Alzheimer, Parkinson e Huntington sono note malattie neurodegenerative di lenta progressione con effetti invalidanti ed irreversibili a carico delle funzioni del cervello: l’Alzheimer colpisce la memoria, il morbo di Parkinson e di Huntington, invece, danneggiano le funzionalità relative al movimento.
Attualmente le terapie disponibili non consentono di sconfiggere completamente le malattie, offrendo solo la possibilità al paziente di migliorare la qualità della vita. Entriamo nei dettagli di queste invalidanti patologie, per capire di cosa si tratta.
Esiste un legame tra questo trio di malattie? La ricerca si sta muovendo in questa direzione
È recente la pubblicazione sulla rivista Acta Neuropathologica dello studio condotto dai ricercatori della Loyola University di Chicago che hanno analizzato il comportamento anomalo delle proteine in pazienti distinti affetti ciascuno da una delle tre malattie.
Le proteine anomale coinvolte nelle tre malattie sono differenti: nell’Alzheimer è la tau, nel Parkinson l’alfa – sinucleina e per il morbo di Huntington è l’huntingtin.
Seppur differenti, la ricerca ha rilevato che, il principio di funzionamento di tali proteine nel momento in cui entrano in contatto con il cervello è lo stesso: esse invadono le vescicole, ovvero piccoli comparti racchiusi in membrane, provocano la rottura di tali membrane ed entrano in questo modo in contatto con il citoplasma, a tal punto innescando la formazione di disfunzioni celebrali con effetti rilevanti per la vitalità del paziente.
Individuata la causa, il passo successivo è quello di definire una terapia che renda la cellula celebrale capace di degradare le proteine anomale responsabili dell’invasione delle vescicole.
Definita la terapia idonea per una delle tre patologie sarebbe semplice applicarla alle altre due.
Alzheimer, Parkinson e Morbo di Huntington: i sintomi
In generale Alzheimer, Parkinson e Morbo di Huntington causano effetti devastanti a carico del sistema celebrale conducendo nel lungo termine il paziente alla morte.
L’Alzheimer, tipico dell’età senile, è la forma di demenza più diffusa, essa determina nel paziente disfunzioni a livello comportamentale.
I sintomi dell’Alzheimer più diffusi sono:
- Perdita della memoria
- Difficoltà nel portare a termine impegni quotidiani (ad es. Difficoltà di lavorare)
- Perdita di cognizione del tempo
- Difficoltà di lettura e di percezione completa di colori e immagini
- Difficoltà di proseguire una conversazione
- Estraneazione sociale
- Sbalzi d’umore
Il Parkinson è la così detta malattia del movimento, in quanto colpisce le funzioni motorie dell’individuo. Essa si manifesta prevalentemente con tremore degli arti anche in condizioni di riposo, lentezza nei movimenti e nella fase degenerativa con perdita di equilibrio.
Anche il Parkinson, come l’Alzheimer, è una malattia che si presenta dopo i 60 anni, oltre a cause puramente ereditarie, essa colpisce tipicamente i soggetti esposti a l’uso di tossine (ad esempio pesticidi) o metalli pesanti (ad esempio ferro e zinco).
Prevalentemente a carattere ereditario è il morbo di Huntington, anch’esso come il Parkinson determina disturbi legati al movimento, provocando movimenti involontari dei muscoli e degli arti, accompagnati da sbalzi comportamentali.
È chiaro, dunque, che comprendere meglio il comportamento delle proteine anomale che determinano tali malattie e la terapia per limitare i loro danni alle funzioni vitali del paziente sarebbe un risultato grandioso per la medicina mondiale.