ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è la sigla della sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Il disturbo da deficit d’attenzione ed iperattività è un disturbo del comportamento caratterizzato da gravi carenze attentive, impulsività e iperattività tali da impedire il normale sviluppo e l’integrazione sociale dei bambini.
Si tratta di un disturbo molto eterogeneo e complesso, multifattoriale.
Infatti, l’osservazione clinica ha rilevato come nel 70-80% dei casi questa sintomatologia accompagna altre problematiche: comportamentali, emotive, relazionali e in alcuni casi una organizzazione disarmonica della personalità.
La coesistenza di sintomi eterogenei fra loro rende più complessa sia la diagnosi sia la terapia.
Soffre di questo disturbo tra il 3% e il 5% della popolazione generale e le osservazioni cliniche evidenziano come si tratti di una patologia in aumento ma le cause del ADHD sono molte e incerte:
– sono stati riscontrati alcuni segni neurologici minori per i quali si ipotizza una parziale causa organica all’origine del disturbo.
Forse conseguenze di traumi al feto durante la gravidanza, il parto o dopo la nascita.
– Il disturbo è 10 volte più frequente nei maschi che nelle femmine e questo sembra indirizzare verso una causa genetica.
– Da alcune osservazioni poi si è rilevata l’importanza del ruolo dell’educazione e dell’esperienza vissuta.
Pratiche educative e relazionali inadeguate, improntate spesso a un eccessivo lassismo o a un’eccessiva durezza o modalità educative caratterizzate da ambiguità e incoerenza possono essere all’origine del disturbo.
C’è poi chi individua una causa nell’eccessiva iperstimolazione che caratterizza la vita quotidiana dei bambini oggi, a discapito spesso della qualità della vita del bambino, della sua famiglia e delle loro relazioni: troppe attività, impegni, scadenze che costringono i bambini a una vita da adulti.
Del resto queste affermazioni possono essere vere ma anche un po’ semplicistiche: non sono solo i comportamenti delle figure educative a determinare la patologia del bambino ma anche la patologia del bambino a determinare certi comportamenti inadeguati delle figure educative che vanno individuati e corretti.
La terapia nei bambini che manifestano un disturbo d’attenzione e le loro famiglie può dare importanti risultati se prevede una piena e costante collaborazione tra i professionisti coinvolti nella cura e se sarà un lavoro costante e coordinato con la famiglia, la scuola e tutte le figure educative importanti della vita del bambino.
In alcuni casi è previsto il ricorso a una terapia farmacologica. Diverse critiche sono state mosse all’uso dei medicinali psicoattivi con i bambini ma se necessario convivere con una farmacoterapia adeguata e strettamente controllata può aiutare gli effetti della cura psicoeducativa tenendo conto che la farmacoterapia non può e non deve sostituire un lavoro terapeutico di crescita personale del bambino e della sua famiglia.
L’autrice di questo articolo è la Dott.ssa Antonella Daponte, psicologa e psicoterapeuta