questo studio, tra le possibili cause di questo fenomeno, oltre a stress, alimentazione scorretta e sedentarietà, si ipotizza la responsabilità del virus Sars-Cov-2. Questa ipotesi è supportata dall'aumento di casi di pubertà precoce o accelerata osservato durante il lockdown.
L’indagine ha, inoltre, rilevato altri dati interessanti sui cui riflettere:
- il 42,8% delle ragazze che hanno avuto il menarca da almeno tre anni ha un ciclo regolare (ogni 4 settimane);
- il flusso mestruale ha una durata media compresa tra i 3 e i 7 giorni;
- l'11% delle ragazze non soffre mai di dismenorrea (dolore mestruale), mentre il 55,1% ne soffre "di tanto in tanto" e il 21,8% ha sempre mestruazioni dolorose;
- il 77,6% delle ragazze che soffrono di dismenorrea fa ricorso ad antidolorifici, ma spesso li assume in modo scorretto;
- il 36% delle ragazze vive i giorni del ciclo senza alcun disagio, mentre il 72% diventa di cattivo umore, con disagio (34%) o ansia (27,5%);
- la percentuale di ragazze che a 14 anni non ha effettuato un primo controllo ginecologico è in netto aumento.
Emerge la necessità di una maggiore attenzione alla salute ginecologica delle ragazze, soprattutto in età adolescenziale. In Italia, la prevenzione sanitaria in età pediatrica e adolescenziale si basa su bilanci di salute periodici, che però non includono un focus specifico sulla salute ginecologica per le ragazze.
Laboratorio Adolescenza, per provare a ovviare al problema, propone l'istituzione di bilanci di salute "di genere", programmati intorno al menarca, e cerca di sfatare il mito per cui la visita ginecologica sia un'esperienza invasiva, opportuna solo dopo il primo rapporto sessuale penetrativo.
Si tratta, infatti, come sottolineato dalla ginecologa Anna Maria Fulghesu, di un controllo che può essere adattato all’età della donna, limitato a un controllo esterno degli organi genitali, a un'ecografia e a un colloquio con lo specialista in ginecologia di riferimento per chiarire dubbi e affrontare con serenità questo importante passaggio della vita.